martedì 29 dicembre 2009

Eduardo....move me!




Che bel modo di svegliarsi.......da grande voglio fare il postino ed a tempo perso anche il DJ  a Beverly Hills! Ovviamente mi chiamerò Eduardo solo per vivere il momento in cui la Bella mi chiederà: Eduardo... move me!
Grazie Daniela, è proprio un video bellissimo, vedendo il film non avevo notato questo insieme di chicche fantastiche.


vai alla pagina di youtube


https://www.youtube.com/watch?v=hC5zJLc0uwQ

Ricordo di un gigante

Università Bocconi, la mia prima lezione da matricola di Matematica Generale tenuta dal chiarissimo prof. Ricci in un'aula magna al completo. Il professore, con tono declamatorio descrive la formula che sta scrivendo sulla lavagna: uno al cuubo, più due al cuubo, più tre al cuubo, ......., più enne al cuubo; poi si rivolge alla platea e chiede: e vooi che cosa mi diite? A questa domanda tutte le centinaia di studenti presenti rispondono serissimi in coro: di andaare - a daare via-  il cuubo, professore!!!!!!!!! Senza scomporsi Ricci rivolgendo uno sguardo ironico a tutti noi scoppiati in una goliardica risata: braviii! vi aspetto tuutti quiii per gli esaami!
Cose d'altri tempi.

lunedì 28 dicembre 2009

Io ho sempre diciott'anni!!


Un giorno ho fatto visita a mio nonno Elia, al suo negozio di città. Aveva  95 anni e si avviava baldanzoso a superare i 100. A proposito, questa foto lo ritrae alla festa dei suoi cento anni! Ci siamo appoggiati al muro riscaldati dal sole a guardare la gente che passava sul marciapiede e chiacchieravamo del più e del meno. Mio nonno argomentava sui suoi malanni e soprattutto sul fatto che le gambe non lo reggevano più come una volta e che a breve avrebbe dovuto purtroppo usare sempre il bastone. Riteneva questo fatto un segno di invecchiamento intollerabile e ne era molto dispiaciuto.
Ma quando gli è passata davanti una bellissima e giovane signora l'ho visto improvvisamente dritto e ringiovanito alzare il cappello per salutarla con un sorriso, e mentre si allontanava seguita dai nostri sguardi il nonno mi ha sibilato: ah, se avessi quindici anni di meno.... Ridendo gli ho fatto il conto: avresti 80 anni e cosa penseresti di fare? Mi ha guardato serissimo dicendo che a 80 anni lui andava in bicicletta, che fino agli 85 si sentiva un leone e qualche zampata era ancora pronto a distribuirla, mentre ora... a quel punto si è interrotto, mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto ridendo toccandosi con l'indice la fronte: ricordati che io qui dentro ho sempre 18 anni!

I miei nonni Pietro e Carolina
Quella frase l'avevo sentita molto tempo prima anche dalla mia amatissima nonna materna Carolina detta Carolì  mentre mi raccontava episodi della sua non facile vita; del primo marito debole e malato, dell'asino unico suo bene e di mio nonno Pietro, ardito del Piave  durante la prima guerra mondiale e poi sempre pronto per spirito d'avventura ad abbandonarla con le 4 figlie piccole e l'osteria per andare in Africa Orientale a costruire strade. Nonno che quando era ubriaco parlava di Macallè, Amba Aradam, Amba Alagi come fossero vie dietro casa e che scorrazzava in giro per il paese noi nipotini sul suo triciclo spinto dal motorino del Velosolex facendo impazzire noi di gioia e le nostre mamme di paura.
Io ricordo la nonna sempre con un vestito nero, il grembiule bianco da negoziante ed i capelli  bianchi naturali portati a crocchia sulla nuca . Non dimenticherò mai il suo sguardo che mi ha fulminato quando, non ricordo  a che proposito, ho esclamato: ma nonna, ma tu sei vecchia! In dialetto stretto mi ha indicato la fronte e mi ha detto con forza: qui dentro, io,  ho sempre 18 anni ! (Che dedét, mé, go semper desdott agn!).

Tutti sono vissuti con i diciott'anni nella mente e nel cuore e ci hanno lasciato, nonno Elia a 102 anni, nonna Carolì a 83 anni  e nonno Pietro a 66. Hanno accettato la fine della vita naturalmente, quasi con sollievo dopo tante fatiche, eliminando con la loro forza d'animo dalle nostre menti la paura che ci angosciava. Mi hanno chiamato al capezzale, mi hanno annunciato che di lì a poco non li avrei più visti,  si sono fatti abbracciare forte e a lungo un'ultima volta da noi nipoti e poi dopo qualche giorno hanno chiuso gli occhi lasciandoci sereni senza paure davanti al mistero della fine della vita.... ma me li sento ancora vicini.... anche perchè anch'io, come loro,  ho sempre 18 anni !!!!

domenica 27 dicembre 2009

L'importanza della 'consecutio temporum'





Mariella alle elementari


Antipatia e simpatia
Chissà come e chissà perchè, alcune persone, malgrado tutte le loro e le mie buone intenzioni, qualsiasi cosa facciano, mi indispongono e mi stanno antipatiche, confermando un pregiudizio avvertito istintivamente a pelle fin dal primo contatto. A volte è un sentimento reciproco altre volte è unilaterale e in questo caso spesso diviene quasi un senso di colpa anche perchè è impossibile mascherarlo. Infatti a volte si scoprono situazioni di imprevista ostilità con persone insospettabili.
Una cosa che mi ha molto colpito in una delle mie prime esperienze di lavoro, è una situazione generata da un gesto che ritenevo di pura cortesia.  Normalmente all'arrivo sul posto di lavoro passavo volentieri a salutare i colleghi degli uffici vicini al mio prima di iniziare l'attività giornaliera .... fino a quando ho sentito qualcuno, che non sapeva di essere ascoltato,  dire ad altri: ecco che arriva lo str.... a controllarci!
Così con il tempo ho imparato a capire di più il punto di vista degli altri e ad accettarlo come un dato di fatto, come si accettano la pioggia ed il sole.

