giovedì 3 settembre 2009

L'acqua di Lourdes e altre storie della Via Lattea






I personaggi:
il credente: Fermo
il comunista: Daniele
l'agnostico: Fausto
il Chierico: Jaime
L'acqua di Lourdes e i miracoli
Come succede nel film, la via lattea di Bunuel, durante il cammino viene spontaneo parlare di religione e di spiritualità.
Durante queste discussioni, il Credente ha argomentato che, come insegna il catechismo, i miracoli sono peculiari del cattolicesimo e dimostrano che è la vera religione.
L'agnostico ed il comunista hanno contestato: miracoli o fatti prodigiosi sono raccontati in tutte le religioni Buddismo, Islam, Induismo! A questo punto il credente ha portato ad esempio Lourdes e la sua acqua che ha proprietà fisiche speciali, infatti non bagna!
L'agnostico però si ricordava della statuetta della Madonna di Lourdes della mamma che si era rovesciata sul cuscino spargendo l'acqua santa contenuta e bagnandolo tutto, eccome se si era bagnato!
Rettifica del Credente: sì, bagna ma si asciuga subitissimo!
A quel punto il tormentone era pronto e per tutto il resto del viaggio ogni occasione è stata buona per ricordare l'acqua miracolosa che non bagna, anzi asciuga immediatamente!
(Sul miracolo dell'acqua che non bagna esiste un florilegio di interventi pro e contro su internet)
La vera religione
Per il chierico, la religione vera si riconosce dal tipo di civiltà che esprime, e indubitabilmente il Cristianesimo ha prodotto tra errori e cambiamenti, la società più libera ed avanzata.
Alla osservazione dell'agnostico, che tale società è più merito delle concezioni illuministiche della rivoluzione francese, il chierico ha osservato che liberté, egalité , fraternité sono l'essenza del Vangelo e quindi frutto della concezione cristiana della società.
Tutte le religioni, con i loro miti, cercano di dare un senso ed un'etica al mistero che circonda la nostra vita, puntino infinitesimale e brevissimo dei miliardi di vite apparse sulla terra che è a sua volta punto infinitesimale dei miliardi di galassie dell'universo.
Sembra che un'etica di base comune sia iscritta nel DNA di ogni uomo e distingue i comportamenti virtuosi da quelli errati. Ovviamente l’etica è condizionata dall'ambiente e dalla società perchè comunque sottoposta alle leggi della conservazione della specie. (esempio: anche nella Bibbia ammissione della poligamia in particolari situazioni etc.)
Una piccola osservazione agnostica: la resurrezione dopo il sacrificio di Dio, mistero centrale del cristianesimo, è gia presente nel mito di Osiride degli antichi Egizi e ricorre nei miti Indiani, Assiri e delle civiltà Amerinde, probabilmente è una conseguenza necessaria alle speculazioni religiose.
L’agnostico
In realtà il definirsi agnostico, cioè dichiarare di non essere in grado di sapere se Dio esiste oppure no, è sempre un poco incrinato dal sentimento religioso assorbito in famiglia da mamma e nonne da bambino, dalle emozioni che i riti religiosi suscitano, e dalla consolante necessità nei momenti critici della vita di non sentirsi soli, ma protetti dalla Madonna, dagli Angeli e dai Santi.
Per l'agnostico non è una contraddizione sostenere le opere sociali della Chiesa e riconoscerne il valore né seguire l’etica cristiana con la prudenza del laico: può comunque non essere d’accordo con il magistero su molte questioni: sull’eutanasia, la contraccezione etc..
Il Comunista:
1 Il viaggioIl significato del viaggio va ben al di là delle convinzioni più o meno forti di tipo religioso.Il cammino, la partecipazione ad una prova in comune con tutti i diversi momenti di riflessione, di gioco, di discussione sui grandi e piccoli temi della vita , il darsi reciproco sostegno nei momenti di crisi, mi hanno fatto provare una sensazione di scoperta interiore che non sapevo di possedere. Sono convinto che l'emozione provata sia la prova che dentro di noi ci sia una spiritualità inespressa che necessita di essere liberata. Io sento di aver bisogno di verificare ancora tramite esperienze di questo tipo che cosa sia questo magone che ancora emerge quando ripenso al nostro arrivo a Santiago, e mi sento in dovere di ringraziarvi per avermi accompagnato in questa bellissima avventura.

