I Cerea
mio papà diceva che i Cerea (in dialetto i Seré) erano venuti dalla Savoia alla fine del 1700 e si erano insediati a Curno alla Carlinga come coloni.
Il primo antenato di cui ho notizia è Giovanni, colono nato a Curno intorno al 1823 che con la sua sposa Beatrice Poma abitava alla Carlinga. Il primo di cui conosciamo la fotografia è il figlio Giuseppe (1861-1927), ritratto con il fiasco in mano ed il tovagliolo sul braccio come ogni buon oste di paese e sposato con Santa Scarpellini - di Stezzano (1862-1921). Colono nel 1889 e oste nel 1894.
La coppia ebbe 2 figli: Elia (1889-1991) e Paola (1894-1968)
Le cose non dovevano essere tanto rosee se il figlio Elia nel 1915 aveva ottenuto il passaporto rosso di emigrante per l'America. Lo scoppio della prima guerra mondiale lo costrinse però a ritornare da Genova dove era pronto ad imbarcarsi, per essere arruolato nell'esercito. In guerra, a causa di una malattia polmonare, dopo vari ricoveri negli ospedali militari venne congedato. Intorno al 1925 gestiva la salumeria in piazza della Vittoria dove ora è il panificio Beretta e continuava l'attività con il padre Giuseppe nell'Osteria del Serè al Brembo dove coltivavano anche un'ortaglia che alimentava la cucina dell'esercizio.
Sposa Palma Benedetti e nascono Assunta che muore a 11 anni per tetano, contratto dai chiodi delle scarpe, Maria, Mario, Emilio, Anna, Elia, Enrico Santo, Assunta.
Un incidente stradale negli anni trenta, con il suo motocarro contro un'automobile gli procura un bella somma di indennizzo, paga i debiti, compra la casa di Curno e vi sposta la salumeria, e si compra una Balilla che però a causa del razionamento della benzina non riuscirà ad usare.
Di simpatie socialiste, tiene i figli lontano dalle organizzazioni fasciste.
Nel 1938 improvvisamente muore la moglie Palmina, per una sincope mentre era nella cantina di Curno.
La sorella Paola rimane in famiglia curando i nipoti. Si sposerà con Bigio Benedetti solo quando tutti saranno adulti e sistemati.
I ragazzi vanno alla scuola dell'obbligo (terza elementare). Quando poi l'obbligo viene esteso alla quarta solo i più giovani ne beneficiano. Emilio viene mandato a studiare al collegio dei Salesiani di Treviglio da dove dopo due fughe (non tollerava il caffelatte a colazione) viene ritirato e messo al lavoro con gli altri nelle attività di famiglia.
Le ragazze si sposano, Maria con Bepo Donizelli panettiere di Treviolo,da cui nascono Innocente, Palmina, Fausta e Emanuela;
Anna con Ludovico Bombardieri fruttivendolo di Treviolo da cui nascono Maria Luisa e Leonardo (Stelio);
Allo scoppio della seconda guerra mondiale i quattro figli vengono arruolati: Mario, Emilio e Elia nell'esercito ed Enrico in Marina.
Emilio viene mandato in Albania a Durazzo dove lavora inizialmente alla cucina della mensa ufficiali. Si offre volontario sul fronte greco-albanese è ferito e rischia nel prosieguo della guerra di finire sul tragico fronte russo. L'8 settembre del '43 il suo reggimento compatto con i suoi ufficiali si ritira sulla costa dopo una battaglia di tre giorni contro i partigiani greco-albanesi che volevano disarmare i soldati italiani. Consegnano invece le armi agli inglesi che li imbarcano e li trasferiscono nel campo di prigionia a Bari. Si arruola nel ricostituito esercito italiano nel 21° Reggimento di fanteria Gruppo di Combattimento Cremona. Risale la penisola combattendo su carri cingolati in Veneto fino alla liberazione di Venezia dalle truppe nazi-fasciste. Riceverà con i suoi compagni l'elogio del generale comandante l'ottava armata e la croce di guerra.
Mario dopo l'8 settembre si dà alla macchia sui colli vicino a casa, si salva per miracolo da una temeraria e tragica impresa partigiana.
Elia viene arruolato con Emilio Medini ad agosto del 43 e destinato a Merano. l'8 settembre hanno l'ordine di portare una decina di cavalli da Merano a Bressanone dove arrivano nella notte. Al mattino la caserma è deserta ed i cavalli spariti. Si mettono in abiti civili e ritornano in bicicletta a casa dopo varie avventure.
Enrico giovanissimo marinaio a La Spezia l'8 settembre lascia la divisa e torna a casa dove gli succede anche di essere messo al muro dopo un rastrellamento dei fascisti.
