lunedì 22 novembre 2021

Mimnermo - le foglie

 



«Al modo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo
abbiamo diletto del fiore dell’età,
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dèe ci stanno a fianco,
l’una con il segno della grave vecchiaia
e l’altra della morte. Fulmineo
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita.»

MIMNERMO

Mimnermo  

                                              Poeta greco ionio-  Colofone (Smirne) 630 a.c.

Ma che vita, che godere se manca lei, l''aurea Afrodite?

Vorrò morire quando non mi scalderanno

intimità segreta, scambi di miele, il letto:

ecco i vaghi fiori dell'età più bella

per uomo e donna. Ma quando assale strazio

dell'età grigia che imbruttisce, incattivisce l''uomo,

squallide ansie sempre lo disfanno dentro,

e bagliore di sole  negli occhi non rallegra:

ragazzi che diventano nemici, le donne indifferenti.

L'ha creata dolorosa la vecchiaia, Dio!


giovedì 4 novembre 2021

Il momento più felice

 




Così l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in una intervista trasmessa a Otto e Mezzo su La7:
 

«Se mi chiedi il momento più felice della mia vita c’entrano le mie figlie. È quando sono seduto a cena con loro e mia moglie Michelle e parliamo. Sono intelligenti, acute, solari. Anche se la maggior parte del tempo lo passano a prendermi in giro. Sul letto di morte l’ultima cosa a cui penserò non saranno i discorsi che ho fatto, le elezioni che ho vinto o le leggi approvate, ma l’aver tenuto le mie figlie per mano. Per loro è valsa davvero la pena vivere”.

Mi sono completamente riconosciuto in questa affermazione, anche per me i momenti in cui  abbiamo preso per mano Paolo ed Emilio sono i più felici della nostra vita di genitori e mi accompagnano sempre.

Ormai i nostri figli sono uomini e padri a loro volta, e la nostra gioia è stare accanto ai nipoti: a  Paola, Filippo e Virginia ed ai loro cuginetti Ginevra, Carolina e Giulio per aiutarli a crescere in armonia. 

L'armonia con Emilio è però tutta da riconquistare !

(Purtroppo neanche gli dei hanno rimedi contro la stupidità.)







sabato 23 ottobre 2021

Evviva il GREEN PASS

23 Ottobre 2021

    

Sono rimasto malissimo! Sabato passeggiavo per Bergamo in un bel pomeriggio d'autunno e  sul sentierone rimiravo la bella esposizione di e.bikes. Improvvisamente è apparsa la manifestazione dei no-green pass. Erano più di mille persone con cartelli e slogan gridati che hanno attraversato il centro città in corteo, per fortuna in modo pacifico, tenuti sotto controllo dalle forze dell'ordine che provvedevano a deviare il traffico al loro passaggio.

Sinceramente mi hanno fatto pena e rabbia, strumentalizzati da opposti estremisti.   Che cosa possa unire quelli di forza nuova con anarchici, centri sociali e black block è sicuramente il tentativo di  manipolare la realtà per cercare visibilità mediatica.

Se stiamo ritornando alla normalità lo dobbiamo a chi si è vaccinato e cioè a più dell'ottanta per cento della popolazione a rischio. In una provincia come Bergamo che ha pagato con centinaia di morti la pandemia credo proprio che sia moralmente inconcepibile una manifestazione di questo genere, gli organizzatori dovrebbero vergognarsi.

La Costituzione è chiarissima sull'obbligo di sottoporsi ai trattamenti sanitari previsti per legge (art.32 comma 2) a protezione della collettività. Gli slogan libertà, libertà di scelta sono criminali in questa situazione. Non dubito della buona fede di molti dei manifestanti, ma sono  strumentalizzati con notizie false e mi auguro che possano trovare le ragioni per vaccinarsi. Ripeto:  Contro la stupidità dell'uomo neanche gli Dei possono trovare rimedio.

Per quanto mi riguarda  mi sento sicuro quando entro in un ristorante dove viene fatto il controllo del green pass come previsto dalla legge, lo stesso mi sento protetto quando entro  al lavoro, vado negli uffici pubblici o nei negozi per acquisti. Mascherina e distanziamento, disinfezione delle mani e accertamento dell'avvenuta vaccinazione riducono il rischio di infettarmi vicino allo zero. E vaccinarmi non mi è costato nulla, solo un poco di tempo per poi sentirmi vivo e libero.

giovedì 21 ottobre 2021

Storie di famiglia - Filippo ed Elisabetta (cenni)