Inversamente con gli amici è naturale accalorarsi sui disaccordi, sapendo che comunque ognuno resterà del proprio parere, ma l'amicizia è proprio il riconoscersi l'un l'altro con le proprie diversità conservando la stima e l'affetto reciproco.
Diverso è l'atteggiamento verso persone che misurano tutto sul proprio ego senza alcun sospetto delle ragioni altrui, salvo poi, nelle stesse condizioni, ribaltare il proprio agire opportunisticamente assumendo atteggiamenti indifendibili.
E' la nemesi del povero che diviene ricco, dell'operaio che diviene imprenditore, del subordinato che diviene capo etc.etc. la sindrome del potere.
E' comunque sempre più facile vedere la pagliuzza nell'occhio del prossimo che la trave nel proprio.
A volte mi dicono che ho modi arroganti ma in realtà sono semplicemente timido! (Mame non ridere!!)
La 'consecutio temporum'
Un po' di sano snobismo come tutti quelli che hanno fatto il collegio Sant'Alessandro o la Bocconi così come per le ragazze che hanno frequentato la Capitanio e la Cattolica.
In pratica significa ... conoscere la consecutio temporum, l'uso corretto dei congiuntivi e riconoscersi così in un'elite di fatto.
Liceo Classico Capitanio anni '6o (c'è anche il mio amore!)
E questo malgrado la spinta egualitaria, la critica all'autoritarismo ed al nozionismo, l'apertura democratica e ribelle dei nostri anni sessanta, quando tutte le vecchie convenzioni sociali sono state stravolte.
Saper parlare e scrivere correttamente la propria lingua, conoscere la storia e la geografia, riconoscersi recitando a memoria  brani classici e poesie, ci fa partecipi di una di cultura comune, che apprezza sia il sapere tout court che il saper fare. Non ci facciamo abbagliare dalle apparenze ed al parvenu che si presenta con la  Porsche preferiamo l'amico vero che arriva in bicicletta. Siamo maturati insieme e riusciamo a riconoscerci al volo come appartenenti alla stessa tribù, per cui ricchi o meno ricchi ci rispettiamo e siamo sempre aperti ad aiutarci reciprocamente volentieri e nelle situazioni più disparate.
Il rispetto è un valore.
Dogma n. 1: ogni persona al mondo ha qualità e talenti da esprimere e deve essere rispettata nella sua individualità. Mio padre ci diceva sempre: litiga arrabbiati ma conserva sempre il rispetto per gli altri se vuoi essere rispettato.
Ricordo che alle elementari io ero considerato molto bravo anche perchè leggendo molto, riuscivo ad esprimermi in italiano meglio di altri miei compagni, che perciò guardavo con una certa sufficienza. Tutta la mia infantile arroganza subì fortunatamente un duro colpo quando la maestra ci assegnò il compito di realizzare un oggetto di creta a nostra scelta. Le uniche cose che pensai e riuscii a modellare furono una mela ed una pera striminzite, mentre il mio compagno Sandro, che era all'ultimo posto nei temi di italiano, creò una stupenda nave a vela impartendomi una lezione di vita che non ho mai dimenticato.....   l'eccellenza in un ambito è sempre compensata da mediocrità in altri e viceversa. In effetti Sandro, avrebbe confermato le proprie grandi qualità nel lavoro, prima di scomparire prematuramente in un incidente stradale.
In piedi e fate il tifo......

Mi è rimasto molto impresso il film Il colpo vincente, la storia vera di una squadra di basket universitaria di paese, che arriva a vincere il campionato dello stato dell'Indiana negli anni cinquanta. Nella trama si rivelano fondamentali per la vittoria, oltre al campione superdotato ed i giocatori bravi, anche l'ultimo panchinaro imbranato e l'ex allenatore fallito e ubriacone, che nella lunga strada alla vetta danno un loro determinante contributo... (Hoosiers è il nome degli abitanti dell'Indiana)

La comunicazione
Oltre alla forma è necessaria la sostanza.
Una cosa che mi pesa è perdere tempo per la logorrea vanesia di qualcuno che parla...per parlare ma senza un obiettivo nè un messaggio da comunicare. Soprattutto mi indispongo quando una persona si inserisce in un colloquio con osservazioni inopportune senza alcuna attinenza al discorso, disturbando il dialogo degli altri. A volte capita, ma basta ascoltare gli altri prima di intervenire. Abituarsi a pensare prima di parlare  permette  di elaborare il messaggio da condividere con l'interlocutore per dare sostanza al proprio discorso; iniziare riassumendo il pensiero dell'altro aiuta a entrare in sintonia e permette di partire da punti comuni per sviluppare le proprie argomentazioni. Concisione e chiarezza fanno risparmiare tempo ed evitano fraintendimenti, parlare troppo è sempre sbagliato e controproducente.
Ci vuole anche naturalezza ed empatia ma soprattutto bisogna avere qualcosa da dire. In realtà per comunicare efficacemente esistono anche tecniche sperimentate che vengono insegnate in appositi corsi.
Già presso i romani, dal rhetor si studiava eloquenza, l'arte di costruire discorsi per gli usi più varii (giudiziari e politici innanzitutto). Per far questo occorreva conoscere il diritto, la storia dell'eloquenza, la filosofia.
Nel medioevo queste discipline  facevano parte delle Arti del Trivio (artes sermocinales):
grammatica
retorica
dialettica
che venivano insegnate insieme alle Arti del Quadrivio (artes reales):
aritmetica
geometria
astronomia
musica
NIHIL SUB SOLE NOVI!




Il Natale arriva... quando arriva!


Anche quest’anno siamo stati sorpresi dal Natale … non preparati! Solo che, come dicono Cochi e Renato: il Natale arriva… quando arriva! Né prima né dopo. Le attività tradizionali ci attendono: presepio, albero, pranzi, regali,visite, auguri e inizia la corsa ad ostacoli con l’ansia di trovare qualche bella idea per i regali e congegnare un menu gradito a tutti senza ripetere cose già fatte. Come tutti sono molto felice quando vedo apprezzare una bella idea ma mi dispiace quando dopo tanto impegno non si centra l'obiettivo. Per fortuna il mio amore mi aiuta e tra una discussione e l’altra ci divertiamo un mondo.
Pranzo di Natale a casa nostra: siamo in sei, tocca a lei e a Margherita decidere tutto ed io faccio da supporto... e da sguattero!
Pranzo della Seconda da mia mamma: siamo in 15 e toccano a mia cognata gli antipasti, a mia sorella i tradizionali casoncelli ed a noi i secondi. Mariella cucina la punta ripiena mentre io devo preparare un secondo di pesce.
Faccio lo chef e di solito finisce che cucino in quantità da caserma e poi ci tocca mangiare gli avanzi per una settimana. Quest’anno il mio motto è: melius deficere quam abundare!
Per cui ognuno dei 15 piatti di pesce sarà così composto:
1 involtino di pesce spada alla siciliana
1 gamberone gigante sgusciato flambè
1 sarda a beccafico
Come contorno la zuppetta di lenticchie al granchio reale.

Cena dell’ultimo dell’anno, siamo in otto e dobbiamo pensare solo ai regalini di mezzanotte visto che siamo a casa di amici. Ovviamente devono essere cose simboliche di poco valore ma simpatiche.
Per le signore Mariella ha pensato a spille d’epoca che abbiamo scoperto in un negozietto di città alta mentre per i signori devo pensarci io. L’anno scorso avevamo trovato dei puzzles da 1000 pezzi che rappresentavano il panorama della Fara e sono stati graditi, ma quest’anno? Mi piacerebbe regalare i mitici occhiali a raggi x pubblicizzati sulla settimana enigmistica di tanti anni fa, che promettevano di vedere sotto i vestiti delle belle ragazze, ma non si trovano più. Aiuto!! Farò un giro ispiratore per i negozietti di città.