Una notte nonno Elia affronta a pistolettate (in aria) un gruppo di repubblichini arrivati con cattive intenzioni nei pressi dell'osteria a causa della bandiera esposta ancora con l'emblema sabaudo.
Finita la guerra si ritrovano tutti sani e salvi. Emilio con altri commilitoni scioglie un voto e regala alla parrocchiale di Curno il grande quadro che viene posto sull'altare di San Luigi Gonzaga.
Il giorno di Santo Stefano del 1946 a distanza di mezz'ora si sposano nella chiesa di Curno:
Mario con Maria Leidi, che apriranno la loro salumeria a Petosino
Emilio con Maria Benedetti, che condurranno la salumeria di Curno
Emilio Medini, con la zia Gemma Benedetti che, dopo un anno in giro per l'Italia con il circo Medrano, si fermeranno e affiancheranno nonna Carola nel negozio di fruttivendolo a Curno.
Ovviamente gli invitati alle cerimonie erano comuni ai tre matrimoni con un grande andirivieni delle stesse persone in chiesa e ai sobri rinfreschi in casa.
Poi i fratelli Mario ed Emilio con le neo consorti vanno in viaggio di nozze di tre giorni a Sanremo in treno: Mario al casinò, la moglie in camera, Emilio e Maria tre giorni senza uscire dall'albergo.
Precedentemente il patriarca Elia, malgrado la contrarietà dei figli e la differenza di età (32 anni), aveva sposato Gina Boschini con la quale vivrà felicemente arrivando a 102 anni.
La coppia ebbe 2 figli: Elia (1889-1991) e Paola (1894-1968)
Le cose non dovevano essere tanto rosee se il figlio Elia nel 1915 aveva ottenuto il passaporto rosso di emigrante per l'America. Lo scoppio della prima guerra mondiale lo costrinse però a ritornare da Genova dove era pronto ad imbarcarsi, per essere arruolato nell'esercito. In guerra, a causa di una malattia polmonare, dopo vari ricoveri negli ospedali militari venne congedato. Intorno al 1925 gestiva la salumeria in piazza della Vittoria dove ora è il panificio Beretta e continuava l'attività con il padre Giuseppe nell'Osteria del Serè al Brembo dove coltivavano anche un'ortaglia che alimentava la cucina dell'esercizio.
Sposa Palma Benedetti e nascono Assunta che muore a 11 anni per tetano, contratto dai chiodi delle scarpe, Maria, Mario, Emilio, Anna, Elia, Enrico Santo, Assunta.
Un incidente stradale negli anni trenta, con il suo motocarro contro un'automobile gli procura un bella somma di indennizzo, paga i debiti, compra la casa di Curno e vi sposta la salumeria, e si compra una Balilla che però a causa del razionamento della benzina non riuscirà ad usare.
Di simpatie socialiste, tiene i figli lontano dalle organizzazioni fasciste.
Nel 1938 improvvisamente muore la moglie Palmina, per una sincope mentre era nella cantina di Curno.
La sorella Paola rimane in famiglia curando i nipoti. Si sposerà con Bigio Benedetti solo quando tutti saranno adulti e sistemati.
I ragazzi vanno alla scuola dell'obbligo (terza elementare). Quando poi l'obbligo viene esteso alla quarta solo i più giovani ne beneficiano. Emilio viene mandato a studiare al collegio dei Salesiani di Treviglio da dove dopo due fughe (non tollerava il caffelatte a colazione) viene ritirato e messo al lavoro con gli altri nelle attività di famiglia.
Le ragazze si sposano, Maria con Bepo Donizelli panettiere di Treviolo,da cui nascono Innocente, Palmina, Fausta e Emanuela;
Anna con Ludovico Bombardieri fruttivendolo di Treviolo da cui nascono Maria Luisa e Leonardo (Stelio);
Allo scoppio della seconda guerra mondiale i quattro figli vengono arruolati: Mario, Emilio e Elia nell'esercito ed Enrico in Marina.
Emilio viene mandato in Albania a Durazzo dove lavora inizialmente alla cucina della mensa ufficiali. Si offre volontario sul fronte greco-albanese è ferito e rischia nel prosieguo della guerra di finire sul tragico fronte russo. L'8 settembre del '43 il suo reggimento compatto con i suoi ufficiali si ritira sulla costa dopo una battaglia di tre giorni contro i partigiani greco-albanesi che volevano disarmare i soldati italiani. Consegnano invece le armi agli inglesi che li imbarcano e li trasferiscono nel campo di prigionia a Bari. Si arruola nel ricostituito esercito italiano nel 21° Reggimento di fanteria Gruppo di Combattimento Cremona. Risale la penisola combattendo su carri cingolati in Veneto fino alla liberazione di Venezia dalle truppe nazi-fasciste. Riceverà con i suoi compagni l'elogio del generale comandante l'ottava armata e la croce di guerra.
