lunedì 27 dicembre 2010

I nuovi paradigmi


Il matrimonio di zio Elia e zia Gianna con tutti i parenti negli anni 50
 Boom!  Con un po' meno di frenesia ed un po' più di sana pigrizia siamo ricaduti nelle festività di fine anno. Ogni anno i bimbi crescono, le mamme non imbiancano perchè di tingono ed i padri ..... aspirano a diventare nonni e fanno i filosofi. I figli sempre più raramente ci ascoltano e noi ci siamo arresi ormai convinti che dobbiamo lasciarli fare gli stessi errori che a nostra volta alla loro età facemmo, malgrado i consigli dei nostri genitori. Come si dice: è una ruota che gira ed ora tocca a loro. Anche quest'anno almeno a Natale, cerchiamo di mantenere le tradizioni: festa di famiglia con tutti presenti e grande pranzo. Stiamo aspettando di vedere la generazione dei nipoti che però tarda ad arrivare: nessuno si sposa, nessuna resta incinta e però c'è ancora tempo per sperare.
Certo che si sono capovolti tutti i paradigmi: rapporti prematrimoniali obbligatori, e sono gli stessi genitori a pretendere qualche anno di convivenza prima del matrimonio, a consigliare la separazione dei beni, ad accogliere in famiglie allargate amanti, ex mogli, ex mariti e nipoti diretti ed acquisiti.
Queste cose una volta avvenivano comunque ma erano nascoste dalla cappa del perbenismo imposto dalle rigide convenzioni sociali. Ragazze madri, figli illegittimi, amanti nascosti, matrimoni riparatori, tutta la serie di regole "immorali" che garantivano la moralità della società. E' stata la nostra generazione a rompere... con il passato ma poi mi sembra sia stata gettata via l'acqua sporca con il bambino, ovvero oltre alla forma anche la sostanza dei valori che regolano una civile convivenza. Cortesia, rispetto per tutti, educazione e decoro, dialogo ed ascolto insomma tutto quanto fa di una società una società civile sono stati sostituiti dall'arroganza e dalla cialtroneria che inizia dai bambini e finisce con i sessantenni.
Ci vorrà qualche generazione per recuperare la semplice buona educazione.

lunedì 6 dicembre 2010

Vaghe stelle dell'Orsa

Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti.....
                                  Giacomo Leopardi
 

La via Lattea
 
Guardare le stelle, cercare il grande ed il piccolo carro, trovare la stella polare. Nelle sere limpide era un momento magico guardare il cielo e spesso noi ragazzi lo facevamo tutti insieme nel cortile dove abitavamo con tante altre famiglie. Allora le notti erano proprio buie e le poche luci pubbliche nelle strade del paese erano molto fioche, nessuno aveva luci esterne ed anche noi che avevamo dei neon sul terrazzo li accendevamo solo per il tempo strettamente necessario. Mio padre per primo mi ha insegnato a riconoscere le stelle e  le prime e più affascinanti che riuscii a riconoscere furono proprio il grande ed il piccolo carro individuando poi la stella polare, la direzione del favoloso nord. Momenti di incanto assoluto! Guardare il cielo, anche di giorno osservando le nuvole che passano e si trasformano in mille figure, mi è sempre stato molto caro. Mostrare ai bimbi il sorgere della luna piena,  la magia del cielo stellato nelle notti cristalline, indicare loro una stella più luminosa delle altre e inventare loro che si è accesa quando l'amato nonno se ne è andato....
Oggi anche se è tutto più difficile: trovare un posto buio e silenzioso, dedicare del tempo alla contemplazione del cielo, eppure ho riprovato la stessa meraviglia e le stesse emozioni di allora sicuramente più intense,  consapevoli e profonde.
Guardando dal cortile della vecchia casa dei miei, a lato della  campanella che lo fa sembrare un convento messicano, è apparsa di nuovo magicamente la stella del nord ed alzando lo sguardo il bagliore della via lattea da est a ovest nella notte senza luna.
L'universo, la nostra casa come da bambini il grande cortile dell'infanzia dove giocavamo a nasconderci nelle sere d'estate e guardavamo le stelle.


mercoledì 1 dicembre 2010

La fiera di Scarborough

La fiera di Scarborough durava dal 15 agosto per 45 giorni.
Nel medioevo il prezzemolo era il conforto, la salvia la forza, il rosmarino l'amore ed il timo il coraggio.


Stai andando alla fiera di Scarborough? Prezzemolo, salvia rosmarino e timo
salutami una persona che vive lì, perchè un tempo fu il mio vero amore
L'uomo
dille di farmi una camicia di cambrì, Prezzemolo, salvia rosmarino e timo

senza cuciture nè ricami, allora sarà il mio vero amore
dille di lavarla in quel pozzo secco, prezzemolo, salvia rosmarino e timo

nel quale non è mai scaturita acqua nè vi è mai caduta pioggia, allora sarà il mio vero amore
dille di asciugarla tra quei rovi  prezzemolo, salvia rosmarino e timo

che non hanno mai portato un fiore in vita loro,
allora sarà il mio vero amore
chiedile di farmi questa cortesia, prezzemolo, salvia rosmarino e timo

chiedile questo simile favore per me
allora sarà il mio vero amore
Sei stata alla fiera di Scarborough? Prezzemolo, salvia rosmarino e timo

portami i saluti di una persona che vive lì, perchè un tempo fu il mio vero amore
La donna
digli di trovarmi un acro di terra, Prezzemolo, salvia rosmarino e timo

tra l’acqua salata e la spiaggia del mare, perchè allora sarà il mio vero amore
digli di ararlo col corno di un agnello, prezzemolo, salvia rosmarino e timo

e di seminarlo tutto con grani di pepe, perchè allora sarà il mio vero amore
digli di mieterlo con una falce di cuoio, prezzemolo, salvia rosmarino e timo

e raccoglierlo con una corda fatta di Erica, perchè allora sarà il mio vero amore
quando avrà finito e compiuto il suo lavoro, prezzemolo, salvia rosmarino e timo

digli di venire per la sua camicia di Cambrì, perchè allora sarà il mio vero amore
se dici di non potere, allora ti risponderò, prezzemolo, salvia rosmarino e timo

oh, dimmi che almeno ci proverai, o non sarai mai il mio vero amore

l’amore impone compiti impossibili, prezzemolo, salvia rosmarino e timo ma niente di più di ciò che chiederebbe ogni cuore
devo sapere che sei il mio vero amore.




