domenica 27 febbraio 2022

E come potevamo noi cantare....

   



E come potevano noi cantare

con il piede straniero sopra il cuore,

fra i morti abbandonati nelle piazze

sull’erba dura di ghiaccio, al lamento

d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero

della madre che andava incontro al figlio

crocifisso sul palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici, per voto,

anche le nostre cetre erano appese,

oscillavano lievi al triste vento.


                                                “Alle fronde dei salici”       Salvatore Quasimodo


Al partigiano  - Manzù - Bergamo












sabato 26 febbraio 2022

Ci sono cose da non fare MAI....



 Ci sono cose da fare ogni giorno:

lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.

Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.

Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno, né di notte,
né per mare, né per terra:
per esempio, la guerra.

Gianni Rodari





Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

È il mio cuore
il paese più straziato.

Giuseppe Ungaretti (1916)







mercoledì 23 febbraio 2022

Fortuna o disgrazia?

 


                                                REIWA - Ordine e armonia


Il Giappone e la sua cultura millenaria mi hanno sempre incuriosito così come tutte le civiltà orientali così profondamente diverse dalla filosofia dell'occidente. 

Questo piccolo racconto racchiude una visione della vita molto orientale:

In un villaggio viveva un vecchio molto povero, ma perfino i re erano gelosi di lui perché aveva un bellissimo cavallo bianco e gli  offrivano prezzi favolosi per quel cavallo. Ma l’uomo diceva a tutti: “ Questo cavallo non è un animale per me, è come una persona. E  non volle mai vendere quel cavallo.
Un mattino scoprì che il cavallo non era più nella stalla. L’intero villaggio accorse e tutti dissero: “ Vecchio sciocco! Lo sapevamo che un giorno o l’altro ti avrebbero rubato il cavallo. Sarebbe stato molto meglio venderlo. Potevi ottenere il prezzo che volevi. E adesso il cavallo non c’è più, che disgrazia!”
Il vecchio disse: “ Non correte troppo! Dite semplicemente che il cavallo non è più nella stalla. Il fatto è tutto qui: il resto è solo giudizio. Se sia una disgrazia o meno non lo so, chissà cosa succederà in seguito?”
Ma la gente rideva, avevano sempre saputo che era un po’ matto.

Dopo quindici giorni, una notte, all’improvviso il cavallo ritornò.
Non era stato rubato, era semplicemente fuggito, era andato nelle praterie. Ora non solo era ritornato, ma aveva portato con sé una dozzina di cavalli selvaggi.
La gente di nuovo accorse e disse: “ Vecchio, avevi ragione tu! Quella non era una disgrazia. In effetti si è rivelata una fortuna”.
Il vecchio disse: “ Di nuovo state correndo troppo. Dite semplicemente che il cavallo è tornato, portando con sé una dozzina di altri cavalli… chissà se è una fortuna oppure no?
Questa volta la gente non poteva dire nulla, magari il vecchio aveva ragione di nuovo. Non parlavano, ma nell’intimo sapevano bene che il vecchio aveva torto: dodici bellissimi cavalli, bastava domarli e poi si potevano vendere per una bella somma.

Il vecchio aveva un unico figlio, un giovane che iniziò a domare i cavalli selvaggi. E dopo una sola settimana, cadde da cavallo e si ruppe le gambe. Di nuovo la gente accorse, dicendo: “ Hai dimostrato un’altra volta di avere ragione! Non era una fortuna, ma una disgrazia. Il tuo unico figlio ha perso l’uso delle gambe, ed era l’unico sostegno della tua vecchiaia. Ora sei più povero che mai ”.
Il vecchio disse: “ Sempre a dare giudizi, è un’ossessione.  Dite solo che mio figlio si è rotto le gambe. Chissà se è una disgrazia o una fortuna?… non lo sa nessuno. "