 I Bianco


Le notizie storiche relative alle famiglie Bianco/Degiovanni sono affidate alla memoria della generazione ancora presente e all'album delle foto di famiglia. La val Maira, di cultura occitana, è la patria dei due ceppi familiari nativi di Celle Macra nelle frazioni del Soglio Sottano (Degiovanni) e Soglio Belloni (Bianco). La valle è stata per secoli comunità libera con propri statuti  nell'ambito dei possedimenti dei marchesi di Saluzzo ed entrata  infine a far parte del ducato di Savoia nel 1588. Come in tutte le comunità dell'arco alpino le storie di famiglia sono trasmesse tradizionalmente con i racconti dei vecchi ai nipoti, le fonti istituzionali come i registri parrocchiali e comunali a seguito dello spopolamento della valle sono in parte dispersi e di difficile consultazione. La diaspora verso le città ha interrotto il passaggio delle memorie poichè nelle nuove realtà socio economiche è venuta meno la  necessità del passaggio dei saperi  antichi. Per gli anziani il ricordo dei grandi sacrifici, delle guerre e delle vicissitudini familiari per la tradizionale riservatezza non doveva pesare sui figli e nipoti e solo occasionalmente venivano raccontate poche e frammentate storie di famiglia. 

Filippo Bianco è nato a Bellinzona nel 1911. La mamma Maria gestiva una privativa sempre in Svizzera a Losone con  il papà Giacomo (classe 1883)  originario di Celle Macra (CN). Negli anni successivi nascono Margherita (1912) Michele (1914), Giovanni (1920).

Nel 1922 venuta a mancare la mamma Maria, il padre si risposa con la sorella Elisabetta che però muore anch’essa prematuramente. La famiglia ritorna in Valle Maira, e Filippo dodicenne viene mandato a Milano presso la ditta Salomone di Dronero che importa le acciughe all’ingrosso e le vende  alla sua rete di ambulanti tradizionalmente provenienti dalle valli del Cuneese. Durante la stagione alloggia in un camerone con altri dipendenti. Sapendo leggere, scrivere e far di conto diviene uomo di fiducia dell'imprenditore e partecipa attivamente allo sviluppo dell'attività.

Negli anni 30 il padre Giacomo trasferitosi a Curnasco, apre una trattoria, si risposa con Annetta da cui nascono Franca (1933) e Marisa (1940)

Nel 1938 Filippo si sposa con Elisabetta Degiovanni e trascorrono in viaggio di nozze a Roma.

Nel 1940 Filippo viene richiamato,  partecipa alla campagna di Francia con il reggimento del 5° Alpini inquadrato nella Divisione Tridentina con il grado di sergente maggiore. Fortunatamente non partecipa alla campagna di Russia da dove non tornerà però il cognato Giacomo. Dopo l'otto settembre torna in montagna al Soglio.

Finita la guerra sposta la famiglia a Bergamo ed esercita il mestiere di ambulante vendendo acciughe sui mercati della Bergamasca. Dopo aver perso il primo figlio maschio, nel 1946 nasce Mariella e nel 1950 Margherita.

Negli anni investe  acquisendo la cascina Spalenga con tutti i terreni  e costruisce due grandi case nel quartiere Celadina dove apre un negozio di alimentari e si trasferisce con la famiglia. Espande  l'attività di immobiliarista in via Crescenzi nella zona dello stadio e in via Scuri. Inoltre grazie alla dote di Elisabetta acquista una cascina a Lallio con diversi ettari di terreno.

Nel 1970 fa costruire come regalo di nozze a Mariella la casa in zona Dorotina a Mozzo e si trasferisce con la famiglia nell’appartamento al piano terra. Ristruttura successivamente  la cascina di Lallio che regala a Margherita in occasione del matrimonio. 


I Degiovanni



Giovanni, Giacomo, Dino, Elisabetta Lucia e Margherita

Elisabetta Degiovanni nata nel 1913 a Celle Macra (CN) e residente nella frazione del Soglio Sottano con tutta la famiglia : i fratelli Giovanni, Giacomo, Dino e le sorella Lucia e Margherita. Giacomo arruolato negli alpini è disperso  nella campagna di  Russia. Giovanni si trasferisce a Reggio Emilia dove apre una salumeria e dopo la morte della moglie in un incidente stradale, si risposa con Alma e adotta suo figlio Maurizio. Dino è funzionario dell’INPS a Dronero, poi a Bergamo ed infine a Rovigo. Lucia dopo aver perso oltre al fratello,  il fidanzato in Russia si trasferisce prima a Caraglio, poi a Cuneo alla Madonna delle Grazie. Negli anni 70 la frazione del Soglio Sottano è spopolata e cade in rovina e così Lucia ed Elisabetta vendono i terreni e i boschi di loro proprietà ad una delle famiglie rimaste. Lucia infine acquista un appartamento vicino alla sorella Elisabetta e si trasferisce a Mozzo.

Ad oggi anno 2021  Celle Macra  conta 94 abitanti,   la frazione Soglio Sottano  zero abitanti, il Soglio Soprano 3 abitanti, il Soglio Belloni 7 abitanti.






 

 

 

 

 

lunedì 23 agosto 2021

Siamo vaccinati!