La belle epoque

BOTH
Are you going to Scarborough Fair? Parsley, sage, rosemary and thyme,Remember me to one who lives there, For she once was a true love of mine.
MAN
Tell her to make me a cambric shirt, Parsley, sage, rosemary and thyme,Without any seam nor needlework, And then she’ll be a true love of mine.
Tell her to wash it in yonder dry well, Parsley, sage, rosemary and thyme,Which never sprung water nor rain ever fell, And then she’ll be a true love of mine.
Tell her to dry it on yonder thorn, Parsley, sage, rosemary and thyme,Which never bore blossom since Adam was born, And then she’ll be a true love of mine.
Ask her to do me this courtesy, Parsley, sage, rosemary and thyme,
And ask for a like favour from me, And then she’ll be a true love of mine.
BOTH
Have you been to Scarborough Fair? Parsley, sage, rosemary and thyme,
Remember me from one who lives there, for he once was a true love of mine.
WOMAN
Ask him to find me an acre of land, Parsley, sage, rosemary and thyme,
Between the salt water and the sea-strand, For then he’ll be a true love of mine.
Ask him to plough it with a lamb’s horn, Parsley, sage, rosemary and thyme,
And sow it all over with one peppercorn, For then he’ll be a true love of mine.
Ask him to reap it with a sickle of leather, Parsley, sage, rosemary and thyme,
And gather it up with a rope made of heather, For then he’ll be a true love of mine.
When he has done and finished his work, Parsley, sage, rosemary and thyme,

Ask him to come for his cambric shirt, For then he’ll be a true love of mine.
BOTH INSIEME
If you say that you can’t, then I shall reply, Parsley, sage, rosemary and thyme,
Oh, Let me know that at least you will try, Or you’ll never be a true love of mine.
Love imposes impossible tasks, Parsley, sage, rosemary and thyme,
But none more than any heart would ask, I must know you’re a true love of mine.





Simon e Garfunkel hanno ripreso questa ballata medioevale intercalandola con i versi di Canticle:

On the side of a hill in the deep forest green                     Sul fianco di una collina nel verde profondo della foresta
Tracing a sparrow on snow-crested ground                     seguendo un passero sul terreno crestato di neve
Blankets and bedclothes a child of the mountains             tra lenzuola e coperte un bambino delle montagne
Sleeps unaware of the clarion call                                    dorme  ignaro dello squillo di tromba
On the side of a hill, a sprinkling of leaves                        sul fianco della collina una spolverata di foglie
Washed is the ground with so many tears                         lavato è il terreno con così tante lacrime
A soldier cleans and polishes a gun                                  un soldato pulisce e lucida una pistola
War bellows, blazing in scarlet battalions                          urla di guerra, ardenti in rossi battaglioni
Generals order their soldiers to kill                                   i generali ordinano ai loro soldati di uccidere
And to fight for a cause they've long ago forgotten.         e di combattere per una causa che essi da tempo
                                                                                                    hanno dimenticato.

martedì 23 novembre 2010

Fin qui tutto bene!

Come va? Chiese il signore affacciato sul balcone al terzo piano di un grattacielo alla persona che stava precipitando dall'ottantesimo. Fin qui tutto bene! fu la risposta.  
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie

G. Ungaretti

mercoledì 17 novembre 2010

Il tempo che passa ed il tempo che resta.

Tempo Spazio Velocità
Non ricordo quando da bambino ho preso consapevolezza del tempo che passa. Mi ricordo però benissimo l'angoscia e la ribellione profonda quando ho capito che il tempo non si poteva fermare, che andava in una sola direzione e la cosa mi aveva terrorizzato tanto che  nei sogni di quel periodo mi vedevo puntare i piedi e scalciare mentre uno sconosciuto mi trascinava con sè verso l'abisso. A quel punto ho anche scoperto il significato della frase posta sulla santella dei morti della peste accanto ad un teschio: voi siete come noi eravamo e sarete come noi siamo.  Come tutti una grande parte della vita l'ho passata in attesa di qualche cosa: del week end, delle vacanze, del Natale, del nuovo incarico di lavoro, del treno, del cliente, della fidanzata, degli esami e di qualsiasi altra cosa. Ho così trascurato il bello del tempo dell'attesa, solo ora finalmente ho interiorizzato la filosofia del sabato del villaggio di Leopardi: è più bella  l'attesa che non il dì di festa.
La luna segna il ritmo del tempo
 
Adesso che ho imparato ad apprezzare "il viaggio"  insieme alla meta, mi sono accorto che il mio pensiero non è più il tempo che passa, ma il tempo che mi resta. Sembra una banalità ma in realtà è un capovolgimento di prospettiva radicale. Invece di vivere proiettato in un futuro, ormai sempre più corto, vivo il presente! Sembra ieri quando abbiamo festeggiato il duemila, ma siamo già al duemilaundici, e secondo le statistiche non festeggerò il duemilatrentacinque. Ventiquattro anni ancora al massimo, sembrano tanti, ma i primi sessanta sono passati in un lampo, il tempo sembra accelerare sempre più e negli anni che restano è in agguato la vecchiaia con tutti i suoi malanni.
Da giovane sognavo una morte eroica prima di diventare un decrepito sessantenne...... ma ne ho già sessantatre!  Bah!