2 La Compostela.
L’ultimo sforzo , dopo l’arrivo a Santiago, la visita alla Cattedrale ed alle reliquie di San Giacomo, la messa ed le ultime foto ricordo, è stata quella di farsi rilasciare la Compostela, il fatidico diploma del pellegrino che attesta l’avvenuto pellegrinaggio (e conseguenti garanzie di perdono celeste quando saremo chiamati al cospetto di S.Pietro).
In un vetusto palazzo adiacente la Cattedrale vi è la Casa del Pellegrino, ed è in questo posto dove tutti i pellegrini sono registrati, verificati e diplomati; dapprima una lunga attesa su per le scale, in ordinata fila assieme ad una moltitudine variopinta di pellegrini arrivati come noi a Santiago dopo percorsi più o meno lunghi, dalle provenienze più diverse con una preponderanza di spagnoli, italiani e portoghesi.
Guardandomi intorno non ho potuto fare a meno di notare che io, Fausto e Fermo eravamo i più anziani e la cosa mi ha fatto piacere perché tutto sommato ce la siamo cavata senza particolari problemi nonostante l’età, il peso e la mancanza di precedenti esperienze.
Mi ha fatto sorridere la ragazza che mi ha registrato, dopo aver visto l’età sul foglio e le credenziali del Camino ha insistito parecchio con aria scettica sul fatto che io non avessi utilizzato i pullmann, alla fine , convinta, ha scritto il mio nome in latino sul diploma e me lo ha consegnato.
Ora la Compostela è già incorniciata e fa bella mostra di se nel mio soggiorno.
Con Fausto, Fermo e qualche altro allegro sessantenne ed ultra abbiamo già deciso di rifare il Camino il prossimo anno, magari aumentando i chilometri e facendo un altro sentiero.
Perché?
Perché la prima volta si è mossi dalla curiosità, dalla sfida con se stessi, dalla verifica della possibilità di vivere ad un ritmo più umano, dalla necessità di staccare, dalla conoscenza più o meno approfondita della storia della Via Lattea.
La seconda, per me, è perché questa esperienza mi ha cambiato dentro, lo stare con se stessi lungo il cammino, riflettere sulle alternative offerte dalla vita, le scelte giuste e sbagliate, la revisione dei propri convincimenti, la ricerca della propria spiritualità , il pensare a persone, episodi, parole, gesti, luoghi che in questa vita che sta per volgere all’ultimo periodo sono state dei cardini, elaborare il pensiero secondo schemi alternativi sulla propria esistenza, ecco questa è la motivazione forte che mi spinge ad una seconda esperienza.
L’aspetto anche ludico del viaggio (la zingarata), le discussioni a volte serie altre meno con i compagni di viaggio, servono per darsi forza durante la fatica , ma non sono le cose più importanti, la forza che io Fausto e Fermo abbiamo trovato durante il Camino è stata di tipo interiore ed oggi credo che nella vita quotidiana il nostro reagire sarà diverso, la dimensione interiorizzata è stata una assoluta scoperta.
Un grazie di cuore a Fermo e Fausto che mi hanno coinvolto in questa esperienza ed a Mariuccia, Margherita e Mariella (le nostre stupende mogli) che non ci hanno ostacolato e ci sono state vicine durante i quotidiani resoconti telefonici.

Il Credente
NON PERVENUTO (forse in fase di elaborazione)

Pensieri (agnostici) in Cammino
Nelle uniche due sere limpide e nel buio totale, ho visto in tutto il suo splendore la via Lattea e ho avuto la visione "dell'amor che move il sole e l'altre stelle" come dice Dante nel paradiso, la forza poderosa che pervade l'universo.
Il cammino di Santiago anche nei brevi giorni che abbiamo passato condivendo la improba fatica del camminare, ha fatto sedimentare le ansie contingenti ed emergere il valore e la forza di ciascuno nella determinazione di arrivare ad una meta comune, sicuramente più difficilmente raggiungibile da soli.
Sul cammino non si è mai soli, ed anche il semplice saluto che ci si scambia: Buen camino! ci rende partecipi di una forza che spinge tutti ad andare avanti insieme.