 Finalmente siamo vaccinati !!

Con un grande sospiro di sollievo siamo contenti di avere quantomeno minimizzato la probabilità di  trasmettere il virus  ad altri e di essere contagiati in modo grave dal Covid-19.

Penso francamente che il green pass debba essere esteso a tutte le attività che richiedono il contatto con più persone senza alcuna deroga.

Così come per guidare un'auto dobbiamo presentare la patente, per ritirare un raccomandata la carta d'identità, per entrare in un cinema o allo stadio il biglietto e via discorrendo,  dover mostrare il green pass cartaceo o informatico non abbia alcuna controindicazione  sostanziale e solo benefici per tutti.

Dato per consolidato al 4-5% il numero dei no-vax irrecuperabili il compito del green pass è anche quello di convincere gli indecisi a vaccinarsi offrendo tangibili vantaggi. Personalmente sono per l'obbligo vaccinale per tutti, obbligo che senza alcuna obiezione è già operante per tutta una serie di malattie, morbillo, pertosse etc. e nel caso di viaggi in paesi a rischio le profilassi contro malaria, malattia del sonno e varie altre malattie tropicali.

Con molta meraviglia e dispiacere ho alcuni amici, peraltro colti e stimabilissimi, che si arrampicano sui vetri per giustificare il rifiuto ai vaccini. Alcuni aderendo a filosofie orientali considerano le malattie come espressione degli squilibri metafisici e quindi risolvibili con yoga, meditazione e altri rimedi spirituali, altri tra cui un medico ospedaliero ritengono i vaccini non sicuri, per non parlare di chi nega decisamente la pandemia.

Hanno tutti più paura del vaccino che della malattia. Gli  amici e conoscenti che hanno sperimentato loro malgrado il contagio, il ricovero in ospedale e i pochi sopravvissuti all'intubazione  in terapia intensiva raccontano di sofferenze alleviate solo da sedazioni profonde, di compagni di stanza morti nel letto accanto  e di problemi respiratori persistenti anche dopo la guarigione. 

Anche Papa Francesco ha evitato il millenario concetto del castigo di Dio all'umanità peccatrice che può risolversi solo con un miracolo sollecitato a qualche Santo con preghiere e penitenze... vedi la recrudescenza della peste in conseguenza delle processioni espiatorie di San Carlo Borromeo a Milano raccontata dal Manzoni nei Promessi Sposi.

Che dire? Penso all'aforisma di Friedrich Schiller: " Mit der dummheit Kampfen die Gotter selbst vergebens"  "Contro la stupidità neanche gli dei possono nulla"

E' anche il titolo di un romanzo di fantascienza scritto da Isaac Asimov, scienziato e scrittore fantastico.






mercoledì 3 marzo 2021

COVID - Confinamento ovvero Lockdown



Marzo 2021

Rieccoci: Lombardia zona arancione e conseguente confinamento all'interno del comune di residenza, chiusura  delle attività culturali e commerciali, divieto di ogni contatto sociale etc.....

Unico rimedio possibile il vaccino esteso possibilmente a tutta la popolazione con l'obiettivo di impedire al virus di mutare fino a creare varianti che sfuggano al controllo.

Purtroppo la sensazione è che invece di concentrare le forze per raggiungere l'obiettivo nel più breve tempo possibile si perda troppo tempo in improbabili strategie: Prima i sanitari e gli insegnanti, poi gli over 80, poi la riserva per il secondo richiamo poi ... e nel frattempo non si organizza la risolutiva vaccinazione di massa che  Israele e Regno Unito in primis hanno dimostrato essere possibile, veloce e risolutiva.

La seconda considerazione riguarda l'opportunità e l'efficacia di molti dei divieti che il CTS (comitato tecnico scientifico) ha suggerito di istituire per limitare i contagi:

in primis  l'assurdità di definire il rischio per tutta una regione e non per aree più ristrette, per esempio per insiemi omogenei di comuni  visto che i dati dei contagi sono rilevati con questo dettaglio. Le grandi città richiedono regole diverse dai centri della provincia.

Inoltre definiti i protocolli di sicurezza differenziati per le varie attività - distanziamento, mascherina, obbligo di prenotazione e limitazione di capienza, orari di coprifuoco etc.... si possano tenere aperti scuole, ristoranti, bar, musei, cinema, negozi, palestre e impianti da sci organizzando in modo opportuno la gestione per azzerare i rischi di contagio.

Infine basta con le montagne russe di aperture e chiusure senza preavviso  seguendo l'andamento dei contagi, senza alcuna visione che vada oltre il giorno dopo.....

Come vivo il tempo del Covid? 