domenica 31 ottobre 2010

Anniversarium Omnium Animarum

Mamma e papà nel 1950
Quest'anno mamma ci ha lasciato a 86 anni e per la prima volta, nel giorno dei morti, vedrò la sua fotografia sulla tomba di famiglia insieme a quella di papà. Il consueto giro tra le urne ogni anno si allunga di qualche passo, anche quest'anno insieme alla mamma se n'è andata tanta gente che conoscevo, persone giovani per malattia, un'amica per il male di vivere, altri all'improvviso.  
La domanda che non voglio pormi  è:  quando e come toccherà anche a me?
Papà mi raccontava di essere arrivato in punto di morte da ragazzo, quando colpito da una polmonite era preda di febbri altissime.
 "Vidi una grande luce e fui pervaso da un senso di pace, poi tutto si spense, mi risvegliai e ricominciai a soffrire!". 
Concludeva però con queste parole:
"Quella sarà già un gran brutto momento, perchè cominciare a soffrirne ora? Sei nato  e morirai come tutti. Cogli ogni attimo che ti è concesso."
Queste giornate mi riempiono di ricordi e di melanconia.
..........
El otoño vendrá con caracolas,
uva de niebla y montes agrupados
pero nadie querrá mirar tus ojos
porque te has muerto para siempre
Porque te has muerto para siempre,
como todos los muertos de la Tierra,
como todos los muertos que se olvidan
en un montón de perros apagados.
No te conoce nadie. No. Pero yo te canto.
Yo canto para luego tu perfil y tu gracia.

L'autunno verrà con lumache
uva di nebbia e montagne raggruppate
però nessuno vorrà guardare i tuoi occhi
perchè tu sei morto per sempre
perchè tu sei morto per sempre
come tutti i morti della terra
come tutti i morti che si dimenticano
in un mucchio di corpi senza vita.
Non ti conosce nessuno. Però io ti canto.
Io canto il tuo profilo e la tua grazia, per il domani.

Federico Garcia Lorca

lunedì 25 ottobre 2010

Sant'Agostino a Pavia

Che bella scoperta! Sant'Agostino è sepolto a Pavia nella chiesa di San Pietro in ciel d'oro. Non l'avrei mai immaginato. Pensavo fosse da qualche parte in Africa vicino alla mitica Ippona dove fu vescovo, ed invece le sue spoglie sono arrivate a Pavia quando il re longobardo Liutprando durante il suo regno nell'  VIII secolo le ha riscattate dai saraceni e trasferite nella sua capitale.
http://www.santagostinopavia.it/basilica/


I mulini Certosa
Così abbiamo deciso di partire dalla Certosa di Pavia ed andare a piedi fino alla tomba di Sant'Agostino.
C'è voluto più tempo ad arrivare in auto, dopo una gimcana sulle tangenziali di Milano, ai mulini della Certosa che arrivare a piedi  a Pavia passeggiando per 10 km sull'alzaia ciclo pedonabile del naviglio.
Finalmente alle 9,30 dopo aver parcheggiato, ci siamo incamminati leggeri in una giornata autunnale soleggiata e fresca. A parte qualche auto dei residenti, la via ciclo pedonabile è piacevole da percorrere a piedi.
Arrivati alle 11,45 davanti alla chiesa entriamo a visitarla sotto l'occhio critico del frate guardiano che implacabile ci chiuderà fuori allo scoccare del mezzogiorno. La chiesa è magnifica e l'arca di sant'Agostino un'opera imponente di arte medioevale in marmo bianco. All'interno troviamo le tombe di re Liutprando e di Severino Boezio, l'autore del De consolatione Philosophie. Una bella emozione, che ci consolida l'appetito.
Ritorniamo a prendere le macchine e andiamo a pranzo a Borgarello, alla Locanda degli eventi.
Gustato l'eccellente pranzo, facciamo un'altra bella passeggiata fino alla Certosa e visitiamo la basilica ed il convento. Chissà perchè una tale meraviglia ha l'ingresso gratuito, non ha guide nè un centro di accoglienza strutturato.
Il Naviglio a Pavia
Incredibile! Solo un frate raccoglie all'uscita le offerte dei visitatori. Facciamo da guida a due turisti emiliani mostrando il monumento funebre di Ludovico il Moro e della moglie Beatrice d'Este ed il meraviglioso trittico da altare in avorio.
Ci emozioniamo nel vedere i chiostri e guidiamo i visitatori alla visita della cella monacale. Poi ritorniamo alle macchine lungo il viale alberato assaporando l'autunno e ci rituffiamo nel caos delle tangenziali. E' il solito delirio: più di un'ora e mezza per fare 40 Km.

Basilicata coast to coast

Il film

Il film è' la storia di quattro amici musicisti che decidono di partire per un viaggio a piedi da Maratea a Scanzano Ionico, dove sono attesi al festival jazz. In auto basta un'ora e mezza , mentre a piedi su percorsi alternativi  impiegano 10 giorni. Accompagnati da un carro trainato da un cavallo si accampano nelle varie località che attraversano e si immergono nei sorprendenti panorami e nella vita della gente della Basilicata. Entrano così passo dietro passo a scoprire una nuova dimensione del tempo, della realtà che li circonda, delle proprie radici e finalmente riprendono possesso di sè stessi. Cambiano tutti e sotto la superficie luccicante e vuota della vita, passata come noi tutti a rincorrere illusioni, ritrovano i valori più profondi cui ancorare la propria vita. Gli stessi valori espressi dalla gente  Lucana più semplice che incontrano nei paesi dove suonano.