Miiiii  quanto nevica! Ho spalato un chilometro quadro di neve in cortile per uscire dal garage. Pochissime auto in giro, arrivo all'appuntamento con mezz'ora di ritardo e sono il secondo di cinque per cui per iniziare la riunione dobbiamo aspettare tutti gli altri e l'ultimo arriva un'ora tonda dopo l'ora stabilita giustificato naturaliter dallo stato delle strade. Ma  una spruzzata di neve di 20 centimetri non avrebbe certo fermato i bergamaschi d'antan! Siamo proprio dei nipotini degeneri : Oh tempora, o mores.

domenica 13 dicembre 2009

Ogni cosa ha il suo tempo


Ho riscoperto Gibran Kahlil nella mia biblioteca dove l'avevo riposto dopo averlo letto senza averlo capito parecchio tempo fa . E' un poeta e nel libro 'Il profeta' esplora la vita nelle sue manifestazioni quotidiane: la bellezza, la libertà , il dolore, i figli .... rispondendo a domande dirette:

E una donna che reggeva al seno un bambino disse: Parlaci dei figli
Ed egli disse:
I vostri figli non sono i vostri figli.
Sono i figli e le figlie della brama che la vita ha di sè.
Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi.
E benchè vivano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
Poichè essi hanno i loro pensieri.
Potete custodire i loro corpi ma non le loro anime.
Poichè le loro anime abitano nella casa del domani, che voi non potete visitare, neppure in sogno.
Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi.
Poichè la vita non procede a ritroso e non perde tempo con il passato.
Voi siete gli archi da cui i vostri figli sono lanciati come frecce viventi:
L'arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e con la sua forza vi tende affinchè le sue frecce vadano rapide e lontane .
Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'arciere.
Poichè Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l'immobilità dell'arco.
Questa riflessioni svelano la realtà oltre l'apparenza e aiutano a dare un significato ed un limite all'agire quotidiano. La spiritualità, si esprime nelle emozioni evocate dalla poesia e dalla musica.

martedì 8 dicembre 2009

La Esselunga ed il Santo Graal


Benvenuti nel super-iper-mega-mercato! Ogni tanto mi tocca fare il carrellista al seguito del mio amore che scorazza tra offerte speciali, banchi di surgelati, erbe liofilizzate, piatti pronti solo da infornare. Il bigliettino microscopico della lista della spesa scritto piccolo piccolo partorisce inspiegabilmente un enorme carrello pieno che si tramuta poi in quattro o cinque borse di plastica che riempiono auto e baule. Di solito poi il tutto sparisce di nuovo misteriosamente in casa tra frigorifero, congelatore, madia, ripostigli e cantine lasciando come unico segno un vuoto nel portafoglio ed un lunghissimo scontrino così inutilmente dettagliato e preciso che lo si butta via subito. Oggi è l'Immacolata , dovrebbe essere un giorno di festa per tutti, invece le cassiere sono al lavoro come sempre, e perciò vorrei fare l'obiettore della spesa per convincere i signori della Grande Distribuzione che queste aperture nei giorni di festa non rendono economicamente e che quindi smettano di proporle. Una volta, per lavorare alla domenica, giorno del Signore e non dell'uomo, ci voleva giustamente il permesso del Parroco.
Ma visto lo scarso traffico e le poche auto nel parcheggio della Esselunga decidiamo di anticipare la grossa spesa di domani. Così mi consolo e giustifico pensando che in ogni caso il personale avrà certamente retribuzione straordinaria per lavoro festivo-serale e che noi, non dovendo fare code con l'auto e con il carrello produrremo meno CO2 limitando il riscaldamento globale e l'entropia dell'universo.



Che modo prosaico di finire un pomeriggio magico!
Partenza di buon passo da città bassa per Borgo Pignolo e San Michele al Pozzo Bianco fino a Colle Aperto. Grande e piacevole sorpresa sulle mura per la fine del cantiere alla Cannoniera di San Giovanni. Stupendo tramonto sulla pianura con vista a occidente fino a Milano ed a sud con tutti gli Appennini a perdita d'occhio.
Passaggio da Porta San Giacomo e discesa decisa per la scaletta dell'amore fino alla stazione inferiore della funicolare in un'atmosfera tersa e pulita. Pochissime auto in movimento e nei parcheggi ma molta gente che passeggia allegramente con bimbi e zie.
Poi il richiamo del traffico, della folla e della confusione e zac..... del consumismo. In altri tempi la meta con i famigliari, zii, cugini e amici era un Santuario: Caravaggio, la Madonna dei Campi, lo Zuccarello per chiedere una grazia o pregare riconoscenti per un voto esaudito. Allora i ritmi permettevano all'anima di guidare il corpo mentre ora la vita è talmente frenetica e veloce che l'anima viene persa per strada, dimenticata.
Solo quando si riprende il passo lento e ci si misura con la fatica del vivere e del morire si ritrova il tempo e riappare l'anima che è dentro di noi.
A quel punto possedere e consumare non è più così importante, mentre diviene essenziale il viaggio alla ricerca del Graal, simbolo della verità e dell'eterno.
...... Che il Graal sia ora nascosto tra i banchi della Esselunga?







martedì 24 novembre 2009

Le torbiere della Franciacorta e la meditazione




Sono arrivato a Provaglio da Rovato percorrendo la strada del vino di Franciacorta.
Bellissime vigne e borghi e cascine su e giù per le collinette fuori dal mondo. Qua e là fastidiosi centri commerciali, zone industriali e nuovi quartieri tutti omologati nell'architettura e nei colori alla periferia dei centri più grandi. Basta però girare l'angolo e ci si trova immersi in un paesaggio autentico e splendido. Poi improvvisamente il paesaggio muta radicalmente:
le torbiere sono percorse sia da sentieri che ne fanno il periplo che da un passaggio che le attraversa in mezzo su pontili di legno. Per visitarle si lascia un euro alle macchinette automatiche che delimitano il parco e ci si addentra in un ambiente fantastico.