Ringraziamenti:A Grazia-tour Espana per la preziosa traduzione di ‘calzada cortada con desvio” e per i consigli telefonici dispensati alle 23,00 sui locali di Valladolid: purtroppo andati a vuoto per eccesso di avventori.
Ad Alessandro per la preoccupata partecipazione all’evento: ribadisco che abbiamo solo sfiorato il pronto soccorso a Valladolid e non siamo stati ricoverati neppure un minuto nel manicomio di Santiago (anche perché non ci siamo fatti prendere).
A Margherita per i messaggi di felicitazioni all’arrivo a Santiago ma anche per la valigia extra peso che ci è costata 60 euro in più all’andata ma che abbiamo svuotato buttando tutto al ritorno.
A Mariella e Maria per l'amorosa presa in giro iniziale che pungolandoci ci ha deciso ad andare, per la trepida partecipazione durante il percorso e la festosa accoglienza da eroi nell'insperato ritorno.
E' stata una bella avventura!

Da Finisterra a Valladolid e ritorno a casa venerdì 28

Ciao Finisterre




L'auto canta nella luce ancora incerta dell'alba e le strade sono vuote e bellissime, ci fermiamo dopo un'oretta in uno dei rari bar aperti sulla strada a fare colazione.
Poi imbocchiamo l'autostrada a pagamento per La Coruna e vicino all'aeroporto riprendiamo la favolosa A6 superstrada dell'andata.

Usciamo a Ponferrada per l'interruzione (cortada calzada) e ci facciamo un maxi panino con prosciutto e aranciata.Daniele prende il volante e con qualche deviazione per fotografie a Mota do Marques arriviamo a Valladolid dove con le indicazioni di un tassista arriviamo al nostro 5 stelle: Palacio de Ana sulla riva del rio Pisuerga.

Super: doccia, panni stesi alla finestra e alle 3 pranzo eccellente con vino tinto freddo!


Fermo e Daniele si ritirano in camera e io esco alle 18 con l'auto e faccio un giro in centro.





Parcheggio in plaza de Espana e rivedo i luoghi che avevo visitato moltissimi anni fa:

San Benito, la Cattedrale ciclopica , il Palacio Real e la Plaza Major. La città vecchia è sempre bella, ed anche i nuovi quartieri sono ben curati anche se pieni di enormi palazzi con vie larghe ed alberate. Ovunque cartelloni di appartamenti in vendita.

Soddisfatto torno in albergo dopo un giro vizioso in questa parte nuova della città.






Sono le 20,30 e decidiamo di riuscire tutti per una birra e andiamo in plaza major. Poi partiamo alla ricerca di una pizzeria e giriamo a piedi tutto il centro, con Fermo acciaccato ad un piede perchè è finito di peso in una buca del marciapiede. Neppure l'aiuto telefonico di Grazia riesce a farci trovare la pizzeria e quindi torniamo direttamente in albergo.

Bella notte piena di sogni , al mattino rimpinziamo i sacchi e svuotiamo la valigia evitando il costosissimo extra peso, andiamo all'aeroporto , consegnamo l'auto e ci imbarchiamo!a mezzogiorno siamo a Bergamo felici e contenti.!

Da Santiago a Finisterra - mercoledì 26 pomeriggio











Finita la parte 'sacra' del Camino e ancora un po' scombussolati per le emozioni della mattinata, ci siamo concessi un panino nella parte vecchia di Santiago , poi abbiamo preso un bus per l'aeroporto e abbiamo recuperato l'auto.

Via verso capo Finisterre con io che guido, Fermo che fa il navigatore titubante e Daniele che nel dormiveglia critica tutte e due !
Troviamo il bandolo della matassa per uscire da Santiago e imbocchiamo strade bellissime e per nulla trafficate che ci portano dopo 90 kilometri alla meta attraversando nell'ultima parte dei bellissimi posti di mare!
Fermo, mentre osserviamo il panorama da un belvedere lungo la strada, dichiara incautamente che se vedrà anche lì pellegrini con lo zaino, scenderà dall’auto e con il suo zaino a spalla tornerà a piedi a Santiago! Due minuti dopo avvistiamo due pellegrini in cammino sulla riva scoscesa verso Finisterre. Minchia!! Esclama sbalordito…… ma si riprende subito: lo farò ……..l’anno…… prossimo!
Siamo al Km zero del camino dove anche la strada finisce.