La stessa esperienza che con gli amici abbiamo vissuto sul cammino di Santiago: si parte e si cammina per giorni incontrando gente, immergendosi nel paesaggio e affrontando con goliardia e leggerezza il confronto con gli altri. La fatica del percorso viene via via dimenticata, e di tanto in  tanto riemergono gli atteggiamenti e le durezze solite in piccoli scontri di carattere fino a che, avvicinandoci alla meta scopriamo la dimensione più profonda e spirituale della nostra esistenza. La similitudine tra il cammino e la vita e la riflessione parallela sui valori che ci guidano nell'uno e nell'altra, ci portano ad un livello più alto di consapevolezza di noi stessi e ci riconsegnano la bussola del nostro vivere.

Il viaggio


sabato 23 ottobre 2010

Madrid - Toledo - San Lorenzo del Escorial

Era il 1973, anno di una indimenticabile vacanza di tre settimane in Spagna con la Fiat 124 Special T di mio padre.

Granada 1973
Con Mariella,  Daniele e Maria in quella torrida estate facemmo 5.000 Km e visitammo Valencia, Baza, Granada, Cordova, Malaga, Cadice, Siviglia, Toledo alloggiando in alberghi quasi sempre con piscina e mangiando in ottimi ristoranti. C'era ancora il generalissimo e ci accorgemmo che le nostre poche lire valevano molte pesetas e che i prezzi erano convenientissimi.  Arrivati infine a Madrid  ci concedemmo l'hotel Plaza in centro e partimmo alla scoperta delle bellezze turistiche del centro città:  il palazzo reale ed il Prado, il parco del Retiro e plaza mayor. L'indomani completammo l'esplorazione, e dopo aver assistito alle cinque del pomeriggio alla corrida nella plaza de toros, partimmo (i soldi erano quasi finiti)  verso Saragozza e Barcellona su strade provinciali (non c'erano ancora autostrade) guidando nella notte sulla Sierra per arrivare sfiniti alle 10 del mattino successivo a Sète in Francia.
Un' avventura memorabile!
E' il 2010, anche se in Spagna siamo tornati molte altre volte in vacanza, a Tossa de mar, a Barcellona, in Galizia, è la prima volta che rivediamo Madrid e siamo curiosi di vedere i cambiamenti rispetto all'immagine che conserviamo nella memoria.
Piazza di Spagna
Giovedì 30 settembre. Dopo una levataccia alle 3 del mattino ci imbarchiamo alle 6,50 da Malpensa e arriviamo alle 8,30 all'aereoporto di Madrid  Barajas. Madrid eccoci finalmente! Trovato il bus in un remoto parcheggio, lasciamo i bagagli in una camera dell'Hotel Husa Moncloa, contiguo al più lussuoso Husa  Princesa con il quale peraltro condivide molti servizi. Passeggiamo fino alla vicina Plaza de Espana e sulla Gran Via e poi ci ritroviamo a pranzo alla cava del Duque. Una cantina interrata dove ci aspetta una buona tavola. Rientriamo in albergo e occupiamo le camere: la nostra è molto spaziosa con una parete tutta finestrata che da sulla calle de la Princesa.   Doccia e alle 15,00 giriamo con la guida Helena che ci mostra dal bus il centro della città, i nuovi grattacieli del centro finanziario ed il Santiago Bernabeu. Al ritorno io e Mariella prendiamo la metro ed andiamo in plaza Colon all'Hard Rock Cafè  dove acquistiamo le magliette per i ragazzi ed io mi faccio una 'cagna' (boccale di birra alla spina). Riprendiamo poi la metro fino a Puerta del Sol e facciamo quattro passi in Plaza mayor e nella calle omonima. Dappertutto una grande folla, la movida della sera, negozi sfavillanti, caffè con i tavolini all'aperto pieni  di gente per l'aperitivo. Al ritorno tutti insieme alla cena spartana in albergo.
Venerdì 1° Ottobre Partenza per Toledo che raggiungiamo dopo un'ora di bus. Scala mobile dentro le mura che ci porta nella piazza vicino all'Alcazar.
I turisti a Toledo
  Io vado a visitare il museo dell'esercito dentro il palazzo mentre gli altri seguono la guida nella visita alla cattedrale. Il museo è molto bello ed interessante anche perchè non è la solita collezione di armi ma contiene tutta la storia di Spagna dall'epoca pre-romana ai giorni nostri, con diorami, opere d'arte, percorsi didattici e filmati illustrativi. Visito poi la stupenda cattedrale e passeggio nelle strette vie. Restano evidenti le tracce della dominazione araba  (770-1081) e dello splendore come capitale del regno. Solo nel 1561  Filippo II trasferì la corte a Madrid,  piccolo borgo in riva al Manzanarre. Al ponte di San martino, sopra il Tajo, ci riuniamo tutti ed andiamo a pranzo in un bel ristorante vicino. Al ritorno, mentre tutti vanno in centro, noi invece andiamo a passeggiare nel vicino parco dell'ovest.
Vista dal parco
 Visitiamo il tempio egizio, i grandiosi roseti ed una mostra di bonsai dell'associazione amatori madrileni.
Una bella passeggiata nel verde ben tenuto con angoli destinati ai giochi dei bimbi e dei grandi (Tai chi sul prato), una sosta per bere una cagna ad un chiosco e godere del pomeriggio madrileno. Sera con cena spartana in albergo. passeggiata notturna per la gran via in mezzo alla movida intensissima ad ogni ora.
Sabato 2 ottobre visita al fastoso palazzo reale, ed al Prado.
Rispetto ai ricordi del 73, il nuovo Prado  ha rivoluzionato l'esposizione mettendo al centro la pittura spagnola, El greco, Velazques, Goya, Ribera e ponendo i pittori  italiani, fiamminghi, e francesi in sezioni successive ai vari piani.
Non ho visitato il museo di arte moderna Reina Sofia e mi propongo di farlo in una prossima visita.
Tablao Flamenco
 Pranzo in un buon ristorante e giro per il centro ed il Corte Ingles. Serata elegante al tablao flamenco Torre Bermejas con un buon spettacolo ma una pessima cena in un ambiente affollatissimo. Rientriamo passeggiando a piedi nella movida notturna.
La Gran Via è come via Veneto a Roma negli anni sessanta, grande folla variopinta, tavolini all'aperto e grande traffico luccicante di auto al centro. Uno spettacolo con tutti i negozi ed i ristoranti aperti fino alle ore piccole.
Domenica 3 ottobre il cielo comincia a coprirsi e dai 660 metri di Madrid saliamo fino ai 1100 di San Lorenzo dell' Escorial . Il 10 agosto 1557, re Filippo II per celebrare la vittoria a Saint Quentin sull'esercito francese decise di far costruire un complesso monumentale che potesse fungere da monastero, da palazzo e da pantheon. I lavori durarono solo 21 anni, conferendo un’eccezionale unità di stile a quest’insieme dalle forme rettangolari e simmetriche. Sobrio e maestoso, l'Escorial si erge in un luogo di rara bellezza, ai piedi del Monte Abantos, a 49 km a nord-ovest di Madrid.
i giardini de l'Escorial
 Visitiamo la biblioteca, gli appartamenti della regina e del re che si affacciano all'interno della Basilica, le cripte dei re di Spagna ed i grandiosi giardini. Il cielo si copre e si alza un vento gelido. Mentre torniamo a pranzo in città  intravediamo sulla sierra l'enorme croce di granito alta 150 metri della valle dei caduti, il pantheon del generalissimo.Pranziamo in un buon ristorante vicino a piazza di Spagna, passeggiamo e alle 18,0 siamo di nuovo all'aeroporto per il rientro. Nel frattempo si scatena un nubifragio sulla città che blocca il traffico aereo. Con un ritardo di più di un'ora riusciamo a decollare e dopo un volo abbastanza tranquillo arriviamo a Malpensa.

