giovedì 9 giugno 2011

Imparare le poesie a memoria o no?

Quando a scuola si studiavano le poesie a memoria

Queste osservazioni scaturiscono da una piccola discussione tra amici sul nozionismo a scuola.
La nostra generazione, penso sia l'ultima che conserva il piacere di poter ricordare a memoria brani classici di prosa (Addio monti sorgenti dall'acque ed elevati al cielo....) o di poesia (sempre caro mi fu quest'ermo colle e questa siepe...) o di saper recitare pezzi di Dante, Petrarca, Pascoli e anche sonetti di Shakespeare o di Villon nelle rispettive lingue. Mariella nella sua attività di insegnante ha sempre chiesto ai propri alunni la recita a memoria di poesie e brani, ritenendo una necessità formativa l'esercizio sistematico della memoria. Così come in geografia imparare a memoria tutte le capitali del mondo, cosa che non sembra più prevista nei programmi scolastici attuali. Ma la memorizzazione è importante e così anche i nostri figli in ogni caso  esercitano la loro memoria con i testi delle canzoni che amano, come noi facevamo con quelle dei Beatles e dei Rolling Stones. Per fortuna spesso si avvicinano anche con piacere alla letteratura fuori dal circuito scolastico e si appassionano alla filmografia d'autore ricordando tutti i particolari delle opere che apprezzano.
Esercitare la memoria è un'esigenza primaria dell'uomo, e non è un caso che la nostra mente abbia un'infinita capacità di memorizzazione .

Tutti perdiamo continuamente tante cose importanti. Occasioni preziose, possibilità, emozioni irripetibili. Vivere significa anche questo. Ma ognuno di noi nella propria testa - si, io immagino che sia nella testa - ha una piccola stanza dove può conservare tutte queste cose in forma di ricordi. Un po' come le sale della biblioteca, con tanti scaffali. E per poterci orientare con sicurezza nel nostro spirito, dobbiamo tenere in ordine l'archivio di quella stanza: continuare a redigere schede, fare pulizie, rinfrescare l'aria, cambiare l'acqua ai fiori. In altre parole, tu vivrai per sempre nella tua biblioteca personale. (Haruki Murakami "Kafka sulla spiaggia")

La cultura e la memoria
Nella finta guerra tra nozionismo e cultura ovvero tra memoria pura e conoscenza sistematica, si dimentica spesso che la conoscenza (memoria) è indispensabile (ma non basta) alla creazione dell'informazione utilizzabile.
Sapere una lingua senza averne memorizzato un buon numero di vocaboli così come sapere tutti i vocaboli senza conoscere le regole sintattiche e grammaticali rende impossibile ogni comunicazione .

La memoria è una facoltà della nostra mente che serve nel presente per proiettarsi nel futuro.
Vivere esclusivamente il presente, come succede  ai malati di Alzhaimer o fermarsi nel passato come avviene alle persone depresse, causa un disorientamento esistenziale che diviene una prigione dello spirito.

La religione e la memoria
In tutte le religioni è evidente la volontà di imprigionare nel passato i propri fedeli, poichè nel libro sacro Dio si è espresso in modo definitivo e da quel momento l'uomo non può fare altro che prostrarsi davanti alla divina rivelazione senza osare altri pensieri empi ed eretici.

Il potere e la memoria
Un esercizio del potere  dalle iscrizioni mesopotamiche ai commentari di Cesare fino ad arrivare all'enciclopedia sovietica è costantemente la manipolazione della storia (o memoria) dei popoli a proprio vantaggio.

La nostra memoria e le nostre sensazioni sono troppo incerte e unilaterali e quindi, per trovare la veridicità di alcuni fatti, ci basiamo su una "certa realtà". Ma quella che per noi è la realtà, fino a che punto lo è davvero e fino a che punto è quella che noi percepiamo come tale? Spesso è addirittura impossibile distinguere tra le due. Quindi per ancorare nella nostra mente la realtà e provare che sia tale, abbiamo bisogno di un'altra realtà attigua che possa relativizzare la prima. Questa realtà attigua, però, necessita come base, a sua volta, di una terza. Questa catena all'interno della nostra coscienza continua all'infinito ed è proprio grazie ad essa che noi esistiamo. A un certo punto, però, può accadere che la catena si spezzi e si faccia confondere: non capiamo più se la realtà si trovi da questa parte della catena o dall'altra. (Haruki Murakami "A sud del confine ad ovest del sole")

“Ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno”.(Oscar Wilde).