Settant'anni fa il mio mondo era molto diverso e da un lato più piccolo perchè si riduceva al piccolo paese, anzi al vasto cortile della mia infanzia; dall'altro era smisuratamente grande: andare in città a sette chilometri era un'avventura di cui raccontare per giorni. Bisognava prendere il tram a binario unico sullo stradone alle Crocette e poi fino a Longuelo dove attendere l'arrivo del tram proveniente in senso contrario per lo scambio e arrivare in piazza Pontida in piena città.
La vita era scandita dalla liturgia: la domenica a Messa e nel pomeriggio al catechismo, le feste grandi con processione, i primi venerdì del mese con confessione e comunione, il mese di maggio dedicato alla Madonna con rosari serali. Curno era un paese di contadini, di operai della Dalmine e della Legler, pochi falegnami, fabbri, idraulici, ciabattini e pochi negozietti di fruttivendolo, due forni per il pane, due macellerie e molte trattorie dove si giocava a morra, a bocce e a carte e al giardinetto perfino al biliardo.
Un piccolo e povero mondo dove giravano molti carri dei contadini con le grandi ruote di legno, cavalli, asini, mucche e qualche automobile. I terreni erano in gran parte coltivati a mezzadria e di proprietà di poche famiglie: i marchesi Terzi, i nobili e borghesi della città e la Chiesa. Il paese era diviso in diverse corti rurali che prendevano il nome delle famiglie che li abitavano: stal del Pastì, di Masserù, di Pendesì, di Consorse, del Cento, del Pio, etc.... Ogni famiglia aveva un soprannome: i Gamba, i Sigole, i Seré etc... Così come le persone: ol res-cegla, ol frer, lo schiaffa, ol pastì, ol ciocc pitur etc..... Sono nato nella stanza sopra il negozio dei miei in largo Della Vittoria e cresciuto nel grande cortile dei Pendesì, insieme a tutti i bimbi che lo abitavano. All'asilo dalle suore e alle elementari dalla maestra Morelli. Autunni nebbiosi, inverni pieni di neve, primavere ventose ed estati infinite e calde. Al mare con il treno alla colonia Stella Maris delle suore a Varazze . In cortile il papá di Giovanni faceva il maniscalco e ferrava i cavalli di tutto il circondario, con la fucina sempre in funzione e l'incudine che risuonava nell'aria del mattino sotto i colpi di martello che battevano il ferro rovente. Un suono simile a quello della campanella della chiesetta del cortile quando veniva colpita dai piombini delle nostre carabine ad aria compressa le mitiche Diana 22 caricate con i diablo a forma di fungo.
D'estate arrivava in cortile la trebbiatrice e alla festa del paese la terza domenica di luglio la giostra con i seggiolini volanti. Tutte le porte delle case erano aperte, anche perché c'era ben poco da rubare, molti gli allevamenti casalinghi di conigli e tante galline e pollai che invece erano oggetto di furti. Il ladro del paese detto il Gatto però andava a rubare nei paesi vicini ma mai a Curno,
La roggia Curna, nelle cui acque nuotavano pesci gatto e gamberetti di fiume, passava in mezzo al paese e vicino alla chiesa erano disposti gradini di pietra dove le donne venivano a lavare i panni e noi bimbi facevano il bagno d'estate. Nessuno aveva acqua corrente in casa e tutti si rifornivano alle quattro fontane pubbliche disposte strategicamente nelle contrade con i secchi di zinco che finivano sotto i lavelli di casa sia per bere con il mestolo che per preparare i grandi minestroni di verdura della tradizione.
Ricordo il parroco don Alberini, fisicamente una copia di don Camillo, il sindaco e maestro alle elementari Richelmi, le maestre Terzi e Morelli, il matto del paese detto Gioanì Mamalao, che noi bambini inseguivamo per le strade canzonandolo impietosamente. In realtà lo ricordo ben vestito con panciotto e giacca e penso fosse solo leggermente ritardato. Un grande svago era il cinema parrocchiale sempre affollato con grande partecipazione alle vicende narrate nei film. Il mio primo ricordo è il film di Marcellino pane e vino che mi ha molto emozionato così come i tantissimi western dell'epoca, le comiche di Ollio e Stallio, e i grandiosi film in technicolor degli anni sessanta.
Grandi passioni per ciclismo, pugilato e inevitabilmente calcio: Atalanta, Juve, Milan ed Inter avevano in paese club di tifosi appassionati.
La roggia Curna, nelle cui acque nuotavano pesci gatto e gamberetti di fiume, passava in mezzo al paese e vicino alla chiesa erano disposti gradini di pietra dove le donne venivano a lavare i panni e noi bimbi facevano il bagno d'estate. Nessuno aveva acqua corrente in casa e tutti si rifornivano alle quattro fontane pubbliche disposte strategicamente nelle contrade con i secchi di zinco che finivano sotto i lavelli di casa sia per bere con il mestolo che per preparare i grandi minestroni di verdura della tradizione.
Ricordo il parroco don Alberini, fisicamente una copia di don Camillo, il sindaco e maestro alle elementari Richelmi, le maestre Terzi e Morelli, il matto del paese detto Gioanì Mamalao, che noi bambini inseguivamo per le strade canzonandolo impietosamente. In realtà lo ricordo ben vestito con panciotto e giacca e penso fosse solo leggermente ritardato. Un grande svago era il cinema parrocchiale sempre affollato con grande partecipazione alle vicende narrate nei film. Il mio primo ricordo è il film di Marcellino pane e vino che mi ha molto emozionato così come i tantissimi western dell'epoca, le comiche di Ollio e Stallio, e i grandiosi film in technicolor degli anni sessanta.
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