E' novembre e i migratori se ne sono andati. Restano solo le specie stanziali.
L'autunno è in pieno fulgore e il sole occhieggia tra le canne.
Ho camminato per un'ora e mezzo percorrendo il circuito più breve dal Monastero di San Pietro in Lamosa a Provaglio attraversando le paludi e ritornando al punto di partenza.
In tutto il tempo ho incontrato, anzi, intravisto solo due altri visitatori e sono ritornato nell'atmosfera del cammino di Santiago: camminare lasciando i pensieri in libertà!
La Meditazione
La natura intorno è presente con i suoi odori, con i suoi rumori ed i suoi paesaggi; il tempo scorre in modo diverso, il pensiero si struttura, abbandona la realtà apparente e diviene meditazione sul significato profondo dell'esistenza. Si scopre così una realtà complessa e più 'reale', come se, dopo essere rimasti in coda su di una autostrada, immersi nella confusione e nella rabbia del momento, salissimo sul monte vicino e guardassimo dall'alto e nel silenzio la pianura scoprendo sì il lungo serpentone di auto in coda ma anche tutto il resto del mondo ed il punto di arrivo finale. La nuova prospettiva, allarga la visione della realtà svelando la sostanziale inconsistenza della percezione e dello stato d'animo da disperati immersi nelle contingenze della vita.

Così, forse allenato dall'esperienza del cammino, ho ripreso automaticamente contatto con la realtà interiore ed insieme alla passeggiata fisica, ho compiuto una passeggiata mentale.
Mi è molto difficile entrare ora nel merito di queste mie esperienze interiori, probabilmente perchè ho appena iniziato ad approfondirle, per ora il risultato del pensiero si esprime in emozioni più che in concetti razionali. E' perciò molto difficile da raccontare.
Razionale ed irrazionale.
Mi spiegava uno psicologo, che in realtà la base del nostro comportamento è sempre irrazionale!
Decidere di fare una passeggiata, acquistare un oggetto, iniziare un rapporto, non è mai un processo razionale. La ragione interviene dopo la decisione 'emotiva' e organizza le attività per raggiungere l'obiettivo.
La cosa mi ha un po' stupito, però resto convinto con Einstein che Dio non gioca a dadi che ogni cosa abbia una razionalità da scoprire.

Non so se quello che ho scritto abbia un senso per altri, mi sovviene la frase di Shakespeare nella Tempesta : 'Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, la nostra breve vita è racchiusa in un lungo sonno'


venerdì 20 novembre 2009

Belle toujour

Tra quantunque leggiadre donne et belle
giunga costei ch'al mondo non à pare,
col suo bel viso suol dell'altre fare
quel che fa 'l dì de le minori stelle.

F.&F.

giovedì 8 ottobre 2009

Noi, nati a Curdomo !

In viaggio a Budapest





Per noi del '47 il viaggio insieme è un appuntamento annuale: in maggioranza siamo in pensione, anche se nessuno di noi è restato inattivo. Però sono sempre Giampietro e Michele che organizzano con grande merito, viaggi e cene. Siamo nati tutti nel fatidico 1947 a Curdomo - nome di luogo inventato nel 1927 e cancellato nel 1948 quando è stato ridiviso nelle due identità comunali attuali Curno e Mozzo. Per inciso, questo fatto ha finito per complicare i nostri codici fiscali e di conseguenza i nostri rapporti con tutte le burocrazie.


Siamo cresciuti assieme nei cortili e nelle aie del paese, andando a scuola con il grembiulino nero ed il colletto bianco ed abbiamo imparato a scrivere con i pennini intinti nei calamai di vetro infilati nei banchi di legno e poi usato la carta assorbente per asciugare l'inchiostro che sporcava le dita. Abbiamo fatto anche i chierichetti e seguito le processioni con le nostre nonne ma poi è arrivato il miracolo economico che ha trasformato radicalmente il nostro piccolo mondo antico. Siamo diventati maturi ed abbiamo imparato ad apprezzare il benessere senza dimenticare le poche gioie di quando eravamo poveri; ora molti di noi sono già nonni, i nostri figli sono ormai grandi e indipendenti, troviamo bello girare assieme per visitare il mondo. Abbiamo iniziato per festeggiare i sessant'anni con Barcellona, continuato per i sessantuno con Praga. Il nostro modo di fare turismo è molto rilassante: una guida che parla italiano, un programma di passeggiate nei luoghi principali, pranzi e cene in ristoranti tipici con il piacere di usare il dialetto nelle nostre conversazioni.


Quest'anno siamo andati a Budapest!
Giovedì si parte! Ore 13,30 ritrovo alla chiesa, ci contiamo, siamo in 17 con mogli e amanti. Purtroppo Maria e Giancarlo hanno dovuto rinunciare al viaggio per il lutto che li ha colpiti con la scomparsa della mamma Mistica! Con un velo di tristezza nell'apprendere la notizia partiamo con il pulmino, per Malpensa, dove ci imbarchiamo sul volo Lufthansa. Ci servono uno spuntino a bordo, e all'arrivo ci accolgono le nostre guide Emmanuele e Erika che ci accompagnano in minibus all'hotel.


Ore 19,30 siamo in albergo: Grand Hotel Hungaria, Rakoczi ut, 90. E' un hotel anni 60, ristrutturato da Best Western, con circa 500 camere abbastanza spaziose ma con un bagno piccolo senza bidet e un lavandino lillipuziano nel quale è difficile lavarsi il viso senza spruzzare dappertutto.
Rapidamente appoggiamo i bagagli nella camera 368 e scendiamo velocemente nella lussuosa hall e con le nostre guide ci accordiamo per l'indomani. Andiamo per la cena in una grande sala molto affollata con trio tzigano che suona czarde a ripetizione. Ai tavoli sentiamo chiacchierare in molte lingue, inglese, francese, tedesco, spagnolo ed altre che non conosciamo dal vago suono slavo, ci serviamo al buffet dove c'è un po di tutto.
Cenato con gnocchi e carne alla paprika, tanta scelta ma qualità da buon self service; usciamo lungo la via Rakoczi trafficatissima e rumorosa e andiamo verso il centro: dopo 20 minuti arriviamo a Blaha Luisa tèr giriamo un poco fino al grand hotel Boscolo e poi ritorniamo all'hotel per un giusto riposo, con qualche difficoltà a digerire la paprika. Per inciso ut sta per via e tér per piazza.
Venerdì mattino colazione a buffet dove abbiamo cenato, con la stessa folla multilingue, e iniziamo il giro per la città con il minibus guidato da Stefan e scopriamo che Emanuele è di Recanati ma vive e lavora a Budapest con Piroska, la fidanzata ungherese; invece Erika viene dalla Transilvania, parla un ottimo inglese e vive anche lei in città, ha lavorato anche in Scozia ma sogna di tornare nel suo amato paese. Insieme ci guidano alla piazza degli eroi, poi alla sinagoga, indi passiamo il Danubio sul ponte di Elisabetta ed andiamo al castello con il palazzo reale di Buda, dove vediamo il cambio della guardia davanti alla residenza del Presidente della Repubblica. L'autista ci raccoglie al ritorno e passando dal tunnel costruito insieme al ponte nel 1830 e ritorniamo a Pest sul famoso ponte delle catene. Vediamo le piazze che erano dedicate in passato a Hitler, Mussolini e Stalin, la casa del terrore usata prima dalla Ghestapo e poi dalla Ghepeu di Stalin contro gli ungheresi .
Ci fermiamo a cambiare e scopriamo la potenza dell'euro: 1 euro per 270 fiorini! I 13500 fiorini equivalenti a 50 euro che cambiano saranno più che sufficienti per le piccole spese. Finalmente scendiamo dal nostro minibus e passando a piedi per la bellissima piazza della cattedrale arriviamo ad un bel ristorante storico dove scopriamo che come aperitivo si usa un bel bicchiere di grappa a 50 gradi e dopo si mangiano i piatti tipici: polpettine al ragù, anatra al forno con patate annaffiati da un vinello leggero! Delizioso il pranzo, molto leggero il vino ma la grappa iniziale fa da compensazione!