Dopo una prima fase di condivisione e grande partecipazione anche emotiva alle restrizioni imposte alla propria vita personale e sociale, il giornaliero rosario di notizie e annunci è diventato sempre più pesante sia psicologicamente che socialmente. Ogni minimo rallentamento dei divieti come è successo dal passaggio nei vari gradi di chiusura dal rosso all'arancione e infine al giallo genera una forte reazione di riappropriazione dei normali spazi di libertà personale e di vita sociale. Non capisco perchè poi autorità, media etc. stigmatizzino questi comportamenti pienamente legittimi.

Il mio atteggiamento è fatalista nel senso che non vado a cercare il virus, però neppure mi barrico terrorizzato come vedo fare da molte persone. Lo stare chiuso in casa è contrario al mio modo di vivere, mi mancano gli amici, le cene conviviali, la stretta condivisione dei momenti sereni con figli, fratelli e nipoti, i viaggi, le attività culturali. In pratica solo internet e la televisione  mi permettono un poco di attività sociale. Per fortuna nei periodi gialli posso ritornare a incontri in presenza e passeggiate in  regione, alleviando la cappa di sofferenza che altrimenti mi soffoca. 

Abbiamo una casa molto grande che è da un lato un grande vantaggio, ognuno si ritaglia i propri spazi e non è necessario sgomitare alla ricerca di un proprio angolo privato; ma per quanto riguarda l'accumularsi di oggetti inutili è un disastro. Una delle attività che per fortuna mi stanno impegnando  è  fare l'inventario delle cose accumulate in una vita: documentazione di lavoro, arredi obsoleti, collezioni di riviste, libri, giocattoli dei figli etc.  e poi iniziare a sbarazzarmene.  Mariella prende settimanalmente a prestito libri della biblioteca comunale, in genere gialli che ci permettono insieme ai miei acquisti di saggi e di qualche e-book di evadere con la mente dalla monotonia imposta dalla situazione. Anche la possibilità con sky di vedere i canali sportivi, tanti films e tutti gli episodi di seguito delle serie televisive è una attività molto stimolante. 

La forzata ignavia e il rimpicciolirsi degli spazi vitali mi sta logorando a tal punto che a tratti sento spegnere la naturale predisposizione alla vitale curiosità e alla ricerca di nuove esperienze. In questo stato d'animo che si alterna a fasi di ribellione e rabbia per l'evidenza di costrizioni contrarie al senso comune, qualsiasi contrarietà diviene fonte di insicurezza ed ansia. Vedere scorrere il tempo rubato ad un periodo d'oro della propria vita ancora molto attivo, subire la distanza dai  figli e nipoti, sentire la consapevolezza che l'invecchiamento porterà progressivamente sempre più limitazioni alle proprie facoltà fisiche e psichiche è devastante.

Questa notte mi sono svegliato con la respirazione corta e un forte affanno. Subito ho pensato al Covid e mi sono immaginato con terrore intubato con la maschera dell'ossigeno. In realtà questi primi giorni tiepidi di vento leggero hanno portato il risveglio delle piante e  come tutti gli anni in primavera devo tenere a bada la mia asma allergica con i farmaci appositi che hanno rimesso le cose a posto velocemente e con grande sollievo. 

La mia generazione nata alla fine della guerra ha visto l'energia vitale dei nostri genitori con grandi sacrifici sviluppare dalle macerie una fase di progresso economico e civile che ci ha permesso di studiare e lavorare in una grande Europa prospera e libera. Abbiamo imparato vivendo che ogni periodo è complicato e difficile  e ci rendiamo conto che questa pandemia in particolare lascia una situazione economica e sociale sempre più precaria. Tirarsi su le maniche e lavorare con determinazione e competenza è l'unica ricetta sicura.

Mi attendo che il governo guidato da Draghi faccia la sua parte per affrontare i nostri problemi riformando in modo incisivo la Repubblica in ogni settore economico e lavori per portare a compimento l'Unione Europea.

Mi auguro che i nostri nipoti possano andare fieri dei loro genitori come noi lo siamo dei nostri.





mercoledì 27 gennaio 2021

Viaggio in Russia



RUSSIA Finalmente!