Fatichiamo a trovare un parcheggio ma poi, ben coperti dal vento freddo che tira dal mare e non riesce a spostare le nuvole basse sulle montagne andiamo al faro altissimo a precipizio sul mare.








Molto bello e ci fotografiamo tutti. Al ritorno Fermo ci porta in una caletta dove c'è un ristorante che affitta camere, pulite ma modeste la notte e ci promette la paella di pescado eccezionale per cena! Affare fatto.




Ceniamo divinamente con granchi, astice, frutti di mare, cozze nella paella buonissima.Pioviggina e questo ci fa dormire bene!.




Fermo si siede di fronte al mare e si gode il fresco mentre piove fino fino.




Sveglia alle 6,30 e partenza immediata senza colazione per Valladolid.

Da Arzuà a Lavacolla - martedì 25 agosto

Riprendiamo l'auto caricando la valigia che si va riempiendo di biancheria sporca e torniamo ad Arzuà, parcheggiamo in centro, prendiamo gli zaini e riprendiamo il cammino. C'è un forte nebbione e quando si entra nel bosco l'umidità che si condensa sulle foglie mosse dal vento, genera una vera pioggia sui pellegrini.
Intanto si respira il profumo degli eucalipti che compongono queste foreste. Durante la traversata del bosco, incontriamo Jaime ed Enrique di Madrid, il primo seminarista del movimento mariano di Schoenstatt, ha 35 anni ed una laurea in ingegneria, il secondo lo accompagna nel camino. Parliamo un poco della sua vocazione e del movimento di cui è parte e nel quale diverrà sacerdote tra un paio di anni e della sua concezione del cristianesimo.
Poi loro si fermano e noi proseguiamo. Quando ci fermiamo per rifocillarci dividiamo il cioccolato con una ragazza di Ferrara partita da Leon (11 giorni fa) ed una bella francese di colore partita 29 giorni prima da Saint Jean de Port. Ci complimentiamo! La tappa è lunga e facile, per cui quando arriviamo a o Pino dove avevamo in programma di fermarci, decidiamo di proseguire per avvicinarci il più possibile a Santiago che dista solo 18 Km. Abbiamo fame e dopo la settima ora di cammino chiediamo ad una signora in un cortile dove possiamo trovare un ristorante. Medio kilometro a la derecha sulla carretera. Infatti usciamo dal cammino e proseguiamo sulla strada fino al ristorante 'Che' dove mangiamo bene. Fermo, vorrebbe prendere le camere qui, ma a me e Daniele non piace molto per cui lo convinciamo e continuiamo il cammino. Oibò in cima alla salita siamo all'aeroporto di Santiago! Io mi fermo attendo il bus per tornare ad Arzuà e riprendere l'auto mentre i miei due compagni continuano per un'ora fino al paese di Lavacolla. Li raccolgo a ritorno e ci facciamo dare tre habitaciones nell'hotel 'Camino Giacobeo' a 56 euro a notte e minibar gratis!. Praticamente oggi abbiamo percorso circa 30 Km in 8 ore.I miei due compagni si abbattono in camera e mi danno appuntamento per l'indomani. Io faccio un giro in auto fino a Santiago e vedo le guglie della cattedrale in lontananza, ma non entro in città e torno all'hotel, poi vado a cena da solo al ristorante: purtroppo prendo delle costolette di agnello: chuletas de cordero piene di aglio che non digerisco e mi fanno passare una notte infernale!Comunque saccheggio il minibar !
Al mattino sveglia alle 6,30, colazione abbondante, il cielo è scuro e minaccia pioggia.

Da Palas de Rey ad Arzuà lunedì 24 agosto









Lasciata l'auto sulla statale in pochi minuti
raggiungiamo il paese di Boroxeira dove riprendiamo il camino. Fino a Melide è tutto pianeggiante e si passa davanti alla zona industriale. In città ci riforniamo di cioccolato e wafers e poi riprendiamo di buona lena ed siamo felici e speranzosi quando vediamo che mancano solo 8 Km ad Arzuà.