Mario dopo l'8 settembre si dà alla macchia sui colli vicino a casa, si salva per miracolo da una temeraria e tragica impresa partigiana.
Elia viene arruolato con Emilio Medini ad agosto del 43 e destinato a Merano. l'8 settembre hanno l'ordine di portare una decina di cavalli da Merano a Bressanone dove arrivano nella notte. Al mattino la caserma è deserta ed i cavalli spariti. Si mettono in abiti civili e ritornano in bicicletta a casa dopo varie avventure.
Enrico giovanissimo marinaio a La Spezia l'8 settembre lascia la divisa e torna a casa dove gli succede anche di essere messo al muro dopo un rastrellamento dei fascisti.
Una notte nonno Elia affronta a pistolettate (in aria) un gruppo di repubblichini arrivati con cattive intenzioni nei pressi dell'osteria a causa della bandiera esposta ancora con l'emblema sabaudo.
Finita la guerra si ritrovano tutti sani e salvi. Emilio con altri commilitoni scioglie un voto e regala alla parrocchiale di Curno il grande quadro che viene posto sull'altare di San Luigi Gonzaga.
Il giorno di Santo Stefano del 1946 a distanza di mezz'ora si sposano nella chiesa di Curno:
Mario con Maria Leidi, che apriranno la loro salumeria a Petosino
Emilio con Maria Benedetti, che condurranno la salumeria di Curno
Emilio Medini, con la zia Gemma Benedetti che, dopo un anno in giro per l'Italia con il circo Medrano, si fermeranno e affiancheranno nonna Carola nel negozio di fruttivendolo a Curno.
Ovviamente gli invitati alle cerimonie erano comuni ai tre matrimoni con un grande andirivieni delle stesse persone in chiesa e ai sobri rinfreschi in casa.
Poi i fratelli Mario ed Emilio con le neo consorti vanno in viaggio di nozze di tre giorni a Sanremo in treno: Mario al casinò, la moglie in camera, Emilio e Maria tre giorni senza uscire dall'albergo.
Precedentemente il patriarca Elia, malgrado la contrarietà dei figli e la differenza di età (32 anni), aveva sposato Gina Boschini con la quale vivrà felicemente arrivando a 102 anni.
Dopo la guerra vende l'osteria del Brembo e si trasferisce a Bergamo dove apre una salumeria con il figlio Enrico.
Assunta si sposa con Carlo Licini, al tempo scapestrato 'viveur' da cui nascono Tiziana e Luca.
Elia sposa Gianna Zanchi e aprono una salumeria a Pontesecco.
Nel dopoguerra del miracolo economico le attività delle famiglie si sviluppano con varie vicende sperimentando difficoltà economiche e situazioni positive sempre all'insegna della solidarietà famigliare.
L'albero genealogico intanto si incrementa: alla festa dei cento anni di nonno Elia nel 1989 partecipano oltre 100 parenti di quattro generazioni.
La famiglia della mamma: i Benedetti (in dialetto i Benedeçç):
il nonno Pietro soldato della prima guerra mondiale, in licenza, scopre l'infedeltà della moglie Teresa Masper che poi lo lascia vedovo nel 1919 a causa dell'epidemia di febbre spagnola;
la nonna Carola Zanchi, resta parimenti vedova del primo marito Paolo Pedrali sposato nel 1916 e mancato anch'esso per problemi di cuore nel 1919;
Pietro e Carola si sposano e dalla loro unione nascono Giuseppina (1920), Gemma (1922), Maria (1924), due gemelli (1926) che però si ammalano e muoiono a tre anni, e Rina (1930).
Carola detta Carolì ha tre sorelle: Maria (Marietì) Assunta (Suntì) Ester (Esterì) ed un fratello Aristide.
Tra le due guerre gestiscono un'osteria a Curno. Il nonno ogni tanto lascia moglie e figlie e sparisce in Africa come operaio addetto alla costruzione di strade. Purtroppo eccede spesso con il bere, da ubriaco diviene spesso violento con la nonna fino a che la figlia maggiore, Gemma si ribella e lo fa vergognare. Sparisce da casa e si presenta al manicomio di Bergamo chiedendo di essere internato perché evidentemente pazzo. Viene riportato a casa e successivamente anche nei momenti di euforia etilica non avrà più atteggiamenti violenti. Muore nel 1960 per un tumore alla gola.
Dopo la guerra l' osteria viene venduta ed aperto un negozio di frutta e verdura al quale successivamente negli anni 50 si affianca la gelateria artigianale gestita dalla figlia Gemma.
