mercoledì 22 agosto 2012

Da Estella-Lizarra a Burgos 11-18 agosto 2012

Cronaca del viaggio di Daniele, Fausto e Fermo temerari pellegrini sul cammino di Santiago nella settimana di ferragosto.
Dopo aver visto tutti insieme  il bel film di Emilio Estevez con Martin Sheen "Il cammino per Santiago"   abbiamo deciso di proseguire nel progetto di arrivare a compiere tutto il percorso del Cammino (769 Km). Ripresa la credenziale con l'ultimo sello di Estella in Navarra  l'anno scorso, abbiano pianificato le 6 tappe giornaliere fino a San Juan de Ortega alle porte di Burgos (+150Km). Tutte le cose si sono incastrate perfettamente: il rientro di Daniele dal lavoro in Nigeria, i problemi familiari di  Fermo, e i miei appuntamenti d'affari. Così sabato 11 agosto alle 14,20 siamo partiti con Ryan Air alla volta di Saragozza. Praticamente io avevo nel mio zaino da 40 litri tutto il bagaglio della settimana tranne il necessaire con le lamette da barba, il coltellino svizzero e le racchette che ho dovuto mettere nel borsone comune da imbarcare nella stiva dell'aereo. Il volo è stato rapidissimo e siamo arrivati con 10 minuti di anticipo. Nel breve spazio dall'aereo al gate dell'aereoporto un vento caldo oltre i 40 gradi ci ha dato il benvenuto. Dopo un poco di attesa abbiamo ritirato l'auto noleggiata per la settimana. Ci siamo fatti un po' prendere la mano ed alla fine, invece della piccola Ibiza  ci siamo ritrovati su di una lussuosa Volvo nuova di zecca. (50 euro a testa più del previsto). Quest'anno per la prima volta abbiamo stipulato anche la polizza di viaggio Europe Assistance, alla nostra età non si sa mai! Il viaggio da Saragozza a Larraga è stato tranquillo al fresco dell'aria condizionata ed in un paio d'ore di autopista e di belle strade provinciali siamo arrivati a destinazione. Il paesino vicino ad Estella era deserto tranne nella piazza del nostro Hostal casa Perico dove avevamo prenotato 3 camere con bagno. I vari bar del posto erano pieni di gente festante con camicia bianca e fazzoletto rosso al collo. Abbiamo così scoperto che era il giorno che chiudeva la fiesta de San Miguel Arcángel durata tutta la settimana. Infatti in una piazza vicina, chiusa da una staccionata e circondata da gradinate tutto il paese assisteva all' encierro, dove i giovani del luogo, al suono di una banda con squillanti trombe, sfidavano un toro nell'arena correndogli davanti e saltando la staccionata per non essere incornati.

Larraga l'encierro
La temperatura era molto diversa da quella di Saragozza ed una leggera brezza faceva stare tutti bene. Sistemati i bagagli nelle camere in serata siamo andati in auto a cena nella vicina  Estella al cafè  restaurante sulla grande Plaza de los fueros. Ensalada ilustrada e solomillo de ternera (filetto di manzo) con una Pinta di birra. Al ritorno in camera dopo mezzanotte, panico!  Musica ad altissimo volume in tutto il paese e finestre necessariamente aperte non essendo le camere condizionate. Per fortuna la stanchezza ha vinto il rumore e ho potuto comunque dormire fino alle sei di mattina, svegliato dal vociare dei giovani festaioli e dalla musica emessa dal venditore ambulante di tapas parcheggiato nella piazza. Capita!
Dopo colazione, andiamo in auto a Estella, parcheggiamo al medesimo posto dell'anno scorso e iniziamo il cammino visitando la chiesa di San Pedro de la rua dove mettiamo il primo sello e poi ci incamminiamo fuori dalla città in direzione di Torres del Rio.



