martedì 27 agosto 2019

Septuagesimus anno


Settant'anni fa il  mio mondo era molto diverso e da un lato più piccolo perchè si riduceva  al piccolo paese, anzi al vasto cortile della mia infanzia; dall'altro era smisuratamente grande: andare in città a sette chilometri era un'avventura di cui raccontare per giorni. Bisognava  prendere il tram a binario unico sullo stradone alle Crocette e poi fino a Longuelo dove attendere l'arrivo del tram proveniente in senso contrario per lo scambio e arrivare in piazza Pontida in piena città.
La vita era scandita dalla liturgia: la domenica a Messa e nel pomeriggio al catechismo, le feste grandi con processione, i primi venerdì del mese con confessione e comunione, il mese di maggio dedicato alla Madonna con rosari serali. Curno era un paese di contadini, di operai della Dalmine e della Legler,  pochi falegnami, fabbri, idraulici, ciabattini e pochi negozietti di fruttivendolo, due forni per il pane, due macellerie e molte trattorie dove si giocava a morra, a bocce e a carte e al giardinetto perfino al biliardo.
Un piccolo e povero mondo dove giravano molti carri dei contadini con le grandi ruote di legno, cavalli, asini, mucche e qualche automobile. I terreni erano in gran parte coltivati a mezzadria e di proprietà di poche famiglie: i marchesi Terzi, i  nobili e borghesi  della città e la Chiesa. Il paese era diviso in diverse corti rurali che prendevano il nome delle famiglie che li abitavano: stal del Pastì, di Masserù, di Pendesì, di Consorse, del Cento, del Pio, etc.... Ogni famiglia aveva un soprannome: i Gamba, i Sigole, i Seré etc... Così come le persone: ol res-cegla, ol frer, lo schiaffa, ol pastì, ol ciocc pitur etc..... Sono nato nella stanza sopra il negozio dei miei  in largo Della Vittoria e cresciuto nel grande cortile dei Pendesì, insieme a tutti i bimbi che lo abitavano. All'asilo dalle suore e alle elementari dalla maestra Morelli. Autunni nebbiosi, inverni pieni di neve, primavere ventose ed estati infinite e calde. Al mare con il treno alla  colonia Stella Maris delle suore a Varazze . In cortile il papá di Giovanni faceva il maniscalco e ferrava i cavalli di tutto il circondario, con la fucina sempre in funzione e l'incudine che risuonava  nell'aria del mattino sotto i colpi di martello che battevano il ferro rovente. Un suono simile a quello della campanella della chiesetta del cortile quando veniva colpita dai piombini delle nostre carabine ad aria compressa le mitiche Diana 22 caricate con i diablo a forma di fungo.
D'estate arrivava in cortile la trebbiatrice e alla festa del paese la terza domenica di luglio la giostra con i seggiolini volanti. Tutte le porte delle case erano aperte, anche perché c'era ben poco da rubare, molti gli allevamenti casalinghi di conigli e tante galline e pollai che invece erano oggetto di furti. Il ladro del paese detto il Gatto però andava a rubare nei paesi vicini ma mai a Curno,
La roggia Curna, nelle cui acque nuotavano pesci gatto e gamberetti di fiume,  passava in mezzo al paese e vicino alla chiesa erano disposti gradini di pietra dove le donne venivano a lavare i panni e noi bimbi facevano il bagno d'estate. Nessuno aveva acqua corrente in casa e tutti si rifornivano alle quattro fontane pubbliche disposte strategicamente nelle contrade con i secchi di zinco che finivano sotto i lavelli di casa sia per bere con il mestolo che per preparare i grandi minestroni di verdura della tradizione.
Ricordo il parroco don Alberini, fisicamente una copia di don Camillo, il sindaco e maestro alle elementari  Richelmi, le maestre Terzi e Morelli,  il matto del paese detto Gioanì Mamalao, che noi bambini inseguivamo per le strade canzonandolo impietosamente. In realtà lo ricordo ben vestito con panciotto e giacca e penso fosse solo leggermente ritardato. Un grande svago era il cinema parrocchiale sempre affollato con grande partecipazione alle vicende narrate nei film. Il mio primo ricordo è il film  di Marcellino pane e vino che mi ha molto emozionato così come i tantissimi western dell'epoca, le comiche di Ollio e Stallio, e i grandiosi film in technicolor degli anni sessanta.
Grandi passioni per ciclismo, pugilato e inevitabilmente calcio: Atalanta, Juve, Milan ed Inter avevano in paese club di tifosi appassionati.



giovedì 25 aprile 2019

Lettera ad un amico che ha perso la moglie

 

                                                                     ciao Renata.....

Caro Silvano,

Nei bei momenti passati insieme mi sono specchiato nel tuo profondo legame con Renata e nel vostro amore per la vostra bella famiglia. Sentire ogni giorno i figli anche dalla lontana Thailandia, trovare sempre un momento per essere presenti nella loro vita sono stati il segno più forte del vostro amore.

E’ passata la settimana di Pasqua, la prima senza la sua presenza e sono sicuro che i vostri cuori sono stati pieni di pensieri ricordando quanto Renata fosse felice di vedervi tutti insieme attorno a lei. Ogni giorno diventa un’esperienza nuova senza di lei, era impossibile prima concepire un solo giorno senza la mamma, sembra che lei se ne sia semplicemente andata via e che possa ritornare da un momento all’altro, anche se ogni giorno che passa il cuore si carica della consapevolezza che se ne sia andata per sempre.

L’esperienza vissuta insieme nel cammino di Santiago con Daniele e Fermo ci ha riportato all’essenza del vivere. Spogliati dalle conquiste del progresso ci ritroviamo soli, a piedi con una bisaccia, la speranza di arrivare alla lontana meta e la necessità di chiedere ogni giorno ospitalità in un paese straniero. Passo dopo passo in mezzo a paesaggi e contrade acquistiamo consapevolezza della forza spirituale che abbiamo dentro di noi capace di superare ogni difficoltà. Navigare nel mare tempestoso della vita rende necessario però fare spesso il punto nave per correggere la rotta verso un porto sicuro. Eccoti lo strumento molto più sicuro del GPS moderno.



Tantissimi auguri per i tuoi primi 70 anni.  Un grande abbraccio.

Mozzo, 25 aprile 2019                                  Fausto e Mariella