Nel pomeriggio andiamo ad Ocka, un piccolo paese a 20Km da Budapest dove con la compagnia di una gentile professoressa di italiano del locale liceo e dei suoi allievi visitiamo un bel museo etnico, con la casa contadina dai tetti di canne, il museo delle bambole di pezza vestite con costumi tipici dell'800 e molte vecchie foto e attrezzi del lavoro contadino simili ai nostri: zappe, basti, forconi etc . Non possiamo visitare la pregevole chiesa perchè è usata come set cinematografico da una troupe che sta girando un film tratto dal libro di Stephen King. Le signore entrano in un negozio di souvenir e spendono follie: financo a 5 euro a testa in souvenir! Poi andiamo in campagna in un prato dove è pronta una bella tavolata vicino alle cantine dove viene custodito il vino. Le cantine sono delle fosse interrate rivestite di tufo . L'entrata è una ripida discesa in terra battuta coperta da un tetto di canne, in fondo un cancello che introduce nel buio della grotta.
Sono di proprietà anche di più famiglie e sono composte da una grotta principale con un lungo tavolo con panche per sedersi e mangiare illuminati da candele e da una seconda grotta dove sono messe le botti del vino. Molto caratteristico, ma un pochino soffocante e non adatto ai claustrofobici. Usciamo sul prato e ci sediamo a cenare con un ottimo gulasch , cipolle e mele, pane bianco e vino. Il vino è quello contadino con poco alcool: acidulo il rosso e dolce il rosato.
Nel frattempo le signore raccolgono noci, prugne e mele, mentre Elio coglie una grossa zucca che porterà a casa. Il cielo si fa scuro e piove, per fortuna siamo sazi e perciò tra uno scroscio di pioggia e l'altro raggiungiamo l'autobus e ritorniamo a Budapest.
Nel frattempo il temporale passa e quando arriviamo in città all'imbrunire ci facciamo lasciare sull'isola Margherita, in mezzo al Danubio.L'isola è circondata da una pista da jogging in materiale morbido sul quale passano di corsa molte persone. Nel buio ci incamminiamo per un sentiero nel bosco all'interno dell'isola e la percorriamo tutta camminando un'oretta nei parchi silenziosi e alla fine, stanchi, ci rifocilliamo ad un chiosco all'aperto. Poi, saliamo sul ponte che attraversa il fiume alla fine dell'isola e prendiamo la metropolitana che velocemente ci porta a piazza Blaha Luisa da dove rientriamo per via Radoczi all'Hotel.
Sabato mattino in tram andiamo alla piazza del parlamento e visitiamo il centro, arriviamo alla cattedrale ed entriamo in questo imponente edificio sacro arrivando fino alla cappella dove è custodito il braccio mummificato di Santo Stefano. Poi usciamo ed andiamo prima alla più famosa pasticceria della città dove assaggiamo le torte, e poi al mercato coperto dove ci sediamo al ristorante per pranzare. Un buon gulasch con una leggera paprika, non piccante ma quasi dolce
All'uscita Michele e Grazia vanno alle terme Gellert mentre tutti noi scendiamo al fiume e facciamo una gita sul Danubio circumnavigando l'isola Margherita che avevamo percorso ieri sera. Quando ci ritroviamo siamo tutti contenti: le terme erano stupende così come la gita sul fiume.
Arriva la sera ed andiamo al punto di ritrovo con le nostre guide passeggiando nella via dei negozi e ovviamente le donne si perdono.... mentre gli uomini chiacchierano contenti. Elio compra due cappelli ad una bancarella: uno da ussaro e l'altro tipo borsalino sportivo. Giampiero se lo mette e propone una gara a chi riesce ad lanciarlo come James Bond su di un palo della luce ottocentesco, ma è troppo alto per poi riuscire a salirci e riprenderlo senza una scala .... riusciamo così a farlo desistere.
Andiamo poi tutti insieme al locale tipico prenotato passando per una via piena di bei ristorantini con veranda sulla strada. Il locale è un tipico pub del Texas, con pelli mucca pezzata alle pareti e sulle sedie. Per fortuna c'è un trio di violini e contrabbasso che suona czarde ungheresi. Al solito c'è l'aperitivo con la grappa ed il cibo è in grosse pentole riscaldate da fornellini. E 'tutto buono e quando l'ambiente si scalda cominciano le danze dove Erika insegna la Czarda a Tino e a Giampiero, mentre Michele e Grazia riescono a farsi suonare anche un tango, danza di cui sono grandi cultori. Usciti dal locale, prenotiamo dei tavoli al New York cafè del grand hotel Boscolo dove arriviamo in tram. E' un locale storico in stile liberty, molto lussuoso dove ci viene riservata un tavolo con vista sulla strada e dove prendiamo il caffè. L'hotel annesso è un cinque stelle stupendo. Ci raccontano che al tempo della bella epoque fosse frequentato da poeti e scrittori squattrinati e spesso i proprietari del locale, per aiutarli senza umiliarli, davano incarico ai camerieri di dare il resto come se costoro avessero pagato il conto con banconote di grosso taglio. Solita passeggiata a piedi fino all'hotel, scansando alcuni angoli all'uscita della metropolitana dove dormono alcuni clochard. La sensazione è comunque di poter passeggiare in completa sicurezza a qualunque ora. Ecco Tino, che corona il
suo sogno e fa Lenin!








Domenica mattina, preparati i bagagli che stipiamo sul piccolo autobus, partiamo per Erzgom, dove è la chiesa madre d'Ungheria e dove sono sepolti i suoi vescovi, tra i quali il cardinale Midszenti, perseguitato dal regime comunista e prigioniero per decenni nell'ambasciata americana di Budapest. Gli ungheresi hanno vivissimo il ricordo del regime comunista e della tragedia del '56. La chiesa è imponente e dopo una visita alle cripte salgo i 300 gradini che portano alla cupola, dalla quale si vede la grande ansa del fiume ed il ponte che separa l'Ungheria dalla Slovacchia. Nazioni ora unite nell' Unione Europea come ai tempi degli Asburgo.
Ripartiamo ed andiamo a Visegrad, dove prima visitiamo il castello che domina tutto il fiume dall'alto e custodisce la corona e lo scettro reale e poi scendiamo ai piedi del colle sul fiume per andare a pranzo al ristorante Rinascimento dove ci aspetta una sala ..... rinascimentale, con costumi e menu dell'epoca.








