Al mio primo lavoro: impiegato di 2a categoria al centro elaborazione dati della Legler industria tessile (LIT) - gennaio 1970 stipendio Lire 96.234 netti mensili più tredicesima e premio di produzione, sono andato a trovare il nonno, da sempre libero commerciante con negozio in città, per annunciargli la lieta novella certo di ricevere la sua benedizione e una lode. Non l'avessi mai fatto! Mi ha ascoltato e poi pacatamente mi ha detto: tu sei matto! Andare a lavorare sotto padrone invece di darti da fare in proprio con tuo padre! Ma ti rendi conto che così tu non farai mai soldi? Farai l'interesse di chi ti paga e sprecherai il tuo tempo ed il tuo talento per lui invece di dedicarlo ai tuoi affari. Ricordati che un buon affare vale più di cent'anni di lavoro! E gli affari si fanno solo se si ha il tempo di cercarli e di gestirli come si deve. Avrai magari un buon impiego e non morirari mai di fame, ma non avrai nè il tempo nè l'opportunità di diventare ricco. E piuttosto seccamente mi ha augurato ogni bene e lasciato confuso ed interdetto.
Credo che la mia visione del lavoro si sia poi basata su due presupposti fondamentali: un impegno di tipo professionale raggiungendo molto presto la dirigenza ed una grande libertà nelle mie scelte di vita, coniugando così le idee di mio nonno con quelle di mio padre. Fondamentalmente aveva ragione il nonno, per poter fare buoni affari occorre avere il tempo di intessere le giuste relazioni, valutare le opportunità e gestire i rischi ; d'altra parte aveva ragione anche mio padre: un buon lavoro da dipendente permette di avere il tempo per dedicarsi alla famiglia, alle proprie passioni e di coltivare tante amicizie e provoca meno stress del lavoro in proprio, tranne nei momenti di crisi dove forse l'ansia di perdere il posto fisso è maggiore di quello dell'imprenditore più abituato a contare sulle proprie forze.
Come mi diceva il nonno: Homo faber ipsius fortunae! solo che oggi quando va bene quello che guadagni metà è tuo e metà del fisco, quando va male la perdita è tutta tua! Devo convenire che per fare affari occorre tempo e dedizione anche se non si timbra tutti i giorni, in pratica si è sempre in servizio!
(.....anche le tre figlie tutte sposate a commercianti)
Mio padre invece era felicissimo per la mia scelta: lui negoziante che andava in vacanza .... quando si ammalava (in media una settimana ogni due/tre anni) e che lavorava di giorno, di notte e di domenica. Voleva che studiassi per potere un giorno avere 'una posizione' con un bello stipendio, che lavorassi senza sporcarmi le mani. Possibilmente solo otto ore per cinque giorni la settimana; con le ferie garantite e le assenze per malattia pagate, senza pensieri di banche e fornitori da pagare e crediti da riscuotere. Credo che la mia visione del lavoro si sia poi basata su due presupposti fondamentali: un impegno di tipo professionale raggiungendo molto presto la dirigenza ed una grande libertà nelle mie scelte di vita, coniugando così le idee di mio nonno con quelle di mio padre. Fondamentalmente aveva ragione il nonno, per poter fare buoni affari occorre avere il tempo di intessere le giuste relazioni, valutare le opportunità e gestire i rischi ; d'altra parte aveva ragione anche mio padre: un buon lavoro da dipendente permette di avere il tempo per dedicarsi alla famiglia, alle proprie passioni e di coltivare tante amicizie e provoca meno stress del lavoro in proprio, tranne nei momenti di crisi dove forse l'ansia di perdere il posto fisso è maggiore di quello dell'imprenditore più abituato a contare sulle proprie forze.
Mio suocero Filippo
Negli ultimi anni, mi sono dovuto dedicare, precettato da mio suocero, anche lui commerciante, al proseguimento delle sue attività imprenditoriali, devo dire con qualche soddisfazione. Ma quanta fatica ed impegno! Oltre ai naturali problemi di acquistare, fare, vendere e incassare, tutta la caotica legislazione civilistica e fiscale, tutta la normativa tecnica, promulgate anche con le migliori intenzioni, ma si sa: di buone intenzioni è lastricato l'inferno! Come mi diceva il nonno: Homo faber ipsius fortunae! solo che oggi quando va bene quello che guadagni metà è tuo e metà del fisco, quando va male la perdita è tutta tua! Devo convenire che per fare affari occorre tempo e dedizione anche se non si timbra tutti i giorni, in pratica si è sempre in servizio!