Zia Pina sposa Angelo Bettoni, si trasferiscono a Loano dove aprono una pasticceria e fanno crescere i due figli Liliana e Alessandro:
Zia Gemma sposa Emilio Medini che ha conosciuto alla Caproni di Ponte dove lui costruiva gli altimetri degli aerei e lei li collaudava e gestisce il negozio con la mamma: nel 1953 nasce Elio.
Zia Rina sposa Romualdo Acquaroli, odontotecnico e va a vivere a Treviolo dove cresceranno i due figli Danilo e Fiorella.
Adesso è di moda la famiglia allargata a causa dei divorzi e delle separazioni, ma noi cugini abbiamo vissuto in una vera grande famiglia dove ogni occasione era buona per riunire fratelli e cognati ed ogni casa era aperta per tutti. Infatti siamo cresciuti tutti assieme creando forti legami tra le generazioni. Gli zii erano sempre contenti quanto potevano, di prendere tutta la brigata di noi bambini e portarci con loro nelle varie occasioni di svago.
I nostri figli invece sono cresciuti più isolati, hanno frequentato nella casa della nonna solo i cugini diretti nei pomeriggi di festa ed hanno avuto poche occasioni di vivere e conoscere tutti i rami della famiglia.
Assunta si sposa con Carlo Licini, al tempo scapestrato 'viveur' da cui nascono Tiziana e Luca.
Elia sposa Gianna Zanchi e aprono una salumeria a Pontesecco.
Nel dopoguerra del miracolo economico le attività delle famiglie si sviluppano con varie vicende sperimentando difficoltà economiche e situazioni positive sempre all'insegna della solidarietà famigliare.
L'albero genealogico intanto si incrementa: alla festa dei cento anni di nonno Elia nel 1989 partecipano oltre 100 parenti di quattro generazioni.
La famiglia della mamma: i Benedetti (in dialetto i Benedeçç):
il nonno Pietro soldato della prima guerra mondiale, in licenza, scopre l'infedeltà della moglie Teresa Masper che poi lo lascia vedovo nel 1919 a causa dell'epidemia di febbre spagnola;
la nonna Carola Zanchi, resta parimenti vedova del primo marito Paolo Pedrali sposato nel 1916 e mancato anch'esso per problemi di cuore nel 1919;
Pietro e Carola si sposano e dalla loro unione nascono Giuseppina (1920), Gemma (1922), Maria (1924), due gemelli (1926) che però si ammalano e muoiono a tre anni, e Rina (1930).
Carola detta Carolì ha tre sorelle: Maria (Marietì) Assunta (Suntì) Ester (Esterì) ed un fratello Aristide.
Tra le due guerre gestiscono un'osteria a Curno. Il nonno ogni tanto lascia moglie e figlie e sparisce in Africa come operaio addetto alla costruzione di strade. Purtroppo eccede spesso con il bere, da ubriaco diviene spesso violento con la nonna fino a che la figlia maggiore, Gemma si ribella e lo fa vergognare. Sparisce da casa e si presenta al manicomio di Bergamo chiedendo di essere internato perché evidentemente pazzo. Viene riportato a casa e successivamente anche nei momenti di euforia etilica non avrà più atteggiamenti violenti. Muore nel 1960 per un tumore alla gola.
Dopo la guerra l' osteria viene venduta ed aperto un negozio di frutta e verdura al quale successivamente negli anni 50 si affianca la gelateria artigianale gestita dalla figlia Gemma.
Zia Pina sposa Angelo Bettoni, si trasferiscono a Loano dove aprono una pasticceria e fanno crescere i due figli Liliana e Alessandro:
Zia Gemma sposa Emilio Medini che ha conosciuto alla Caproni di Ponte dove lui costruiva gli altimetri degli aerei e lei li collaudava e gestisce il negozio con la mamma: nel 1953 nasce Elio.
Zia Rina sposa Romualdo Acquaroli, odontotecnico e va a vivere a Treviolo dove cresceranno i due figli Danilo e Fiorella.
Adesso è di moda la famiglia allargata a causa dei divorzi e delle separazioni, ma noi cugini abbiamo vissuto in una vera grande famiglia dove ogni occasione era buona per riunire fratelli e cognati ed ogni casa era aperta per tutti. Infatti siamo cresciuti tutti assieme creando forti legami tra le generazioni. Gli zii erano sempre contenti quanto potevano, di prendere tutta la brigata di noi bambini e portarci con loro nelle varie occasioni di svago.
I nostri figli invece sono cresciuti più isolati, hanno frequentato nella casa della nonna solo i cugini diretti nei pomeriggi di festa ed hanno avuto poche occasioni di vivere e conoscere tutti i rami della famiglia.