Ci fermiamo in un'area di sosta, ci rifocilliamo e.... comincia il calvario: 3 valli da valicare con dislivelli notevoli, l'ultima è la più canaglia, dopo mezz'ora di salita, siamo in ci..ma , quasi, dopo la curva cieca un ulteriore strappetto micidiale. In salita faccio fatica ma vado, ma le discese sono una sofferenza. Perchè non ho portato uno skate o gli scarponcini da montagna?


Quando entriamo in Arzuà dopo 7 ore di marcia, inizia a piovere forte e ci mettiamo il key-way. Fermo ha una mantellina larga come un appartamento e sembra proprio cappuccettone rosso. Lo mettiamo in guardia dal lupo cattivo che incontrerà nel bosco! Dopo un poco chiediamo a varie persone che infine ci indirizzano alla vicina chiesa per il 'sello' che apponiamo da soli alla nostra credenziale e poi subito troviamo un buon ristorante in centro, il Venus, dove ci rifugiamo e pranziamo veramente bene! Poi verso le cinque chiamiamo un taxi che ci riaccompagna al punto in cui la mattina abbiamo lasciato la macchina e ritorniamo alla cabana a Palas de Rey.

Doccia, relax e la sera ritorniamo al Venus per la paella che Daniele aveva adocchiato a pranzo, ma è un piatto precotto ed è una delusione.

Bene, la giornata è finita e si sta rasserenando, dormiamo come papi. (Sua Santità, non Berlusconi)


Sveglia alle 6,30, colazione alle 7,20 con brioche gigante, pane durissimo, burro e marmellata, caffè con leche.



Da Portomarin a Palas de rey: domenica 23 agosto

Vista dal cavalcone all'alba


Dopo colazione scendiamo al cavalcone sul lago che attraversiamo inerpicandoci sull'altra sponda mentre albeggia alle 7,30. La prima parte del cammino è in mezzo alle nebbie ma poi a metà mattino il sole splende. I primi 10 Km sono relativamente facili, ma poi iniziano salite e discese molto lunghe e con dislivelli impressionanti. Siamo accompagnati da molti pellegrini a piedi ed in bicicletta. Le bicilette sono eccellenti in discesa, ma nelle salite molto spesso devono lasciare il cammino per la strada asfaltata. In salita vado bene, ma in discesa le punte delle dita si massacrano contro la scarpetta e devo mettere i sandali per poter camminare. Daniele invece va benissimo in pianura e Fermo ovviamente in discesa. Ci rifocilliamo a metà giornata e facciamo scorta di acqua fresca. Mangiamo anche due barrette ed un po' di cioccolato .














Dopo 6/7 ore di cammino però ho le dita dei piedi che fanno malissimo ed ogni passo è una sofferenza. Il camino prosegue sulla strada e poi ritorna nei sentieri non asfaltati.
Prima di entrare in Palas de rey troviamo per fortuna sulla destra dopo l'albergue dei pellegrini, il resort 'la cabana' dove prendiamo tre belle stanze (habitaciones) e ci liberiamo dello zaino e delle scarpe. Docciati scendiamo al bar-ristorante dove mangiamo insalata e hamburger con tanta cerveza!
Alle sei e mezzo, Daniele ha recuperato l'auto con la quale scendiamo in centro in ciabatte e ci facciamo mettere il sello nella chiesa parrocchiale. Dopo aver atteso invano che iniziasse la messa domenicale per Fermo, decidiamo di ispezionare il cammino del giorno successivo: Palas de rey, Melide, Arzuà di 28 km. Ci impressioniamo e decidiamo di saltare i primi inutili 4 Km in uscita dal paese e di attaccare il cammino dopo il castello di Pambre. Torniamo notando la noiosa domenica pomeriggio della provincia Galiziana: bar pieni di sfaccendati e famigliole a passeggio sul corso.
Parchissima cena dove pensavo di aver ordinato un gallo alla brace ed invece ho dovuto mangiare un pesce simile alla sogliola.
Salviettine di autan per le zanzare che girano in camera fameliche e tutti a letto!Confermiamo la camera anche per la sera successiva e così possiamo portare gli zaini più leggeri, con il solo cambio biancheria, i sandali ed il key-way.
Che bella dormita: alle 6,30 sveglia, toeletta, colazione alle 7,15 quando aprono il bar, rifornimento d'acqua e sali e partenza in auto fin dopo Pambre dove parcheggiamo, zaino in spalla e si procede verso Melide ed Arzuà.