Accadde che qualche settimana dopo il paese entrò in guerra, e tutti i giovani del villaggio furono reclutati a forza. Solo il figlio del vecchio fu lasciato a casa perché aveva le gambe rotte. La gente piangeva e si lamentava, da ogni casa tutti i giovani erano stati arruolati a forza, e tutti sapevano che la maggior parte non sarebbe mai più tornata dalla guerra.
Di nuovo, gli abitanti del villaggio andarono dal vecchio e gli dissero: “ Avevi ragione, vecchio: la tua è stata una fortuna. Forse tuo figlio rimarrà uno storpio, ma almeno è ancora con te. I nostri figli se ne sono andati, per sempre. Almeno lui è ancora vivo, a poco a poco ricomincerà a camminare, magari solo zoppicando un po’…”
Il vecchio, di nuovo, disse: “ Continuate sempre a giudicare. Dite solo che i vostri figli sono stati obbligati a partire per la guerra, e mio figlio no. Chi lo sa … se è una fortuna o una disgrazia. Nessuno lo può sapere veramente. Solo Dio lo sa”.


giovedì 10 febbraio 2022

Qoelet ..... E non chiedere nulla

 

Padre David Maria Turoldo


“Qoèlet” / Ecclesiaste” Colui che prende la parola”

,
 “La Provvidenza ha voluto che questo libro rientrasse nel canone sacro ma sempre un lettore si chiede cosa ci stia a fare l'Ecclesiaste nell’Antico Testamento, giustificato solo qualora sia data alla Divina Sapienza licenza piena di farneticare, di essere arcanamente altro” (Erri de Luca)

"Quale utilità ricava da tutto il suo faticare l'uomo nella penosa esistenza sotto il sole?  .... tutte le cose sono in agitazione e nessuno può spiegarlo  .... allo stesso modo moriranno il saggio e lo stolto .... chi bada sempre al vento non seminerà chi guarda sempre le nuvole non mieterà ..... vanitas vanitatum et omnia vanitas....."
 

E non chiedere nulla

Ora invece la terra
si fa sempre più orrenda:

il tempo è malato
i fanciulli non giocano più
le ragazze non hanno
più occhi
che splendono a sera.

E anche gli amori
non si cantano più,
le speranze non hanno più voce,
i morti doppiamente morti
al freddo di queste liturgie:

ognuno torna alla sua casa
sempre più solo.

Tempo è di tornare poveri
per ritrovare il sapore del pane,
per reggere alla luce del sole
per varcare sereni la notte
e cantare la sete della cerva.
E la gente, l'umile gente
abbia ancora chi l'ascolta,
e trovino udienza le preghiere.

E non chiedere nulla

PADRE TUROLDO



martedì 1 febbraio 2022

HAIKU 俳句 - I componimenti dell'anima


Gli haiku sono poesie che non sembrano tali, sono componimenti dell’anima, che raccontano le emozioni delle stagioni, della precarietà dell’uomo e della magia della quotidianità. 

  • La campana del tempio tace,
    ma il suono continua
    ad uscire dai fiori.
     (Matsuo Basho)

  • Mondo di sofferenza:
    eppure i ciliegi
    sono in fiore.
     (Kobayashi Issa)

  • Le nubi di tanto in tanto
    ci danno riposo
    mentre guardiamo la luna.
     (Matsuo Basho)

  • Il tetto si è bruciato:
    ora
    posso vedere la luna.
     (Mizuta Masahide)

  • Ciliegi in fiore sul far della sera
    anche quest’oggi
    è diventato ieri.
     (Kobayashi Issa)

  • Fredda più della neve
    è sui capelli bianchi
    in inverno la luna.
     (Naito Joso)

  • C’è una meta
    per il vento dell’inverno:
    il rumore del mare.
     (Ikenishi Gonsui)

  • Acquazzone:
    guarda fuori sola
    una donna.
     (Takarai Kikaku)

HAIKU di FAUSTO

  • Caro figlio ribelle
    odio i tuoi folli litigi
    la vita sfiorisce
  • Tristezza:
    il mio bambino dolce
    ora è un uomo infelice
  • Virginia fiore delicato
    di genitori acerbi  
    spero nel futuro
  • Cielo terso e azzurro 
    alberi ghiacciati
    la galaverna risplende
  • Il vento soffia  
    foglie morte volano
    i giorni della merla
  • I bimbi dietro il vetro  
    salutano sorridenti
    maledetta quarantena
  • Il sole riappare tiepido  
    la natura respira
    ma l'inverno non è finito
  • la campana della chiesa  
    suona a mezzogiorno
    inno alla gioia
  • faticosa salita  
    fino al rifugio innevato
    buon cibo ristora
  • A Oriente
    civiltà meravigliose :
    viaggi nel tempo.