A mezzanotte siamo a casa! Madrid rispetto alla grigia atmosfera immobile che avevamo riscontrato nel 73 si è completamente trasformata in una città ricca e piena di vita e di opportunità. La rete di strade e metropolitane è eccellente ed è posta una grande cura nei parchi e nei servizi turistici e per i cittadini. E' una grande capitale  europea e si vede! Speriamo di tornare presto.





martedì 28 settembre 2010

incontro sul cammino.....Zé Tavares

Zè Tavares e Antonio Soarez

 Mais belo que as mais belas paisagens do caminho, é o encontro humano, o relacionamento franco e sincero e a descoberta da partilha de valores estéticos e civilizacionais que nos irmanam numa cultura comum...


Agradeço-te (vos) os momentos agradáveis vividos no "camiño".

Zé Tavares


(Più bello che i paesaggi più belli del senso, è l'incontro umano, il rapporto franco e aperto e la scoperta di valori estetici e di civiltà che ci unisce in una comune cultura ...

Grazie a voi (voi) i piacevoli momenti trascorsi nel "Camino")

mercoledì 22 settembre 2010

lunedì 13 settembre 2010

A ciascuno la sua Cordova.








Canciòn de jinete. 
                                         Canzone del cavaliere

Còrdoba,                                                         Cordova
lejana y sola.                                                   lontana e sola
Jaca negra, luna grande,                                cavallina nera, grande luna
y aceitunas en mi alforja.                                e olive nella mia bisaccia.
Aunque sepa los caminos                                Anche se conosco le strade
yo nunca llegaré a Còrdoba.                           io non arriverò mai a Cordova.
Por el llano, por el viento,                              Nel piano, nel vento
jaca negra, luna roja.                                     cavallina nera, luna rossa
La muerte me està mirando                            la morte mi sta guardando
desde las torres de Còrdoba.                          dalle torri di Cordova.
Ay qué camino tan largo!                                Ahi che strada lunga! 
Ay mi jaca valerosa!                                       Ahi la mia brava cavallina!
Ay que la muerte me espera,                          Ahi che la morte mi aspetta,
antes de llegar a Còrdoba!                             prima di arrivare a Cordova!
Còrdoba,                                                        Cordova,
lejana y sola.                                                  lontana e sola.

Federico Garcia Lorca

Ogni uomo è in viaggio verso la sua Cordova, che non raggiungerà .......
Godiamoci il viaggio!

venerdì 10 settembre 2010

Camino Portogues 2010- cronistoria






Quest'anno abbiamo fatto oltre 140 Km del cammino portoghese verso Santiago.

Venerdì 20 agosto siamo arrivati in aereo a Porto, abbiamo noleggiato l'auto dalla Hertz e in autostrada siamo andati prima a Braga dove abbiamo visitato il centro e abbiamo pranzato. Poi siamo arrivati a Ponte de Lima dove avevamo prenotato all'hotel Axe del Golf.
A Cena siamo andati a Viana do Castelo sulla costa Atlantica dove era in corso una grande festa popolare nella notte con bande di tamburi in parata.

Il cammino è ben segnalato e lo abbiamo affrontato con 4-5 kg negli zaini percorrendolo alla media di circa 4km all'ora in tappe giornaliere di 20-25 km  con 6-8 ore di marcia. Al pomeriggio un volontario recuperava l'auto al seguito ritornando alla partenza con bus o taxi.

Sabato 21 la prima tappa  è stata molto dura sui sentieri di montagna e molto caldo da Ponte de Lima attraverso 18 Km belli ma impegnativi fino a Rubiaes. L'ultima ora di salita Fermo non stava bene, per cui abbiamo chiesto aiuto in una casa sul percorso e siamo stati accompagnati in auto fino all'arrivo, dove dopo più di un'ora ci hanno raggiunto Daniele e Silvano che avevano proseguito a piedi e sono arrivati stremati. Ottima la locanda del Repouso del Pelegrino ed eccellente la cena da Costantino.
Domenica 22 bei sentieri per 19 km fino a Valença città portoghese fortificata sul confine e poi a Tui (Hotel Colon) in Spagna aldilà del fiume Minho. Pranzo da Garcia in rua seixta, vineria consigliata da Ale e Grazia (ottimo vino e buona cucina ma tapas scarse per dei pellegrini affamati) e cena disgiunta: 3 alla Parillada nel centro storico vicino alla Cattedrale mentre Daniele è tornato in auto da Costantino a Rubiaes.