Inizia il camino: da Sarrìa a Portomarin sabato 22








Dopo la colazione, alle 8,00 lasciamo l'auto alla stazione dei bus e ci incamminiamo ben carichi facendo un giro largo in città seguendo i cartelli per le auto, per poi scoprire che il camino a piedi parte dal centro storico dove troviamo il primo segnale: una freccia gialla che ci accompagnerà ovunque insieme ai cippi miliari con segnati i km che mancano a Santiago: il primo cippo che vediamo segna 111 Km. La strada campestre passa sotto gli altissimi pilastri dell'autostrada e si inoltre nei boschi e campi a est di Sarrìa. Cominciamo bene! un'erta salita nel bosco ci ricorda immediatamente 'esta selva selvaggia, et aspra e forte' della Divina Commedia con alberi enormi dai tronchi contorti dove arranchiamo insieme ad un ciclista in mountain bike. Dopo mezz'ora di salita sbuchiamo in alto nel tipico paesaggio galiziano: fattorie isolate sui declivi collegate da una rete di strade campestri in parte asfaltate. Avvicinandoci siamo assaliti a tratti dall'odore acre e pungente di fieno che fermenta e da quello del bestiame. Questi odori 'forti' ai quali ci abituiamo piano piano, ci accompagneranno lungo tutto il cammino così come il sole dietro le spalle al mattino e davanti a noi alla sera. Il cielo si illimpidisce ed il sole brilla verso le 11 ma la temperatura resta molto gradevole, anche una erta e sconnessa mulattiera che si erge davanti a noi viene superata di buon passo saltando di sasso in sasso. Veniamo superati da veloci coppie e gruppetti di pellegrini che però ripassiamo inesorabilmente con il nostro passo uniforme e continuo. incontriamo una mandria che va al pascolo: Toma, toma! è il comando che la madriana lancia per indirizzare le sue mucche al pascolo.






Non facciamo soste se non per bere e dopo 6 ore di marcia, varie salite alcune impervie e faticose discese nelle valli scendiamo a Portomarin, passiamo sul ponte che attraversa il lago e risaliamo sul lato opposto. Lasciamo gli zaini a Fermo sotto un albero ed io e Daniele entriamo nel paese trovando immediatamente un albergo dove ohimè, per 30 euro prendiamo una stanza a 3 letti fidando che la stanchezza ci farà dormire come sassi.





Ci liberiamo degli zaini, facciamo una bella doccia, e con il passo del pellegrino stanchi ed in ciabatte andiamo sulla piazza pricipale e io e Fermo insieme ad una cerveza grande mangiamo una 'racione': Insalata , jamon serrano con melon e un piatto di polpo alla Galliega . Squisito! Daniele che è andato in taxi a riprendere la macchina a Sarrìa arriva più tardi e si fa un bocadillo con coca cola all'altro bar sotto i portici!

Incredibile marciamo a 4 Km l'ora di media e Daniele al ritorno in auto si è reso conto della notevolissima distanza percorsa, 24 Km.


Portomarin ha una bella piazza con la chiesa-fortezza ricostruita dopo il trasloco di tutto il paese dal fondovalle sommerso dal lago artificiale generato da una diga costruita negli anni 60. Ci facciamo mettere i timbri 'sellos' sulla credenziale nella chiesa dedicata a San Nicola che visitiamo e chiamiamo casa seduti sul muretto.
Recuperiamo il rasoio e lo spazzolino dalla valigia in macchina e andiamo a riposare. Più tardi scendiamo al Mirador dove ceniamo sulla terrazza davanti alla valle con il lago sottostante.
Passeggiando torniamo in camera e ci apprestiamo a dormire.
Si addormentano subito Daniele e Fermo ed inizia il concerto. Sono diffidato dall'usare il ventolin e quindi cerco di smuoverli, ma Fermo non si sveglia neppure quando gli tiro le gambe e Daniele è solo un poco più reattivo. Comunque disperato, esco dalla camera e vado nella hall per chiedere una stanza aggiuntiva ma l'hotel è sguarnito di notte e così mi metto su di una poltrona e sonnecchio fino alle 3. Poi torno in camera e sono talmente stanco che cado in un sonno profondo e mi metto a russare anch'io.
Al mattino sveglia alle 6,30 e tutti ci lamentiamo del russare degli altri: d'ora in poi camere separate!