La fonte del vino
 Dopo mezz'ora di cammino in salita tra le case sulla collina scendiamo sulla statale e risaliamo dalla parte opposta fino al monastero benedettino di Nuestra Senora de Irache.  Facciamo sosta alla fonte del vino sul lato della grande Bodega (cantina) di Irache,  visitiamo la chiesa ed il chiostro e poi ripartiamo. Dopo un percorso nel fitto bosco usciamo all'aperto. Il sole con il passare delle ore diviene sempre più caldo e non c'è ombra. Dopo una sosta a Luquin per uno spuntino davanti ad una fontana antica, arriviamo nel pomeriggio sudati e stanchi fino a Los Arcos (cammino 22Km) dove decidiamo di fermarci all'hotel Monaco sulla piazza. Subito ci informiamo sulle fiestas locali, ma ci rassicurano: la prossima è martedì prossimo e questa notte potremo dormire nel silenzio. Dopo la doccia prendiamo il bus per Estella dove recuperiamo l'auto.  Andiamo poi a cena nella bella piazza davanti alla parrocchiale di Los Arcos  e poi in hotel  dove a finestre spalancate dormiamo al fresco del venticello notturno. Il mattino dopo ci alziamo alle 6 per approfittare del fresco, visto che le temperature stanno salendo e il caldo ed il sole nel pomeriggio sono pericolosi.


                        VIANA
Passiamo da Torres del Rio tra vigneti e strade di campagna senza ombra,  salutiamo la Navarra ed arriviamo prima a Viana, una gran bella cittadina dove pranziamo nella calle fresca serviti da una bella e gentile biondina. Poi riprendiamo il cammino e arriviamo accalorati a Logrono (cammino 27 km) , la  bella città capitale della Rioja,  regione di grandi vini. Il primo Hotel è al completo per cui ci incamminiamo sulla strada della cattedrale e ci fermiamo per bere ad un grande bar. Una pinta di birra a prezzo di una caña (= 1/2 pinta). Lascio lo zaino e proseguo verso il centro di informazioni turistiche dove però c'è un po' di gente in  coda. Mentre aspetto vedo all'esterno un bell' hotel a pochi metri. Lascio la fila ed entro nella hall, dove una gentile ma pedante signorina ci assegna le tre camere dopo mezz'ora di maneggi sul computer.
Doccia, ciabatte e via per la bella città piena di vita. L'ultimo autobus per Estella è partito alle 19,00 per cui rinunciamo a recuperare l'auto ed andiamo a passeggiare ed a cenare in Plaza Major all'aperto.
Ensalada ilustrada e due pinte di birra mentre bella gente passeggia su e giù per il corso.
La mattina dopo, sempre alle prime luci dell'alba partiamo attraversando il grande e ombroso parco cittadino della Granera e costeggiamo  il piccolo lago .




Non facciamo colazione perchè secondo il libretto di Fermo dovremmo trovare un bar che però è ancora chiuso per cui facciamo scorta di acqua ad un distributore e proseguiamo a stomaco vuoto salendo per le colline in mulattiere senza ombra. Dopo molte ore di cammino arrivo per primo a Najera (cammino 29Km) nel pomeriggio assolato, mi cambio la maglietta inzuppata di sudore e mi tolgo gli scarponcini nella stazione dei bus  deserta. Fermo e Daniele, che arrivano dopo, invece vanno alla ricerca di un hotel.  Io ritorno in bus a Logrono dove aspetto il bus delle 19,00 per Estella passeggiando in ciabatte due ore per la città. La crisi si vede: sulla Gran Via ribassi e negozi chiusi, cartelli di vendite di immobili, di affitti e cantieri fermi.
Finalmente  arriva il bus che in 40 minuti mi riporta a los Arcos dove recupero l'auto e ritorno a Najera.

Bello l'hotel dei duchi di Najera e carina la ragazza della hall che mi porta in cucina e mi fornisce di acqua, bicchiere con ghiaccio e limone e mi spedisce in doccia. La sera ci sentiamo un poco giù, le tappe sono lunghe, il paesaggio bello ma monotono, il sole del pomeriggio pericolosamente cocente, pochi villaggi e poca acqua, serve alzarsi all'alba per evitare di camminare nell'afa del pomeriggio. Così decidiamo una sosta e domani faremo i  turisti per evitare insolazioni e disidratazione. Ceniamo in riva al fiume e ci godiamo il fresco fino a mezzanotte, Najera è tra una parete di rocce rosse molto caratteristica ed il fiume Najerilla attraversato da un ponte.