Lunedì 23 la tappa più lunga (32km)  sotto la pioggerellina fine e con oltre due ore di cammino nella zona industriale.... (da evitare possibilmente) fino a Porrino (bella) e con la sorpresa nell'ultima interminabile ora di cammino della discesa a precipizio sull'asfalto scivoloso fino a Redondela. La cittadina è povera di strutture ricettive e alle 16,00 albergue e hotel erano pieni, pioveva che Dio la mandava per cui ci siamo affidati ad un tassista che ci ha trovato due camere al Jumboli qualche km oltre il centro. Cena con ostriche (6 a testa) e mariscos nella vicina Arcade.
Martedì 24 di buon mattino 20km facili fino a Pontevedra, bella cittadina,  sistemati in un ottimo Hotel in centro: la Virgen del camino. Bighelloniamo in città,  pranziamo in Pulperia da Fidel e andiamo a cena al restaurante O cruceiro sulla piazzetta delle 5 Ruas. Passeggiata nella notte per il centro storico molto suggestivo.

Mercoledì 25 da Pontevedra a Caldas de Reis, percorso facile e in mezzo al verde. Io e Fermo facciamo staffetta  e solo Daniele fa tutti i 20 km a piedi. Nel pomeriggio visitiamo la costa Atlantica intorno a Villagarcia. Spiagge e paesaggi stupendi nel sole. Caldas de reis è una cittadina attraversata dalla strada nazionale molto trafficata. In un lavatoio pubblico alimentato da acqua calda termale alcune pellegrine in bikini fanno il bagno accanto ad una signora del luogo che lava i suoi panni nella stessa vasca. Pernottiamo confortevolmente all'Hotel Sena dove pranziamo e ceniamo.
Giovedì  26 20Km molto belli nel verde fino a Padron dove incontriamo Zè (professore di filosofia) ed Antonio (ex bancario) che arrivano a piedi da Porto e visitiamo la cattedrale con il cippo romano dove è attraccata la barca che riportava il corpo di Santiago dall'Africa.
Nel recuperare l'auto mi capita il tassista cantante folk (ha cantato come solista in tutta Europa e anche all'Olimpia di Parigi con un complesso di sette elementi che musicava le poesia di Lorca e di Rosalia de Castro, la grande poetessa Galiziana).
Mi fa sentire il suo cd e canta con grande passione e bellissima voce. Inoltre ricorda quando accompagnava in Italia lo zio che portava le ragazze di vita in Calabria.
Al ritorno raccolgo i pellegrini che hanno rinunciato a prendere le camere all'hotel Scala, carissime e nel sottotetto. Con un lampo di genio conveniamo di andare in auto a Lavacolla dove troviamo alloggio all'Hotel Garca. Pranzo al restaurante Sanpaio, riposino e poi cena allo stesso ristorante!
Venerdì 27 passando dal Monte di Gozo dopo 4km di salita e 5 km dentro la città arriviamo alla cattedrale di Santiago de Compostela.
E' l'anno Giacobeo con grande afflusso di gente e code dappertutto: per ricevere la Compostela, per entrare  alla Messa di mezzogiorno così dobbiamo rinunciare ad abbracciare il Santo per evitare ore di coda.
Torniamo a riprendere l'auto e pranziamo per la terza volta e con soddisfazione ancora al Sanpaio.
Poi via verso Finisterre; ci sistemiamo al Merendero a Corcubion per la notte e visitiamo il faro. La sera ci facciamo una teglia gigante di "arroz con mariscos". Un po' troppo sapida. A cena incontriamo un singolare personaggio settantenne di Belluno che cammina in solitaria al ritmo di 40 km al giorno! Ci consiglia  di visitare Muxia e la chiesa della Virxe da barca.
Sabato 28 all'alba visitiamo questo posto magico! La chiesa sugli scogli, le rocce ed il monolite illuminato dal sole tolgono il fiato. Fermo si appende alla sacra roccia del giudizio (pedra dabalar o pietra oscillante) e a causa dei suoi peccati si ferisce alle braccia, ma miracolosamente le ferite guariscono quasi subito grazie alla pomata all'arnica.
Poi dopo aver visitato la bella costa dell'Atlantico a Muros e Noya arriviamo a Padron dove imbocchiamo l'autostrada e andiamo fino a Porto.
Alloggiamo nel lusso più sfrenato in avenida Boa Vista all'hotel Porto Palacio (5 stelle) dove comunque pranziamo con 8 euro e beviamo un ottimo bicchiere di vino Porto offertoci come benvenuto.
Nel pomeriggio visitiamo la città vecchia sotto il sole e riconsegnamo l'auto alla Hertz che ci  fattura 84 euro suppletivi per i piccoli danni della carrozzeria (Per fortuna avevamo la kasko).  La sera poi troviamo un buon ristorante brasiliano nelle vicinanze.
Domenica 29  mattino siamo in aeroporto alle 8 e con il volo in orario e siamo a casa alle 12,30.