il viaggio da Bergamo a Samos e Sarrìa: 21 agosto















L'aereo atterra all'aeroporto a circa 20 Km da Valladolid in perfetto orario e scopriamo una temperatura notevolmente fresca, circa di 20 gradi alle 10 del mattino. Con l'auto a noleggio, una Fiat Bravo molto usata, imbocchiamo l' autostrada A6 che si rivela completamente gratuita e facciamo 300 Km con poco traffico fino a Ponferrada passando dalla pianura della Castilla ai monti della Galicia. Siamo già sul cammino di Santiago e scorgiamo i primi pellegrini in marcia ai lati della strada con i loro zaini e cominciamo a preoccuparci per quello che ci aspetta. Facciamo il famoso passo di O Cebreiro comodi comodi (oltre 8 Km di salita fino ai 1000 metri) e scendiamo a Samos, altra tappa del camino dove ci fermiamo a pranzo in un ottimo ed economico ristorante (baccalà a la plancha per Daniele e churrasco per me e Fermo dopo una buonissima insalata mixta e un piatto di affettati buonissimi per 12 euro a testa con vino caffè e aguardiente con herbas!).

Ecco il monastero di Samos



Guardiamo all'interno del convento l'albergue dove accolgono i pellegrini ed è uno stanzone con letti a castello dove già sono accomodati alcuni ragazzi che incrociamo sulla via in ciabatte, con la tipica andatura del pellegrino stanco che da domani sarà anche la nostra: si cammina come sulle uova, a gambe aperte trascinando dolorosamente i piedi . Eppure durante la giornata il passo è vigoroso e sicuro! Misteri che ci saranno svelati dopo il primo giorno di cammino.
Arriviamo a Sarria e andiamo in albergo: in centro, condizionato ottimo e giriamo un poco per la cittadina e scopriamo la stazione dei Bus e la parte antica. Ci facciamo mettere il sello (timbro) dall'albergo e poi andiamo alla chiesa di Santa Marina dove facciamo mettere il primo sello ecclesiastico di inizio del cammino.




La sera ritorniamo nel centro storico sul colle e ceniamo nella caratteristica via centrale dove dopo una lunga attesa, ci viene servita una buona cena da un simpatico giovane ex marinaio della marina spagnola, che dopo 4 anni di servizio su una fregata in giro per il mondo aspetta la chiamata per l'assunzione nella guardia civil. Conosce tutti i più importanti porti italiani e ci tratta con particolare cortesia.



Tutti a nanna, io e Daniele dormiamo, o meglio russiamo 'more uxorio' mentre Fermo russa in una camera singola. Daniele si addormenta prima di me e russa forte, dopo vari tentativi di fargli cambiare posizione ho un colpo di genio e gli spruzzo un po' di ventolin sul naso: funziona!! e finalmente riesco ad addormentarmi anch'io. Notte lunga e sveglia alle 6,30, quando il sonno è ancora forte. Il cielo è leggermente nuvoloso e fa decisamente freddo!