Eleggiamo Maria regina della Mola con re Riccardo Cuor di Leone e poi ci distribuiamo titoli nobiliari: Lori contessa di Gaiole in Chianti, Albertina contessa Masnada, Rina duchessa di San Paolo e dintorni, Tino l'ultimo, conte del Pastì e cavalier servente della regina, Giampietro conte del stal di Crocc e nobile giullare di sua maestà addetto alla risata reale, Renzo sceicco Lorens d'Arabia, Mariella contessa di Via Privata Lorenzi, Riccardo Conte del Brembo, Luciano barone di Ponte San Pietro, Elio conte dei Gherardi di Trafficanti, Emilia nobildonna del stal del Pastì, Maria contessa dei suoi stivali, Emmanuele conte di Recanati ed Erika principessa di Transilvania. Infine Michele conte del Mascì e Grazia contessa di Mazarrone in Trinacria, che ha pregato il cavalier servente di portare la botte di vino siciliano in omaggio alla regina.
Sua maestà ha avuto la bontà di licenziarmi come pittore di corte . Ci siamo proprio divertiti improvvisando anche un corteo che portava alla regina un'anfora in dono dalle sue ancelle. Sulla via del ritorno, molto trafficata, ci siamo fermati a Sant 'Andrea, un paesino caratteristico pieno di negozietti e frequentato da artisti e Vip di tutto il mondo! Yoko Hono, grandi attori di Holliwood e personaggi del jet-set. Gli abitanti di Budapest ci fanno escursioni in bicicletta lungo una bella via ciclabile lungo il Danubio.

Malgrado una coda sulla superstrada evitata con una manovra a U dal nostro autista, arriviamo poi in tempo perfetto all'aeroporto dove il volo Lufthansa è leggermente in ritardo ma arriva a Malpensa in perfetto orario. Trasbordiamo su un pulmino che ci porta davanti alla chiesa madre di Curno in anticipo sul previsto. Arrivano figli e generi che ci riportano a casa.
Ci siamo proprio divertiti. Grazie a tutti!

giovedì 3 settembre 2009

L'acqua di Lourdes e altre storie della Via Lattea






I personaggi:
il credente: Fermo
il comunista: Daniele
l'agnostico: Fausto
il Chierico: Jaime
L'acqua di Lourdes e i miracoli
Come succede nel film, la via lattea di Bunuel, durante il cammino viene spontaneo parlare di religione e di spiritualità.
Durante queste discussioni, il Credente ha argomentato che, come insegna il catechismo, i miracoli sono peculiari del cattolicesimo e dimostrano che è la vera religione.
L'agnostico ed il comunista hanno contestato: miracoli o fatti prodigiosi sono raccontati in tutte le religioni Buddismo, Islam, Induismo! A questo punto il credente ha portato ad esempio Lourdes e la sua acqua che ha proprietà fisiche speciali, infatti non bagna!
L'agnostico però si ricordava della statuetta della Madonna di Lourdes della mamma che si era rovesciata sul cuscino spargendo l'acqua santa contenuta e bagnandolo tutto, eccome se si era bagnato!
Rettifica del Credente: sì, bagna ma si asciuga subitissimo!
A quel punto il tormentone era pronto e per tutto il resto del viaggio ogni occasione è stata buona per ricordare l'acqua miracolosa che non bagna, anzi asciuga immediatamente!
(Sul miracolo dell'acqua che non bagna esiste un florilegio di interventi pro e contro su internet)
La vera religione
Per il chierico, la religione vera si riconosce dal tipo di civiltà che esprime, e indubitabilmente il Cristianesimo ha prodotto tra errori e cambiamenti, la società più libera ed avanzata.
Alla osservazione dell'agnostico, che tale società è più merito delle concezioni illuministiche della rivoluzione francese, il chierico ha osservato che liberté, egalité , fraternité sono l'essenza del Vangelo e quindi frutto della concezione cristiana della società.
Tutte le religioni, con i loro miti, cercano di dare un senso ed un'etica al mistero che circonda la nostra vita, puntino infinitesimale e brevissimo dei miliardi di vite apparse sulla terra che è a sua volta punto infinitesimale dei miliardi di galassie dell'universo.
Sembra che un'etica di base comune sia iscritta nel DNA di ogni uomo e distingue i comportamenti virtuosi da quelli errati. Ovviamente l’etica è condizionata dall'ambiente e dalla società perchè comunque sottoposta alle leggi della conservazione della specie. (esempio: anche nella Bibbia ammissione della poligamia in particolari situazioni etc.)
Una piccola osservazione agnostica: la resurrezione dopo il sacrificio di Dio, mistero centrale del cristianesimo, è gia presente nel mito di Osiride degli antichi Egizi e ricorre nei miti Indiani, Assiri e delle civiltà Amerinde, probabilmente è una conseguenza necessaria alle speculazioni religiose.
L’agnostico
In realtà il definirsi agnostico, cioè dichiarare di non essere in grado di sapere se Dio esiste oppure no, è sempre un poco incrinato dal sentimento religioso assorbito in famiglia da mamma e nonne da bambino, dalle emozioni che i riti religiosi suscitano, e dalla consolante necessità nei momenti critici della vita di non sentirsi soli, ma protetti dalla Madonna, dagli Angeli e dai Santi.
Per l'agnostico non è una contraddizione sostenere le opere sociali della Chiesa e riconoscerne il valore né seguire l’etica cristiana con la prudenza del laico: può comunque non essere d’accordo con il magistero su molte questioni: sull’eutanasia, la contraccezione etc..
Il Comunista:
1 Il viaggioIl significato del viaggio va ben al di là delle convinzioni più o meno forti di tipo religioso.Il cammino, la partecipazione ad una prova in comune con tutti i diversi momenti di riflessione, di gioco, di discussione sui grandi e piccoli temi della vita , il darsi reciproco sostegno nei momenti di crisi, mi hanno fatto provare una sensazione di scoperta interiore che non sapevo di possedere. Sono convinto che l'emozione provata sia la prova che dentro di noi ci sia una spiritualità inespressa che necessita di essere liberata. Io sento di aver bisogno di verificare ancora tramite esperienze di questo tipo che cosa sia questo magone che ancora emerge quando ripenso al nostro arrivo a Santiago, e mi sento in dovere di ringraziarvi per avermi accompagnato in questa bellissima avventura.

