martedì 6 luglio 2010

Le Parche

Mia nonna raccontava a noi bimbi che da qualche parte esiste dalla notte dei tempi un libro dove sono segnate accanto al nome di ciascuno di noi, la data di nascita e quella della morte. Il libro segreto è affidato alla Morte stessa che lo usa per fare il suo lavoro.
Ho ritrovato questa storia alla base del libro di  Glenn Cooper "La biblioteca dei morti."
Il romanzo si apre quando il giovane banchiere David Swisher riceve una cartolina su cui ci sono una bara e la data di quel giorno. Poco dopo, muore. E la stessa cosa succede ad altre cinque persone. Un destino crudele e imprevedibile. Chi è il serial killer? E' il Destino scritto nel Il libro dei morti dove anche il nostro nome è scritto anche se non lo sappiamo. Perché non esiste nulla di casuale. Perché la nostra strada è segnata dall'eternità.
Anche nella mitologia romana, le tre Parche figlie e di Zeus e di Temi, la Giustizia, stabilivano il destino degli uomini. In arte e in poesia erano raffigurate come vecchie tessitrici scorbutiche o come oscure fanciulle.
In seguito furono assimilate alle Moire della mitologia greca e divennero le divinità che presiedono al destino dell'uomo.
Cloto, nome che in greco antico significa "io filo", che appunto filava lo stame della vita; Lachesi, che significa "destino", che lo svolgeva sul fuso e Atropo, che significa "inevitabile", che, con lucide cesoie, lo recideva, inesorabile. Le loro decisioni erano immutabili, neppure gli dei potevano cambiarle.
Esse agivano spesso contro la volontà di Zeus. Ma tutti gli dei erano tenuti all'obbedienza nei loro confronti, in quanto la loro esistenza garantiva l'ordine dell'universo, al quale anche gli dei erano soggetti.
Si dice anche che avessero un solo occhio grazie al quale potevano vedere nel futuro e che spartivano a turno tra loro.
Cosa cambierebbe nelle nostre vite se sapessimo quando dovremo morire?
Credo che dopo un attimo di sconcerto, torneremmo a vivere come ora, come fossimo eterni.
 Vita mutatur, non tollitur!