prologo: allenamento sull'Adda




L'allenamento: partiamo dal santuario della Concesa di Trezzo d'Adda alle 8,30 del mattino, variamente affardellati: Fermo con lo zaino della Giovanna, Daniele con il nuovo Quechua ipertecnologico come il mio nuovissimo Vaude da 40+10 litri e camminiamo con l'obiettivo del ponte di Paderno chiacchierando in allegria e al fresco. La strada del fiume è molto varia e proseguiamo come acrobati su un muretto tra il canale ed il fiume quando la strada si interrompe per lavori di messa in sicurezza da caduta massi.
Arrivati finalmente in vista del maestoso ponte di Paderno all'una e respinta ai voti la proposta di sosta con pranzo al Toscano, ci rinfreschiamo i piedi nel fiume e poi riprendiamo il ritorno. La temperatura è oltre i 35 gradi e cominciamo a soffrire. Arriviamo alle 4 alla centrale di Trezzo dove ci rifocilliamo con gelato e birra. Durante il cammino incontriamo pescatori, ciclisti, pensionati e cassintegrati con i quali scambiamo quattro chiacchiere vicino alla fonte a metà cammino.
La prova è superata, abbiamo camminato per 6-7 ore facendo circa 24 Km, ma io scopro tre bolle sotto le dita dei piedi, che devo bucare, disinfettare e coprire con i cerotti appositi: i compeed che sono una seconda pelle. Non avevo asciugato bene i piedi dopo il bagno.
Ho deciso di prendere uno zaino più piccolo e dei sandali da trekking aperti. E sbaglio a scegliere le scarpe: invece degli scarponcini da montagna che sono necessari soprattutto in discesa per non martirizzare le dita dei piedi, le sperimentate scarpettine da corsa che pur essendo leggerissime saranno la causa dei futuri mali ai piedi nelle discese ripide. Inoltre confermiamo l'importanza di avere sempre una scorta d'acqua magari arricchita con i sali di cui Fermo è un distributore generoso, e una pomata come la Calendula contro le irritazioni e escoriazioni varie.
Daniele è in forma e Fermo anche. Siamo pronti a partire! Decidiamo di portarci una valigia in comune che lasceremo sull'auto per alleggerire un po' gli zaini. La valigia ci costerà 100 euro di trasporto: 40 per averla richiesta dopo la conferma del biglietto e 60 per extra-peso di 4 kg al momento dell'imbarco. Che cosa ha messo Margherita di così pesante nella valigia per il suo Fermo? Al ritorno metteremo tutto il possibile negli zaini caricati come bagaglio a mano e anche così la valigia pesa 14,5 Kg vicinissima al limite della Ryan Air.

mercoledì 2 settembre 2009

Cominciamo dalla fine! l'arrivo a Santiago

Siamo tornati dal cammino di Santiago da qualche giorno, ma il ricordo della tempesta di emozioni - inaspettate - che ci ha colto sui gradini del palazzo di fronte alla cattedrale di Santiago commuovendoci fino alle lacrime, fa rivivere fortissime quelle sensazioni. Eppure la mattinata era stata tranquillissima: partiti da Lavacolla con solo 2 ore di cammino eravamo saliti sotto un leggera pioggia sul monte di Gozo e la vista di Santiago immersa nella foschia non ci aveva emozionato, anche perchè non riuscivamo a scorgere nella skyline le torri della cattedrale. L'attraversamento dei sobborghi è decisamente anonimo così come il caffè in cui abbiamo fatto sosta per la colazione, ma all'entrata nella città vecchia cambia improvvisamente l'atmosfera ed il passo si fa più spedito e sicuro. Quando siamo sbucati nella piccola piazza sul retro della cattedrale, abbiamo sentito l'aria sulla quarta corda di Bach suonato da tre artisti da strada. Abbiamo posato gli zaini e ci siamo seduti sugli scalini in preda ad un'emozione indescrivibile e bellissima: i quattro giorni di fatica per arrivare lì si sono condensati dentro di noi e si sono sciolti in un pianto liberatorio! La forte emozione mescolava il rimpianto per aver concluso l'avventura e la felicità per aver raggiunto la meta. Grande! Quando ci siamo ripresi siamo scesi nella piazza davanti alla imponente facciata principale e lì abbiamo ritrovato Jaime ed Henrique, che ci avevano fatto compagnia per un tratto il giorno prima! Ci siamo abbracciati tutti con affetto partecipi delle stesse intense emozioni. Eppure ciascuno di noi con storie e convinzioni molto diverse e con noi centinaia di pellegrini con centinaia di storie.........
Devo dire che il rituale abbraccio alla statua dell'Apostolo sopra l'altare e la visita alla sua urna argentata al di sotto sono stati vissuti da me come un atto dovuto senza troppe emozioni. Invece la Messa solenne del Pellegrino a mezzogiorno, con i canti in latino e la bella dizione spagnola del celebrante circondato da una corte di concelebranti è stata molto toccante, così come il canto splendido della suora che con voce stupenda ha intonato l'inno al santo, risvegliandomi i ricordi di bambino e chierichetto. La corsa alla Compostela, l'attestato in latino del viaggio, rilasciata nella casa del pellegrino, ha chiuso la parte sacra del camino che si era aperta con l'arrivo a Valladolid da Bergamo con il volo Ryan Air del mattino di venerdì 26 agosto.