2 La Compostela.
L’ultimo sforzo , dopo l’arrivo a Santiago, la visita alla Cattedrale ed alle reliquie di San Giacomo, la messa ed le ultime foto ricordo, è stata quella di farsi rilasciare la Compostela, il fatidico diploma del pellegrino che attesta l’avvenuto pellegrinaggio (e conseguenti garanzie di perdono celeste quando saremo chiamati al cospetto di S.Pietro).
In un vetusto palazzo adiacente la Cattedrale vi è la Casa del Pellegrino, ed è in questo posto dove tutti i pellegrini sono registrati, verificati e diplomati; dapprima una lunga attesa su per le scale, in ordinata fila assieme ad una moltitudine variopinta di pellegrini arrivati come noi a Santiago dopo percorsi più o meno lunghi, dalle provenienze più diverse con una preponderanza di spagnoli, italiani e portoghesi.
Guardandomi intorno non ho potuto fare a meno di notare che io, Fausto e Fermo eravamo i più anziani e la cosa mi ha fatto piacere perché tutto sommato ce la siamo cavata senza particolari problemi nonostante l’età, il peso e la mancanza di precedenti esperienze.
Mi ha fatto sorridere la ragazza che mi ha registrato, dopo aver visto l’età sul foglio e le credenziali del Camino ha insistito parecchio con aria scettica sul fatto che io non avessi utilizzato i pullmann, alla fine , convinta, ha scritto il mio nome in latino sul diploma e me lo ha consegnato.
Ora la Compostela è già incorniciata e fa bella mostra di se nel mio soggiorno.
Con Fausto, Fermo e qualche altro allegro sessantenne ed ultra abbiamo già deciso di rifare il Camino il prossimo anno, magari aumentando i chilometri e facendo un altro sentiero.
Perché?
Perché la prima volta si è mossi dalla curiosità, dalla sfida con se stessi, dalla verifica della possibilità di vivere ad un ritmo più umano, dalla necessità di staccare, dalla conoscenza più o meno approfondita della storia della Via Lattea.
La seconda, per me, è perché questa esperienza mi ha cambiato dentro, lo stare con se stessi lungo il cammino, riflettere sulle alternative offerte dalla vita, le scelte giuste e sbagliate, la revisione dei propri convincimenti, la ricerca della propria spiritualità , il pensare a persone, episodi, parole, gesti, luoghi che in questa vita che sta per volgere all’ultimo periodo sono state dei cardini, elaborare il pensiero secondo schemi alternativi sulla propria esistenza, ecco questa è la motivazione forte che mi spinge ad una seconda esperienza.
L’aspetto anche ludico del viaggio (la zingarata), le discussioni a volte serie altre meno con i compagni di viaggio, servono per darsi forza durante la fatica , ma non sono le cose più importanti, la forza che io Fausto e Fermo abbiamo trovato durante il Camino è stata di tipo interiore ed oggi credo che nella vita quotidiana il nostro reagire sarà diverso, la dimensione interiorizzata è stata una assoluta scoperta.
Un grazie di cuore a Fermo e Fausto che mi hanno coinvolto in questa esperienza ed a Mariuccia, Margherita e Mariella (le nostre stupende mogli) che non ci hanno ostacolato e ci sono state vicine durante i quotidiani resoconti telefonici.

Il Credente
NON PERVENUTO (forse in fase di elaborazione)

Pensieri (agnostici) in Cammino
Nelle uniche due sere limpide e nel buio totale, ho visto in tutto il suo splendore la via Lattea e ho avuto la visione "dell'amor che move il sole e l'altre stelle" come dice Dante nel paradiso, la forza poderosa che pervade l'universo.
Il cammino di Santiago anche nei brevi giorni che abbiamo passato condivendo la improba fatica del camminare, ha fatto sedimentare le ansie contingenti ed emergere il valore e la forza di ciascuno nella determinazione di arrivare ad una meta comune, sicuramente più difficilmente raggiungibile da soli.
Sul cammino non si è mai soli, ed anche il semplice saluto che ci si scambia: Buen camino! ci rende partecipi di una forza che spinge tutti ad andare avanti insieme.

Ringraziamenti:A Grazia-tour Espana per la preziosa traduzione di ‘calzada cortada con desvio” e per i consigli telefonici dispensati alle 23,00 sui locali di Valladolid: purtroppo andati a vuoto per eccesso di avventori.
Ad Alessandro per la preoccupata partecipazione all’evento: ribadisco che abbiamo solo sfiorato il pronto soccorso a Valladolid e non siamo stati ricoverati neppure un minuto nel manicomio di Santiago (anche perché non ci siamo fatti prendere).
A Margherita per i messaggi di felicitazioni all’arrivo a Santiago ma anche per la valigia extra peso che ci è costata 60 euro in più all’andata ma che abbiamo svuotato buttando tutto al ritorno.
A Mariella e Maria per l'amorosa presa in giro iniziale che pungolandoci ci ha deciso ad andare, per la trepida partecipazione durante il percorso e la festosa accoglienza da eroi nell'insperato ritorno.
E' stata una bella avventura!

Da Finisterra a Valladolid e ritorno a casa venerdì 28

Ciao Finisterre




L'auto canta nella luce ancora incerta dell'alba e le strade sono vuote e bellissime, ci fermiamo dopo un'oretta in uno dei rari bar aperti sulla strada a fare colazione.
Poi imbocchiamo l'autostrada a pagamento per La Coruna e vicino all'aeroporto riprendiamo la favolosa A6 superstrada dell'andata.

Usciamo a Ponferrada per l'interruzione (cortada calzada) e ci facciamo un maxi panino con prosciutto e aranciata.Daniele prende il volante e con qualche deviazione per fotografie a Mota do Marques arriviamo a Valladolid dove con le indicazioni di un tassista arriviamo al nostro 5 stelle: Palacio de Ana sulla riva del rio Pisuerga.

Super: doccia, panni stesi alla finestra e alle 3 pranzo eccellente con vino tinto freddo!


Fermo e Daniele si ritirano in camera e io esco alle 18 con l'auto e faccio un giro in centro.





Parcheggio in plaza de Espana e rivedo i luoghi che avevo visitato moltissimi anni fa:

San Benito, la Cattedrale ciclopica , il Palacio Real e la Plaza Major. La città vecchia è sempre bella, ed anche i nuovi quartieri sono ben curati anche se pieni di enormi palazzi con vie larghe ed alberate. Ovunque cartelloni di appartamenti in vendita.

Soddisfatto torno in albergo dopo un giro vizioso in questa parte nuova della città.






Sono le 20,30 e decidiamo di riuscire tutti per una birra e andiamo in plaza major. Poi partiamo alla ricerca di una pizzeria e giriamo a piedi tutto il centro, con Fermo acciaccato ad un piede perchè è finito di peso in una buca del marciapiede. Neppure l'aiuto telefonico di Grazia riesce a farci trovare la pizzeria e quindi torniamo direttamente in albergo.

Bella notte piena di sogni , al mattino rimpinziamo i sacchi e svuotiamo la valigia evitando il costosissimo extra peso, andiamo all'aeroporto , consegnamo l'auto e ci imbarchiamo!a mezzogiorno siamo a Bergamo felici e contenti.!