La grande madre Russia, visitare i luoghi descritti nella grande letteratura da Tolstoj a Dostoevskij, dove hanno vissuto gli zar e i bolscevici, Nicola II, Lenin,  Stalin e ora Putin.
Ovviamente prima di partire riceviamo un bel po' di notizie e raccomandazioni pratiche dalla nostra agenzia di viaggio molto esperta che ci procura tutti i visti e permessi necessari. Siamo in otto: Giampietro e Rina, Gianni e Marisa, Renzo e Albertina , io e Mariella.
Elio e Maria purtroppo hanno dovuto rinunciare a causa dei postumi di una caduta rovinosa di Maria in casa pochi giorni prima della partenza.
Domenica 8 settembre 2019 ore 8,30 il pulmino passa a prenderci e ci porta a Malpensa da dove il nostro modernissimo aereo Aeroflot decolla alle 13,00 e atterra  in orario perfetto a San Pietroburgo alle 17,05 (ora locale). Ci attende la nostra guida Irina Lebedeva, una bella signora di cui apprezziamo subito la simpatia e il pragmatismo, che ci accompagna in città dove scendiamo all'hotel Mosca, 
Hotel Mosca a San Pietroburgo
grande struttura turistica in riva alla Neva e all'inizio della prospettiva Nevskj a un passo dalla metropolitana. Check-in veloce malgrado il continuo afflusso di nuovi arrivi, poi una passeggiata per i corridoi del nostro piano fino alle nostre ampie e confortevoli stanze. Scendiamo al ristorante e dopo aver capito come funziona il buffet ci scegliamo un bel tavolo defilato rispetto alla sala e ci organizziamo per una bella cena.
Poi usciamo a fare quattro passi, l'atmosfera è calda e si sta bene. La città è splendida questa notte, il fiume scorre sotto i ponti che di notte vengono alzati per far passare le navi. Nei giorni che seguono Irina ci porta ovunque in una città splendida e monumentale. Non a caso San Pietroburgo è la più europea delle città russe e il clima ancora tiepido, inusuale per la stagione avanzata,  ci rende indimenticabili le escursioni:
Hermitage: il vaso monolitico di diaspro verde

Puskin, la reggia di Caterina la grande con il parco disseminato di fiori e fontane, il favoloso Heritage con tutte le sue collezioni e le meraviglie incredibili che contiene, la mostra degli impressionisti nella parte dedicata all' arte moderna, ci sentiamo a casa. Visitiamo la reggia di Petrovoratz, cortile di Pietro il Grande sull'estuario della Neva, ricostruita dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale. Passiamo accanto all'incrociatore Aurora che con il suo colpo di cannone ha dato il via definitivo alla presa del potere dei bolscevici di Lenin. Visitiamo sull'isola delle lepri la fortezza dei Santi Pietro e Paolo, con la magnifica cattedrale, la gatta Parolina che da 20 anni vigila sulla tomba dello Zar e i grandi giardini. Abbiamo pranzato in ottimi ristoranti come lo Yalta dove abbiamo gustato il bortsch  e una serie di piatti tipici. Siamo tutti contenti, salutiamo l'impareggiabile Irina che ci accompagna alla TAV. Tutto perfettamente organizzato e modernissimo ci porta  comodamente a Mosca compiendo il viaggio di oltre 620 chilometri  in 4 ore e 2 minuti esatti. Arriviamo in perfetto orario e ordinatamente usciamo sulla piazza delle 3 stazioni monumentali:
Hotel Vega a Mosca

Leningrado (la nostra che ha conservato il nome della regione), la stazione di Kazan e la  stazione Yaroslavsky della Transiberiana. Ogni stazione è nello stile della propria destinazione. Velocemente veniamo condotti al nostro Hotel Vega,un gruppo di grattacieli all'americana vicino ad un centro commerciale in stile villaggio della vecchia Russia e ad una stazione della metropolitana.
Al mattino veniamo portati allo storico monastero di Serghi Possad, luogo sacro alla storia russa. Lungo l'autostrada dobbiamo fare una lunga coda per un incidente. Al ritorno in città siamo andati a pranzo in un locale sotto un cavalcavia sul lungo fiume, all'uscita siamo rimasti intrappolati in un traffico caotico, fermi per oltre tre quarti d'ora ad una intersezione. Giornata che ci ha fatto toccare con mano il problema di Mosca, che come ogni metropoli soffoca nel caos automobilistico con oltre 5 milioni di veicoli circolanti. Vedendo che eravamo comunque abbastanza vicini alla nuova cattedrale che volevamo visitare, abbiamo convinto la nostra guida, Yulia Marinic, giovane un poco scontrosa a farci scendere e continuare a piedi. In pratica abbiamo attraversato il ponte sulla Moscova e sull'altra riva ci attendeva la nostra meta. Inaugurata nel 2000, architettonicamente molto simile alle chiese dei secoli precedenti.  Ci avviciniamo poi alla piazza Rossa dalla piazza antistante che è un tripudio di aiuole fiorite davanti ai portali di ingresso e finalmente entriamo nella mitica piazza.
L'entrata monumentale alla Piazza Rossa
Le mura del Cremlino
 L'effetto è impressionante, da un lato i magazzini GUM e la via dello shopping, dall'altro le mura del rosse del Cremlino con una serie di ordinata di pini e con le cupole dorate delle chiese all'interno, in fondo la coreografica  San Basilio coloratissima e alle spalle i monumentali palazzi e le porte all'ingresso. Il mausoleo di Lenin si nota appena e non invita alla visita. Torniamo in hotel a cena e poi usciamo in autonomia, scendiamo alla stazione della metropolitana, e aiutandoci con i gesti e l'inglese acquistiamo i biglietti e seguiamo le indicazioni delle signore addette ai biglietti: cinque fermate su carrozze moderne e pulite e siamo alla piazza rossa.
I magazzini GUM

 L'atmosfera è fiabesca quasi surreale, tutti i palazzi sono illuminati e la sorpresa è superiore all'immaginazione. C'è molta gente che passeggia e dopo un giro sulla piazza fino alla vista del fiume che tutti si godono ci inoltriamo nella via Nikolskaya piena di festoni di luminarie e di gente. Torniamo poi sempre in Metro senza problemi.