Il mattino dopo quando ci svegliamo alle otto, grande sorpresa, il cielo è coperto, c'è vento e qualche goccia di pioggia. Facciamo colazione con calma e andiamo a visitare il Monastero di Santa Maria la Real con il pantheon dei re di Navarra. Lì scopriamo che Daniele, che ha chiesto lo sconto over 65 (-1 euro) è un Jubilado! In spagnolo significa pensionato, mentre in italiano ha un significato più divertente per cui lo prendiamo festosamente in giro. Con  l'auto  andiamo a San Millan de la Cogolla (16 km) dove sono gli antichi monasteri benedettini de Yuso  e de Suso. Visitiamo il primo con la guida che parla in spagnolo e poi andiamo nell'Hostaria dove pranziamo alla grande con vino  de crianza (= barricato)  del monastero.
Nel pomeriggio arriviamo a Santo Domingo de la Calzada (a 18 Km). e troviamo posto alla Posada Floren, un vecchio mulino. Mi viene assegnata una mansarda bassissima dove si può stare in piedi solo nella doccia. Usciamo ed andiamo prima alla messa del pellegrino e poi a cena sulla passeggiata nel locale 'la strada' .


Poi un bel sonno perchè spengo il condizionatore e apro l'abbaino ad un metro sopra il mio letto. Una deliziosa arietta fresca invade la stanza mentre disteso guardo le stelle e mi addormento. Al risveglio, dopo tre clamorose  testate nel soffitto, riesco a scendere per la colazione.




L'abbaino a Santo Domingo de la calzada



Prendiamo gli zaini e ci avviamo verso Belorado (cammino 22Km) su di una strada completamente assolata che ci porta su per le colline in piccoli paesini sperduti. Improvvisamente un grande cartello segnala il confine tra la comunidad de la Rioja e la regione di Castilla Y Leon. La strada è ancora lunga ed assolata ma poi finalmente ecco il cartello di Belorado. Arrivo un po' prima degli altri e mi siedo in piazza con una bellissima birra gelata ed una insalata freschissima (ma non più ilustrada). Poi arrivano anche Daniele e Fermo e pranziamo assieme. Giriamo nel pomeriggio torrido alla ricerca di un hotel che dopo un largo giro troviamo a 100 metri dalla piazza da cui eravamo partiti. Pulito e fresco è l'ottimo Hotel Jacobeo. Io prendo un taxi e ritorno a Santo Domingo a riprendere l'auto.



La sera partiamo in auto per Burgos (44Km) l'antica  capitale del regno di Castilla dove arriviamo dopo 3/4 d'ora e parcheggiamo direttamente sotto la piazza di Spagna.
La città è animatissima e molto bella e la cattedrale toglie il fiato. Giriamo un poco e poi ci sediamo nella grande piazza dove ceniamo all'aperto con un fresco venticello che ci ristora. Io e Daniele mangiamo una buona paella di pescado mentre Fermo prende del maialino arrosto. Io poi assaggio anche la zuppa alla castigliana, veramente buona. Infine gelato, caffè e un chupito (bicchierino) di aguardiente con hierbas.
Dopo cena facciamo due passi nella notte  sul lungo fiume pieno di verde, di monumenti e panchine. Torniamo poi in albergo a Belorado dove riposiamo tranquilli.


Sveglia molto presto, colazione e poi decidiamo di saltare il tratto in piano del percorso da Belorado fino a Villafranca, ai piedi dei monti della Oca dove andiamo a parcheggiare.  Zaino in spalla saliamo nel bosco fino al colle del Puerto de la Predaja oltre i 1100 metri di altezza e poi sempre lungo larghe strade tagliafuoco camminiamo nella pineta fino ad arrivare verso mezzogiorno a San Juan de Ortega (cammino 14 km) .
Il paesino è isolato e piccolissimo: due case con un solo bar e la chiesa del monastero che custodisce le spoglie del santo. Daniele si accorge che sto camminando con i suoi scarponcini da due giorni; io porto il 43 e lui il 45 ma a me vanno bene lo stesso, anzi il piede respira meglio. Ci ristoriamo e chiamiamo casa annunciando la fine del percorso. Purtroppo però scopriamo che non ci sono mezzi per tornare all'auto, nè è conveniente far venire un taxi da Belorado. Per cui io e Daniele decidiamo di riprenderci lo zaino e tornare indietro a piedi rifacendo il percorso a ritroso, mentre Fermo prosegue verso la provinciale per Burgos e va ad aspettarci nel Bar Atapuerca. Il ritorno è duro, specialmente la salita che porta al monumento dei caduti sulla cima della Predaja: 700 metri di strada bianca diritta con una pendenza impressionante dal fiume fino al monumento sotto il sole cocente. Incontriamo parecchi pellegrini che salutiamo con Buen camino, e che si chiedono dove stiamo andando, visto che Santiago è dall'altra parte. Dopo oltre 3 ore e mezza di cammino arriviamo infine stanchi alla macchina, ci cambiamo le magliette fradice e gli scarponcini e restiamo felicemente in ciabatte.
Con l'auto prima andiamo verso Burgos a riprendere Fermo ad Atapuerca  poi torniamo verso  Logrono e prendiamo l'autostrada verso Saragozza. Man mano si scende verso sud la temperatura sale fino ai 38-40 gradi. Facciamo  gasolio lungo il percorso e poi arriviamo nella calda ed assolata Saragozza. Non riusciamo ad intenderci con il tomtom di Daniele ma tenendo come riferimento l'imponente cattedrale riusciamo ad arrivare al centro della città. Passato il ponte sull'Ebro scopriamo che il corso Cesar Augusto è tutto chiuso per lavori. Facciamo il punto  e poi con una certa disinvoltura girando attorno al mercato coperto riusciamo ad arrivare a Los girasoles dove abbiamo prenotato un appartamento di 3 stanze per la notte. Mettiamo l'auto in garage e poi saliamo a casa. Ci distribuiamo nelle stanze e ci laviamo e riposiamo. La sera  affrontiamo il caldo africano che si è un poco attenuato e passeggiando nel centro ci fermiamo al restaurante Corinto dove mangiamo discretamente.