Da Santiago a Finisterra - mercoledì 26 pomeriggio











Finita la parte 'sacra' del Camino e ancora un po' scombussolati per le emozioni della mattinata, ci siamo concessi un panino nella parte vecchia di Santiago , poi abbiamo preso un bus per l'aeroporto e abbiamo recuperato l'auto.

Via verso capo Finisterre con io che guido, Fermo che fa il navigatore titubante e Daniele che nel dormiveglia critica tutte e due !
Troviamo il bandolo della matassa per uscire da Santiago e imbocchiamo strade bellissime e per nulla trafficate che ci portano dopo 90 kilometri alla meta attraversando nell'ultima parte dei bellissimi posti di mare!
Fermo, mentre osserviamo il panorama da un belvedere lungo la strada, dichiara incautamente che se vedrà anche lì pellegrini con lo zaino, scenderà dall’auto e con il suo zaino a spalla tornerà a piedi a Santiago! Due minuti dopo avvistiamo due pellegrini in cammino sulla riva scoscesa verso Finisterre. Minchia!! Esclama sbalordito…… ma si riprende subito: lo farò ……..l’anno…… prossimo!
Siamo al Km zero del camino dove anche la strada finisce.




Fatichiamo a trovare un parcheggio ma poi, ben coperti dal vento freddo che tira dal mare e non riesce a spostare le nuvole basse sulle montagne andiamo al faro altissimo a precipizio sul mare.








Molto bello e ci fotografiamo tutti. Al ritorno Fermo ci porta in una caletta dove c'è un ristorante che affitta camere, pulite ma modeste la notte e ci promette la paella di pescado eccezionale per cena! Affare fatto.




Ceniamo divinamente con granchi, astice, frutti di mare, cozze nella paella buonissima.Pioviggina e questo ci fa dormire bene!.




Fermo si siede di fronte al mare e si gode il fresco mentre piove fino fino.




Sveglia alle 6,30 e partenza immediata senza colazione per Valladolid.

Da Arzuà a Lavacolla - martedì 25 agosto

Riprendiamo l'auto caricando la valigia che si va riempiendo di biancheria sporca e torniamo ad Arzuà, parcheggiamo in centro, prendiamo gli zaini e riprendiamo il cammino. C'è un forte nebbione e quando si entra nel bosco l'umidità che si condensa sulle foglie mosse dal vento, genera una vera pioggia sui pellegrini.
Intanto si respira il profumo degli eucalipti che compongono queste foreste. Durante la traversata del bosco, incontriamo Jaime ed Enrique di Madrid, il primo seminarista del movimento mariano di Schoenstatt, ha 35 anni ed una laurea in ingegneria, il secondo lo accompagna nel camino. Parliamo un poco della sua vocazione e del movimento di cui è parte e nel quale diverrà sacerdote tra un paio di anni e della sua concezione del cristianesimo.
Poi loro si fermano e noi proseguiamo. Quando ci fermiamo per rifocillarci dividiamo il cioccolato con una ragazza di Ferrara partita da Leon (11 giorni fa) ed una bella francese di colore partita 29 giorni prima da Saint Jean de Port. Ci complimentiamo! La tappa è lunga e facile, per cui quando arriviamo a o Pino dove avevamo in programma di fermarci, decidiamo di proseguire per avvicinarci il più possibile a Santiago che dista solo 18 Km. Abbiamo fame e dopo la settima ora di cammino chiediamo ad una signora in un cortile dove possiamo trovare un ristorante. Medio kilometro a la derecha sulla carretera. Infatti usciamo dal cammino e proseguiamo sulla strada fino al ristorante 'Che' dove mangiamo bene. Fermo, vorrebbe prendere le camere qui, ma a me e Daniele non piace molto per cui lo convinciamo e continuiamo il cammino. Oibò in cima alla salita siamo all'aeroporto di Santiago! Io mi fermo attendo il bus per tornare ad Arzuà e riprendere l'auto mentre i miei due compagni continuano per un'ora fino al paese di Lavacolla. Li raccolgo a ritorno e ci facciamo dare tre habitaciones nell'hotel 'Camino Giacobeo' a 56 euro a notte e minibar gratis!. Praticamente oggi abbiamo percorso circa 30 Km in 8 ore.I miei due compagni si abbattono in camera e mi danno appuntamento per l'indomani. Io faccio un giro in auto fino a Santiago e vedo le guglie della cattedrale in lontananza, ma non entro in città e torno all'hotel, poi vado a cena da solo al ristorante: purtroppo prendo delle costolette di agnello: chuletas de cordero piene di aglio che non digerisco e mi fanno passare una notte infernale!Comunque saccheggio il minibar !
Al mattino sveglia alle 6,30, colazione abbondante, il cielo è scuro e minaccia pioggia.

Da Palas de Rey ad Arzuà lunedì 24 agosto









Lasciata l'auto sulla statale in pochi minuti
raggiungiamo il paese di Boroxeira dove riprendiamo il camino. Fino a Melide è tutto pianeggiante e si passa davanti alla zona industriale. In città ci riforniamo di cioccolato e wafers e poi riprendiamo di buona lena ed siamo felici e speranzosi quando vediamo che mancano solo 8 Km ad Arzuà.

Ci fermiamo in un'area di sosta, ci rifocilliamo e.... comincia il calvario: 3 valli da valicare con dislivelli notevoli, l'ultima è la più canaglia, dopo mezz'ora di salita, siamo in ci..ma , quasi, dopo la curva cieca un ulteriore strappetto micidiale. In salita faccio fatica ma vado, ma le discese sono una sofferenza. Perchè non ho portato uno skate o gli scarponcini da montagna?


Quando entriamo in Arzuà dopo 7 ore di marcia, inizia a piovere forte e ci mettiamo il key-way. Fermo ha una mantellina larga come un appartamento e sembra proprio cappuccettone rosso. Lo mettiamo in guardia dal lupo cattivo che incontrerà nel bosco! Dopo un poco chiediamo a varie persone che infine ci indirizzano alla vicina chiesa per il 'sello' che apponiamo da soli alla nostra credenziale e poi subito troviamo un buon ristorante in centro, il Venus, dove ci rifugiamo e pranziamo veramente bene! Poi verso le cinque chiamiamo un taxi che ci riaccompagna al punto in cui la mattina abbiamo lasciato la macchina e ritorniamo alla cabana a Palas de Rey.

Doccia, relax e la sera ritorniamo al Venus per la paella che Daniele aveva adocchiato a pranzo, ma è un piatto precotto ed è una delusione.

Bene, la giornata è finita e si sta rasserenando, dormiamo come papi. (Sua Santità, non Berlusconi)


Sveglia alle 6,30, colazione alle 7,20 con brioche gigante, pane durissimo, burro e marmellata, caffè con leche.