Il mattino dopo visitiamo il museo della cosmonautica, con il parco dedicato alle statue degli scienziati, un altissimo monumento in titanio con un razzo in cima e ammiriamo il primo sputnick e via via dalle foto della cagnetta Laika, di Yuri Gagarin e testimonianze di tutte le imprese spaziali russe. 
Il museo della cosmonautica
Al ritorno passiamo dal parco dell'esposizione con i trionfali, retorici e colossali monumenti dell'era di Stalin. Dopo pranzo in un ristorante tipo night, ma con buon cibo.  Entriamo finalmente al Cremlino e passiamo dal palazzo dei congressi del PCUS voluto da Kruscev,  poi la guida ci indica i vari palazzi governativi e infine entriamo nella parte più antica. Restiamo impressionati dall'enorme cannone in bronzo e dalla gigantesca campana fessurata della zarina Anna. Poi entriamo nelle cattedrali completamente affrescate (il fedele deve essere sempre sotto l'occhio dei Santi) e impreziosite dalle imponenti iconostasi dorate. Cena in hotel. Al mattino successivo visita alle principale stazioni della metropolitana, impreziosite da statue, mosaici costruite da Stalin e inaugurate nel 1935.
Andiamo poi al monumento del milite ignoto e osserviamo il severo cerimoniale del cambio della guardia al passo dell'oca. Poi arriva un allegro reparto di cadetti con molte belle ragazze in divisa.
I cadetti 

Pranziamo e poi passeggiamo sul ponte degli sposi dove sotto  un gigantesco cuore fiorito ci  facciamo anche noi delle foto matrimoniali .Arriviamo sulla piazza rossa e mentre le signore entrano nei lussuosi magazzini Gum a curiosare tra le boutiques (italiane e francesi), noi uomini ci sediamo a bere un caffè nell'altrettanto lussuoso ed italiano caffè Bosco dove ci raggiungono poco dopo.
Andiamo poi al famoso museo Tretiakov dove scopriamo che fino al settecento la pittura russa era fondamentalmente  orientata alle icone sacre, e solo successivamente si è dedicata a temi profani con le successive generazioni di artisti dell'otto-novecento collezionati dai fratelli Tretakiov. 
Il nostro ultimo giorno è stato caratterizzato da un improvviso freddo intenso, e passeggiare al mattino presto nella bella via Arbat per fare gli ultimi acquisti è stato quasi eroico. In centro ammiriamo un corteo di samurai, gheishe, bimbi che sfilano per la festa nazionale giapponese. Poi andiamo all'aeroporto passando sulla tangenziale a fianco del quartiere dei grattacieli, una downtown all'americana con lo stadio del Lokomotiv Mosca. Arriviamo sbrigando velocemente il check in e poi ci rifocilliamo in attesa dell'imbarco: decollo alle 16,05 e atterraggio a Malpensa in perfetto orario alle 18,50. Pulmino e tutti a casa per cena. Evidentemente abbiamo visitato solo una piccola parte della Russia: San Pietroburgo e Mosca sono città  ricche  e moderne, automobili nuove e strutture all'avanguardia. Il sogno sarebbe di prendere la Transiberiana e in 15 giorni di viaggio arrivare a Vladivostok nella Russia più profonda. Ma anche solo fare il viaggio da Mosca a San Pietroburgo in battello sostando nei paesi lungo i fiumi e i canali e così venire in contatto con un mondo più tradizionale anche se già intaccato dal turismo. E' un'idea per un prossimo viaggio.




mercoledì 20 gennaio 2021

Storie di famiglia: Emilio e Maria


Matrimonio zio Elia


Adesso che siamo diventati nonni sentiamo il bisogno di lasciare ai nostri figli e nipoti le storie delle nostre famiglie così come l'abbiamo ricevuta a voce dai nostri padri e per la parte che abbiamo vissuto direttamente. Troppo occupati a vivere non abbiamo mai pensato di tenere un diario non dico giornaliero ma neppure degli avvenimenti più importanti che hanno riguardato le nostre famiglie. Così raccogliamo i nostri ricordi per tutti e li affianchiamo dalle ricerche genealogiche.