Il mattino l'aria è più fresca per cui visitiamo la cattedrale dedicata alla Vergine del Pilar dove Fermo bacia il Pilar (la colonna  su cui è apparsa la Vergine). Poi girovagando in una piazzetta assistiamo ad un matrimonio dell'alta società, con gli uomini in frac e le donne con cappellini eccentrici tipo Ascot e abiti lussuosi. Arriva la rolls royce bianca dello sposo con la mamma in mantiglia, poi dopo un po' arriva la rolls d'epoca della sposa in abito bianco di pizzo con velo e strascico. Uno spettacolo!

Andiamo poi a mangiare sulla piazza del Pilar, Daniele ordina un kebab mentre io e Fermo l'insalata fresca del locale. Ci infiliamo poi nei caratteristici vicoli  alla ricerca del Corte Ingles per stare al fresco, visto che i musei aprono dopo le 17,00. La temperatura continua a salire e così ci rifugiamo nel bar Roma, condizionatissimo dove bevo una  granatina di caffè  ed infine su indicazione della graziosa barista entriamo nel vicino Corte Ingles dove girovaghiamo al fresco negli otto piani e dove Daniele compra dei pantaloni tecnici che indossa subito. Dopo una coca cola  nella cafeteria torniamo all'auto e arriviamo dopo 14 km all'aereoporto dove la riconsegnamo alla Hertz: facciamo il check in ed aspettiamo di partire mangiando un ottimo panino con salsichon (salame).  Partenza anticipata di qualche minuto, volo tranquillo e arrivo con mezz'ora di anticipo sull'orario previsto, valige sbarcate in pochi minuti e.... tutti a casa!  Il Camino è veramente duro ed è un peccato interromperlo quando ormai il fisico è allenato e la mente è serena, speriamo di avere a disposizione due settimane per il prossimo viaggio.