sabato 31 luglio 2010

Radio days


Anni 50

Che nostalgia  la radio, quando era l'unica voce che ci teneva in contatto con il mondo e con la musica!
Rivedendo il film di Woody Allen "Radio days"  sono tornato con la memoria ai tempi della radio ed in particolare alla tragica radiocronaca dell'affondamento dell'Andrea Doria il 26 luglio del 1956 quando avevo nove anni.
In casa avevamo un grande mobile in mogano con radio, giradischi a 78 giri e vano bar incorporato. Ricordo  il rutilante mosaico di specchi che si illuminava all'apertura dello sportello, i bicchierini disposti su dei piccoli ripani laterali in vetro fumé e le bottiglie di Vecchia Romagna, Fernet e Marsala Florio all'uovo per gli ospiti. A fianco c'era il visore della radio con un punto verde luminoso che si accendeva e sul vetro illuminato scorreva verticalmente la barra delle lunghezze d'onda dove erano riportate le principali stazioni del mondo: Buenos Aires, New York, Il Cairo  e perfino Sidney. Girando le manopole  per me ogni volta era una grande emozione sentire il fischio della modulazione e tra i caratteristici rumori di fondo lontani annunciatori parlare lingue sconosciute. Ovviamente il mobile era nel salotto buono mentre noi vivevamo nella grande cucina intorno al tavolo da pranzo e potevamo sentire la radio solo per mezzo di un piccolo altoparlante appeso in alto nell'angolo sopra il camino. Prima di metterci a tavola ero incaricato da mio padre di accendere la radio e ricordo che dovevo mettere le pattine perchè il pavimento della sala era  lucidato con la cera (Grey). A pranzo di solito ascoltavamo il Gazzettino Padano, che si presentava con il trillo dell'usignuolo. Quel giorno la voce inconfodibile dell'annunciatore con il tono grave delle tragedie ci descrisse in diretta l'affondamento del nostro più bel transatlantico: l'Andrea Doria tenendoci in sospeso fino alla fine sulle sorti del comandante Calamai, che voleva affondare con la sua nave e che solo all'ultimo momento fu convinto dai suoi ufficiali a scendere sulle scialuppe di salvataggio, facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo. La tensione di quei momenti, la voce del cronista che ci faceva vivere intensamente un dramma che potevamo solo immaginare, la partecipazione intensa di tutto il mondo alla tragedia del mare, sono sensazioni che poi ho raramente percepito. Che differenza con le attuali telecronache di una televisione che tutto spettacolarizza e tutto banalizza, con la mediocrità dei commenti e delle domande dei giornalisti che non sanno far partecipe il pubblico agli eventi perchè loro stessi hanno perso ogni capacità di commuoversi veramente. E' anche vero che alla TV ormai è superfluo  sentire la descrizione di ciò che è già evidente nelle immagini e fastidioso ascoltare dissertazioni su argomenti senza alcuna attinenza diretta con quanto compare sullo schermo. Sono più veri quei servizi senza il commento e senza le inquadrature insistenti del cronista in strada che chiede al primo passante le sue impressioni. Molte telecronache sembrano temini di italiano in prima liceo.
Fino all'assurdo di quella giornalista che per poter dare il senso della drammaticità di un incendio boschivo, si faceva riprendere davanti alle sterpaglie incendiate appositamente per lei dai vigili del fuoco. 
Che figuraccia quando è stata scoperta! Che differenza con la personalità dei grandi giornalisti, che avevano maturato anche se giovani, esperienze di vita, idee e valori che trasmettevano autorevolmente ai propri ascoltatori.

L'Andrea Doria in navigazione

 Andrea Doria la tragedia 


martedì 27 luglio 2010

La mareggiata

Ho sempre amato il mare in tempesta, quando il vento ed i cavalloni scuotono il mare e la vela  deve essere tenuta a forza mentre la barca vola sulle onde sfiorando l'acqua!
1980 Regata ad Alimini...mare forza 7

Meriggiare pallido e assorto...

Osservare tra fronde il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.
Da Ossi di Seppia - Eugenio Montale


Che bell' inizio di meriggio sull'impervio e magnifico sentiero tra punta Fragara ed l'Arco naturale a Capri, pur con la sofferenza di Mariella ( .....dove siamo? .....sono stanca .....ancora due gradini e muoio!) che tuttavia resiste ed anzi mi supera leggera su per le scalinate nascoste nel bosco a picco sui faraglioni fino alla sospirata meta: il ristorante da Tonino dove ci cambiamo le magliette bagnate dal sudore e ci mettiamo a tavola.


......amor ch'a nullo amato amar perdona.....

martedì 6 luglio 2010

Le Parche

Mia nonna raccontava a noi bimbi che da qualche parte esiste dalla notte dei tempi un libro dove sono segnate accanto al nome di ciascuno di noi, la data di nascita e quella della morte. Il libro segreto è affidato alla Morte stessa che lo usa per fare il suo lavoro.
Ho ritrovato questa storia alla base del libro di  Glenn Cooper "La biblioteca dei morti."
Il romanzo si apre quando il giovane banchiere David Swisher riceve una cartolina su cui ci sono una bara e la data di quel giorno. Poco dopo, muore. E la stessa cosa succede ad altre cinque persone. Un destino crudele e imprevedibile. Chi è il serial killer? E' il Destino scritto nel Il libro dei morti dove anche il nostro nome è scritto anche se non lo sappiamo. Perché non esiste nulla di casuale. Perché la nostra strada è segnata dall'eternità.
Anche nella mitologia romana, le tre Parche figlie e di Zeus e di Temi, la Giustizia, stabilivano il destino degli uomini. In arte e in poesia erano raffigurate come vecchie tessitrici scorbutiche o come oscure fanciulle.
In seguito furono assimilate alle Moire della mitologia greca e divennero le divinità che presiedono al destino dell'uomo.
Cloto, nome che in greco antico significa "io filo", che appunto filava lo stame della vita; Lachesi, che significa "destino", che lo svolgeva sul fuso e Atropo, che significa "inevitabile", che, con lucide cesoie, lo recideva, inesorabile. Le loro decisioni erano immutabili, neppure gli dei potevano cambiarle.
Esse agivano spesso contro la volontà di Zeus. Ma tutti gli dei erano tenuti all'obbedienza nei loro confronti, in quanto la loro esistenza garantiva l'ordine dell'universo, al quale anche gli dei erano soggetti.
Si dice anche che avessero un solo occhio grazie al quale potevano vedere nel futuro e che spartivano a turno tra loro.
Cosa cambierebbe nelle nostre vite se sapessimo quando dovremo morire?
Credo che dopo un attimo di sconcerto, torneremmo a vivere come ora, come fossimo eterni.
 Vita mutatur, non tollitur! 

lunedì 14 giugno 2010

Pensieri dall'al di là.....