I Cerea
mio papà diceva che i Cerea (in dialetto i Seré) erano venuti dalla Savoia alla fine del 1700 e si erano insediati a Curno alla Carlinga come coloni.
Il primo antenato di cui ho notizia è Giovanni, colono nato a Curno intorno al 1823 che con la sua sposa Beatrice Poma abitava alla Carlinga. Il primo di cui conosciamo la fotografia è il figlio Giuseppe (1861-1927), ritratto con il fiasco in mano ed il tovagliolo sul braccio come ogni buon oste di paese e sposato con Santa Scarpellini - di Stezzano (1862-1921). Colono nel 1889 e oste nel 1894. 
La coppia ebbe 2 figli: Elia (1889-1991) e Paola (1894-1968)
Le cose non dovevano essere tanto rosee se il figlio Elia nel 1915 aveva ottenuto il passaporto rosso di emigrante per l'America. Lo scoppio della prima guerra mondiale lo costrinse però a ritornare da Genova dove era pronto ad imbarcarsi, per essere arruolato nell'esercito. In guerra, a causa di una malattia polmonare, dopo vari ricoveri negli ospedali militari venne congedato. Intorno al 1925 gestiva la salumeria in piazza della Vittoria dove ora è il panificio Beretta e  continuava l'attività con il padre Giuseppe nell'Osteria del Serè al Brembo dove coltivavano  anche un'ortaglia che alimentava la cucina dell'esercizio.
Sposa Palma Benedetti e nascono Assunta che muore a 11 anni per tetano, contratto dai chiodi delle scarpe,  Maria, Mario, Emilio, Anna, Elia, Enrico Santo, Assunta.
Un incidente stradale negli anni trenta,  con il suo motocarro contro un'automobile gli procura un bella somma di indennizzo, paga i debiti,  compra la casa di Curno e vi sposta la salumeria,  e si compra una Balilla che però a causa del razionamento della benzina non riuscirà ad usare.
Di simpatie socialiste, tiene i figli lontano dalle organizzazioni fasciste.
Nel 1938 improvvisamente muore la moglie Palmina, per una sincope mentre era nella cantina di Curno.
La sorella Paola rimane in famiglia curando i nipoti. Si sposerà con Bigio Benedetti solo quando tutti saranno adulti e sistemati.
I ragazzi vanno alla scuola dell'obbligo (terza elementare). Quando poi l'obbligo viene esteso alla quarta solo i più giovani ne beneficiano. Emilio viene mandato a studiare al collegio dei Salesiani di Treviglio da dove dopo due fughe (non tollerava il caffelatte a colazione) viene ritirato e messo al lavoro con gli altri nelle attività di famiglia.
Le ragazze si sposano, Maria con Bepo Donizelli panettiere di Treviolo,da cui nascono Innocente, Palmina, Fausta e Emanuela;
Anna con Ludovico Bombardieri fruttivendolo di Treviolo da cui nascono Maria Luisa e Leonardo (Stelio);
Allo scoppio della seconda guerra mondiale i quattro figli vengono arruolati: Mario, Emilio e Elia nell'esercito ed Enrico in Marina.
Emilio viene mandato in Albania a Durazzo dove lavora inizialmente alla cucina della mensa ufficiali. Si offre volontario sul fronte greco-albanese è ferito e rischia nel prosieguo della guerra di finire sul tragico fronte russo.  L'8 settembre del '43 il suo reggimento compatto con i suoi ufficiali si ritira sulla costa dopo una battaglia di tre giorni contro i partigiani greco-albanesi che volevano disarmare i soldati italiani. Consegnano invece le armi agli inglesi che li imbarcano e li trasferiscono nel campo di prigionia a Bari. Si arruola nel ricostituito esercito italiano nel 21° Reggimento di fanteria Gruppo di Combattimento Cremona. Risale la penisola combattendo su carri cingolati in Veneto fino alla liberazione di Venezia dalle truppe nazi-fasciste. Riceverà con i suoi compagni  l'elogio del generale comandante l'ottava armata  e la croce di guerra.
Mario dopo l'8 settembre si dà alla macchia sui colli vicino a casa, si salva per miracolo da una temeraria e tragica impresa partigiana.
Elia viene arruolato con Emilio Medini ad agosto del 43 e destinato a Merano. l'8 settembre hanno l'ordine di portare una decina di cavalli da Merano a Bressanone dove arrivano nella notte. Al mattino  la caserma è deserta ed i cavalli spariti. Si mettono in abiti civili e ritornano in bicicletta a casa dopo varie avventure.
Enrico giovanissimo marinaio a La Spezia l'8 settembre lascia la divisa e torna a casa dove gli succede anche di essere messo al muro dopo un rastrellamento dei fascisti.
Una notte nonno Elia affronta a pistolettate (in aria)  un gruppo di repubblichini arrivati con cattive intenzioni nei pressi dell'osteria a causa della bandiera esposta ancora con l'emblema sabaudo.
Finita la guerra si ritrovano tutti sani e salvi. Emilio con altri commilitoni scioglie un voto e regala alla parrocchiale di Curno il grande quadro che viene posto sull'altare di San Luigi Gonzaga.
Il giorno di Santo Stefano del 1946 a distanza di mezz'ora si sposano nella chiesa di Curno:
Mario con Maria Leidi, che apriranno la loro salumeria a Petosino
Emilio con Maria Benedetti, che condurranno la salumeria di Curno
Emilio Medini, con la zia Gemma Benedetti che, dopo un anno in giro per l'Italia con il circo Medrano, si fermeranno e affiancheranno nonna Carola nel negozio di fruttivendolo a Curno.
Ovviamente gli invitati alle cerimonie erano comuni ai tre matrimoni con un grande andirivieni delle stesse persone in chiesa e ai sobri rinfreschi in casa.
Poi i fratelli Mario ed Emilio con le neo consorti vanno in viaggio di nozze di tre giorni a Sanremo in treno: Mario al casinò, la moglie in camera, Emilio e Maria tre giorni senza uscire dall'albergo.
Precedentemente il patriarca Elia, malgrado la contrarietà dei figli e la differenza di età (32 anni), aveva sposato Gina Boschini con la quale vivrà felicemente arrivando a 102 anni.
Dopo la guerra vende l'osteria del Brembo e si trasferisce a Bergamo dove apre una salumeria con il figlio Enrico.
Assunta si sposa con Carlo Licini, al tempo scapestrato 'viveur'  da cui nascono Tiziana e Luca.
Elia sposa Gianna Zanchi e aprono una salumeria a Pontesecco.
Nel dopoguerra del miracolo economico le attività delle famiglie si sviluppano con varie vicende sperimentando difficoltà economiche e situazioni positive sempre all'insegna della solidarietà famigliare.
L'albero genealogico intanto si incrementa:  alla festa dei cento anni di nonno Elia nel 1989 partecipano oltre 100 parenti di quattro generazioni.