                                                           L' OMBRA AL TRAMONTO












giovedì 26 luglio 2012

Tutti al mare anni 50

Io e la mia signorina Wanda
La prima volta che ho visto il mare avevo sette anni ed ero sul treno che da Bergamo mi portava insieme ad altri alla colonia marina 'Stella Maris' di Varazze gestita dalle suore Orsoline di Somasca. Prima di partire le zie avevano cucito i numerini rossi di riconoscimento sulla biancheria e sulle magliette, la mamma si era raccomandata alla madre superiora ed alla signorina che ci avrebbe accudito per il mese di vacanza collettiva, e infine mi aveva salutato alla stazione con le lacrime agli occhi facendo venire il magone anche a me.
Era già un bel pezzo che eravamo in viaggio sulla carrozza con i sedili di legno lucido, un poco annoiati e preoccupati per le buie gallerie che oscuravano per lunghi tratti la luce sul treno.
Improvvisamente uscendo da una galleria il fischio del treno ed il grido 'il mare, il mare..... '  si propagò di carrozza in carrozza alla vista dell'immensità azzurra e luccicante che appariva all'orizzonte poi spariva e riappariva tra case e giardini che sembravano rincorrere il treno.  L'emozione della prima vista si ripeteva ad ogni uscita dalle gallerie successive ed una grande eccitazione ci fece dimenticare lo sconforto del distacco.
Il mare.... una emozione fortissima ... così luminoso e... sconfinato e... azzurro.
All'arrivo alla stazione di Varazze, eravamo impazienti  di correre sulla spiaggia a bagnarci in quel mare,  di provare a bere l'acqua per vedere se era veramente salata come ci avevano raccontato.
Invece siamo arrivati alla Stella Maris e subito inquadrati in cortile, come soldatini tutti con la nostra valigia accanto. Prima una preghiera di ringraziamento per il buon esito del viaggio e poi la spiegazione delle regole della colonia ed un breve ristoro. Infine l' assegnazione dei letti in una bianca camerata in mezzo alla quale un grande baldacchino nascondeva il letto della nostra signorina. Tutto era di un bianco accecante, pareti e lenzuola, mentre persiane e porte erano di un azzurro tenue.
Poi, in fila per due siamo usciti e passando dallo stretto sottopasso della ferrovia siamo sbucati sulla spiaggia per un primo contatto con l'ambiente. Il giorno dopo tutti in spiaggia con i costumini di lana con le bretelle e ben sotto le tettoie di paglia all'ombra. Vietato avvicinarsi al mare! Alle 11,00 se l'onda non era più alta di qualche centimetro il fischietto della suora chiamava un gruppetto alla volta e ci faceva mettere i piedi in acqua.
Dopo qualche minuto il fischietto ci costringeva a uscire e a ritornare correndo sulla sabbia bollente fino alla tettoia. Non sapevo ancora nuotare, ma di sicuro avrei voluto saltare tutto il giorno nell'acqua e giocare con la sabbia umida. Per tutto il mese invece riuscii ad  entrare in acqua solo per pochi minuti nei giorni di mare calmo alle 11,00 ed alle 17,00. Ci furono anche alcuni giorni di burrasca, quando il mare cambiò colore e le onde rumorosamente si abbatterono sulla spiaggia dove il bagnino espose la bandiera rossa di pericolo. Andavamo in spiaggia lo stesso e l'acqua marina polverizzata dal vento ci inumidiva tutti.
Uno strano effetto mi fecero le gambe delle suore quando anch'esse entravano in acqua rimboccandosi l'abito e spruzzandosi l'un l'altra per gioco. Le stesse serissime e piissime suore che ogni sera, prima di mandarci  a dormire ci facevano cantare davanti alla statuetta della Madonna in cortile : 'Bella più della luna, bella più delle stelle e le stelle più belle non son belle al par di te" .
Ricordo l'odore di caffè e latte a colazione, quello di alcool dell'infermeria  e di mensa a pranzo e a cena; la conta delle carrozze dei treni che passavano "pacco, posta, visita e partenza"; la canzoncina del bagnino: "caro bagnino aprici il cancello che il tempo è bello e noi vogliam partir". E finalmente il rientro a casa abbronzatissimo con negli occhi ..... il blu del mare.
Altri tempi, altre consuetudini, i miei figli, da piccoli hanno passato le loro vacanze nei mari più lontani in villaggi turistici con tutte le libertà possibili, gli animatori, gli spettacoli e gli sport. Non hanno idea di cosa sia l'esperienza di una vacanza in comunità con regole e orari. Per loro la vacanza è fare quello che gli pare senza curarsi d'altro che del proprio piacere. Per fortuna Paolo ha poi fatto il militare, ma ad Emilio questa esperienza manca! Speriamo bene!


mercoledì 18 aprile 2012

Sognando California..... un giorno io verrò!!