Passando tra gli scaffali di Media Word ho visto in offerta a prezzo simbolico l'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master con il testo inglese a fronte. Ne conoscevo solo una pagina dai tempi di scuola che già mi aveva colpito: la nemesi del cacciatore Bert Kessler, ucciso dal morso di un serpente a sonagli mentre raccoglieva dai rovi l'uccello abbattuto con una fucilata un attimo prima.
 Non avevo idea di quale incredibile mondo avrei fatto esperienza leggendolo.
E' una raccolta  di epigrammi di persone  vissute nella provincia americana delle grandi pianure nelle piccole cittadine sulle sponde dello Spoon river. Il modello ispiratore è l'Antologia Palatina,  raccolta della classicità greca tanto rivelatrice di intimità e di passioni universali.
Spoon River inizia così:

Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley
l'abulico, l'atletico, il buffone, l'ubriacone, il rissoso?
Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso nella miniera,
uno fu ucciso in una rissa
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari -
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.....

Coincidenze della vita:  la scomparsa della mamma e di alcuni amici e parenti che se ne sono andati negli ultimi mesi mi ha costretto ad ascoltarne gli epitaffi durante le funzioni funebri ed a frequentare il cimitero del paese, che normalmente visito una sola volta l'anno in occasione del giorno del ricordo a novembre. Dovendo invece occuparmi della tomba di famiglia ci ho passato un po' più di tempo ed ho incontrato molte persone del paese che non vedevo da anni. Amiche d'infanzia, ora nonne che mi hanno raccontato storie dolorose di figli e nipoti, amici rassegnati al passare del tempo, anziani visitatori quotidiani del cimitero con la loro semplice filosofia di vita, ma tutti in fondo sollevati  e quasi meravigliati di essere ancora vivi rispetto ai propri cari e ad altri, svaniti con i loro mondi di passioni e debolezze.
Passeggiando nel camposanto,  ho rivisto sulle tombe le fotografie di tante persone che nei miei primi vent'anni erano il paese, tante storie di vita, ognuna segnata nella memoria con il carattere, gli episodi,  le grandezze e le miserie di paese, microcosmo e specchio di tutto il genere umano.
La pietas verso i trapassati impone di ricordarne solo i lati buoni dimenticando le perfidie e le debolezze che fanno parte della vita di tutti.
A questo proposito mi ha impressionato l'iroso epitaffio che una donna ha fatto scrivere sulla propria tomba: Vi ho solo preceduto!
La lettura dell'antologia di Spoon River è stata una illuminazione poetica dove contrariamente al tout passe, tout casse, ai morti resta attaccata tutta la malinconica unicità e universalità del proprio essere.

.... spesso ridendo, con ragazzi e ragazze
io giocai sulla strada e sulle colline
quando il sole era basso e l'aria fresca,
fermandomi a bastonare il noce
ritto, senza una foglia contro il tramonto in fiamme.

martedì 25 maggio 2010

Gli Alpini e l'Inter

Sono tornati a Bergamo gli Alpini, e per la prima volta dalla mia prima adunata  (Cuneo 1971)  non ho partecipato alla sfilata. Tanta voglia ma mi hanno bloccato: la prostata di Giovanni, la volatilità di Marco, l'indisposizione di Abramo, l'assenza del Bepi, l'irreperibilità di Alceste, i miei compagni di tutte le altre adunate in giro per l'Italia. Inoltre, in questo anno di trionfo dell'Inter mi è mancato l'annuale appuntamento con l'avvocato Prisco "andato avanti". Era stata una conoscenza casuale  una stretta di mano, una battuta sull'Inter passionaccia in comune, ed un saluto al cappello! Grande alpino e grande interista: ci siamo incrociati poi ad ogni adunata e non mancava mai un sorriso ed un saluto.
(eccolo nell'aldilà adirato per non essere presente alla tripletta dell'amata Inter)

sabato 1 maggio 2010

Casta est quam nemo rogavit


Non so a voi, ma a me fin da bambino, un sacco di cose naturali e piacevoli sono state  represse come sconvenienti o cattive. All'inizio in modo blando e quasi complice dai genitori, ma poi crescendo dai vari educatori con severità e minacce di inferni eterni, di malattie veneree, di cecità ecc. ecc...   a cui tutta la mia generazione ha reagito con il movimento di  liberazione sessuale avviata negli anni sessanta. Purtroppo ora vedo segnali di ritorno ad una società confusamente repressiva. La fotografia del gesto innocente e curioso del bimbo oggi configura un reato di molestie con svariati anni di gattabuia. Le donne esaltano la propria bellezza e le proprie forme ma se un uomo indugia ad ammirare un decoltè o delle belle gambe rischia una denuncia. Ormai tutto diventa materia per i giudici con risultati aberranti in nome di principi e leggi invasive del privato. Summa lex, summa iniuria dicevano i Romani (quelli con la R maiuscola) che di diritto se ne intendevano. Sono infatti convinto che , salvo pochi casi patologici o di motivazioni religiose la frase latina "casta est quam nemo rogavit" (E' casta perchè nessuno l'ha voluta) è applicabile all'universo mondo; finiamola quindi di reinventare tabù e peccati ritornando al perbenismo ipocrita d'altri tempi e di affidare alla legge quello che deve essere risolto con il bon ton tra uomini e donne.