La famiglia della mamma: i Benedetti (in dialetto i Benedeçç):
il nonno Pietro soldato della prima guerra mondiale, in licenza, scopre l'infedeltà della moglie  Teresa Masper che poi lo lascia vedovo nel 1919  a causa dell'epidemia di  febbre spagnola;
la nonna Carola Zanchi, resta parimenti vedova del primo marito Paolo Pedrali sposato nel 1916 e mancato anch'esso per problemi di cuore nel 1919;
Pietro e Carola si sposano e dalla loro unione nascono  Giuseppina (1920), Gemma (1922), Maria (1924), due gemelli (1926) che però si ammalano e muoiono a tre anni,  e Rina (1930).
Carola detta Carolì ha tre sorelle: Maria (Marietì) Assunta (Suntì) Ester (Esterì) ed un fratello Aristide.
Tra le due guerre gestiscono un'osteria a Curno. Il nonno ogni tanto lascia moglie e figlie e sparisce in Africa come operaio addetto alla costruzione di strade. Purtroppo eccede spesso con il bere, da ubriaco diviene spesso violento con la nonna fino a che la figlia maggiore, Gemma si ribella e lo fa vergognare. Sparisce da casa e si presenta al manicomio di Bergamo chiedendo di essere internato perché evidentemente pazzo. Viene riportato a casa e successivamente anche nei momenti di euforia etilica non avrà più atteggiamenti violenti. Muore nel 1960 per un tumore alla gola.
Dopo la guerra l' osteria viene venduta ed aperto  un negozio di frutta e verdura  al quale successivamente negli anni 50 si affianca la gelateria artigianale gestita dalla figlia Gemma.
Zia Pina sposa Angelo Bettoni, si trasferiscono a Loano dove aprono una pasticceria e fanno crescere i due figli Liliana e Alessandro:
Zia Gemma sposa Emilio Medini che ha conosciuto alla Caproni di Ponte dove lui costruiva gli altimetri degli aerei e lei li collaudava e gestisce il negozio con la mamma: nel 1953 nasce Elio.
Zia Rina sposa Romualdo Acquaroli, odontotecnico e va a vivere a Treviolo dove cresceranno i due figli Danilo e Fiorella.

Adesso è di moda la famiglia allargata a causa dei divorzi e delle separazioni, ma noi cugini abbiamo vissuto in una vera grande famiglia dove ogni occasione era buona per riunire fratelli e cognati ed ogni casa era aperta per tutti. Infatti siamo cresciuti tutti assieme creando forti legami tra le generazioni. Gli zii erano sempre contenti quanto potevano, di prendere tutta la brigata di noi bambini e portarci con loro nelle varie occasioni di svago.
I nostri figli invece sono cresciuti più isolati,  hanno frequentato nella casa della nonna solo i cugini diretti nei pomeriggi di festa ed hanno avuto poche occasioni di vivere e conoscere tutti i rami della famiglia.