California!!! Un sogno nato a vent'anni restato nel mito fino ad oggi.
Poi Mariella  ad una cena con amici, parlando delle possibili destinazioni di una vacanza, ha domandato:  e andare in California?.
Passato il mio primo sbigottimento insieme abbiamo iniziato cercando su internet i voli più rapidi con minori attese negli scali e ovviamente al miglior prezzo. Abbiamo scelto Lufthansa - Milano - Monaco - Los Angeles e ritorno a 600 euro a testa. Poi abbiamo consultato sul catalogo Gastaldi i possibili itinerari in auto, e costruito il viaggio di 15 giorni ottimizzando i trasferimenti con l'aiuto di google maps. Infine abbiamo ricercato su Booking.com i vari alberghi comparato i costi e letto i pareri degli utenti,
Prenotato il tutto siamo finalmente partiti l'11 di marzo con  una valigia a testa, due zainetti e la fantastica guida di Lonely planet in mano.
Viaggio di andata - 55 minuti per Monaco, il tempo di trovare il gate per Los Angeles e poi 12 ore di volo tranquillo nei nostri due posti scelti in coda all'aerobus.
Partiti alle 13,00 da Milano alle 20,30 dello stesso giorno siamo sbarcati a Los Angeles.
All'arrivo piccola coda per i controlli nel momento del cambio di turno degli addetti all'immigrazione ed un po' di attesa alla pensilina dello shuttle della Dollars rent a car guardando preoccupati  il traffico caotico  di taxi e pulmini davanti alle pensiline.
Arrivati agli uffici in Arbor Vitae Street, un simpatico impiegato ci ha fornito il navigatore in lingua italiana e ci ha detto di scegliere l'auto berlina che volevamo dal parcheggio poichè la  Dodge Charger che avevamo prenotato non era disponibile.  In sostituzione ci forniva di una macchina della categoria superiore allo stesso prezzo.
Ho scelto una Chevrolet Impala fresca di lavaggio dopo aver scartato una Ford Taurus per via del selettore del cambio automatico al volante che non sono abituato ad usare. Mezz'oretta di freeway e siamo arrivati al nostro lussuoso hotel Mr C di Beverly Hills (dove la C sta per Cipriani). Siamo volati subito a letto stanchi e soddisfatti rinunciando al cocktail di benvenuto.
Lunedì 12
Dormito benissimo,  siamo scesi la mattina a colazione freschi come due rose: le 8 ore di jet lag assorbite senza problemi. Il tempo appariva molto nuvoloso, ma il caposala, Marco un giovane italiano di Pordenone, ci ha rassicurato dicendo che di lì a poco le nuvole sarebbero state spazzate via come i giorni precedenti. Eccitatissimi siamo andati alla ricerca del vicino Mall (Centro commerciale) Westfield per fare acquisti. Abbiamo parcheggiato vicino e poi..... sono successe due cose: ho perduto lo scontrino del parcheggio e così sono dovuto entrare negli uffici per farmene dare un'altro e all'uscita ho sbagliato la direzione per andare al Mall ! Così dopo una bella e inutile camminata su Avenue of the stars  grazie all'insistenza di Mariella ho chiesto informazioni a due operai che ci hanno fatto tornare sui nostri passi: in pratica il Westfield Mall era sopra il parcheggio. Un  grande centro commerciale con le strade all'aperto e tutti i possibili negozi. Fatto il giro e acquistato un piccolo computer apple, siamo tornati alla macchina. Mariella, non ha desistito e dopo una ulteriore ricerca sull'auto è riuscita a ritrovare il biglietto originale caduto tra i sedili. Ritorno agli uffici e restituisco con le mie scuse il secondo biglietto alla gentile impiegata. Ma il nostro destino è comunque segnato.... al momento di pagare la macchinetta mangia il biglietto e non accetta la carta di credito. Chiamo aiuto e ricompare la gentile signora: you again!!! poi rimette il secondo biglietto e mi addebita tutta la giornata: 34 $.
Cominciamo bene! Ripartiamo decidendo di andare a vedere l'oceano e seguendo l'impagabile navigatore Garmin in dotazione andiamo a Venice!!!
Finalmente siamo in California!
Parcheggiamo in un piazzale  (6$ all'entrata)  percorriamo il molo in legno (pier) e ammiriamo l'oceano e la spiaggia.  Poi passeggiamo sull'Ocean front walk  nella strada pedonale tra la spiaggia e la fila infinita di casette tutte con grandi vetrate e diversissime architetture.
La guida poi ci consiglia di entrare  nel quartiere ad ammirare le belle ville sui canali interni con ponticelli  bianchi.  Belle! Cominciamo però ad avere fame e dopo aver cercato inutilmente Abbott street dove si trova una pizzeria consigliata dal nostro manuale, torniamo sulla Ocean front walk davanti alla spiaggia che nel frattempo si è animata ed è piena di folla. E' un susseguirsi di negozietti che vendono di tutto e ci incuriosiscono quelli che hanno il medico all'interno (the doctor is in) per prescrivere marjuana terapeutica ai passanti, i musicisti che suonano e cantano lungo al via pedonale ed i tanti barboni (homeless) che chiedono un dollaro per comprarsi una birra. I cartelli d'aiuto recitano: Why lie ? I need bier, help me. Simpatici!
Entriamo in un locale pieno di gente che ci ispira The sidewalk cafè e ci accomodiamo su di un tavolino all'esterno che guarda la spiaggia. Mariella ordina un Hamburger con patatine e coca cola ed io una Enchilada con birra Budweiser alla spina (draft) . Porzioni impressionanti, ma che mangiamo con gusto godendo l'atmosfera della spiaggia: fantastico.
Poi passeggiamo in mezzo alla folla, acquistiamo in una baracca per Emilio la maglia di Griffin, il campione dei Los Angeles Clippers, la squadra di basket  rivale dei più famosi Lakers.
Riprendiamo l'auto ed imbocchiamo la mitica Pacific Coast Highway n. 1 in direzione Nord verso Malibu.
Dopo oltre 27 miglia di costa molto bella scopriamo che in realtà Malibu non è un luogo preciso, ma sono le spiagge ed i piccoli insediamenti sparsi lungo la costa.

Facciamo inversione  e nel ritorno saliamo sul promontorio di Point Dume costellato di belle residenze dove ci fermiamo ad ammirare il panorama della costa . Poi scendiamo a  Paradise Cove e riprendiamo la Highway per ritornare all'Hotel con alle spalle uno splendido tramonto sull'oceano.

Arriviamo con il buio e affidiamo l'auto al Valet, ci riposiamo e poi siamo pronti per andare a cena, ma dove?
Secondo la nostra guida c'è  la pizzeria migliore di L.A. a 700 metri dal nostro hotel, si chiama Mulberry street pizza ed è al 240 di Beverly Hills Drive. Bene, dopo esserci accertati della corretta direzione ci avviamo a piedi attraverso un quartiere di villette bene, tipicamente americane: auto sul vialetto davanti alla porta del garage, prato perfettamente rasato e nessuna recinzione. Dopo venti minuti  di camminata veloce arriviamo nella via, luccicante di bei ristoranti e negozi.
Troviamo il posto, e non ci credo: un buco con quattro tavoli, una masnada di pizzaioli messicani indaffaratissimi, una vetrina sul banco dove scegli il trancio che vuoi, lo ordini e lo paghi (12,5$ in due). Poi ti siedi al tavolo ed aspetti. Scopriamo che il menu è scritto sul muro in fondo al locale bizzarro.  Dopo un po' ed un andirivieni di persone che prendono la pizza da asporto ci arriva sul tavolo la fetta di pizza su di un piatto di carta e la lattina di coca cola con la cannuccia.  Nè bicchieri nè le posate, per cui torno al banco e le richiedo.
Tutto bene, un po' di spirito di adattamento e via, la pizza è buona veramente, sottile e croccante ed il locale si è animato con l'arrivo di molti avventori. Tutto bene, però al ritorno abbiamo adocchiato gli altri ristoranti vicini per la sera successiva.
Passeggiata veloce, anche perchè fa freschino e poi un bel sonno ristoratore tra le foto di Walter Chiari e di Mina.

Martedì 13
La mattina dopo, a colazione Marco non c'è,  è andato in aereoporto a prendere la sua ragazza in arrivo da Dubai. Era molto in ansia perchè dubitava che lei avrebbe mantenuto la promessa di raggiungerlo. Facciamo colazione con frutta e the e poi saliamo nell' auto che il nostro valletto ci ha portato all'uscita. Andiamo a visitare il Paul Getty Museum. Prendiamo la San Diego freeway nord, molto trafficata e dopo una mezz'oretta di viaggio usciamo direttamente al parcheggio del museo (15$). Saliamo sulla funicolare che ci porta su per la collina fino al piazzale e restiamo ammirati. E' opera di Richard Meier, inaugurata nel 1997 e composta da una cittadella di travertino bianco con sei edifici principali collegati da piazze e passaggi sulla cima della collina. Visitiamo le collezioni in mezzo ad una folla di visitatori al seguito delle guide.

Anche noi ascoltiamo la guida per un po' ma poi ci perdiamo nelle varie sale. Finita la visita decidiamo di andare al ristorante del museo e facciamo un ottimo pranzo chiacchierando piacevolmente con una attempata coppia vicina di tavolo. Sono di L.A. e vengono spesso in Italia, in Toscana ed Umbria e torneranno anche questo autunno dalle nostre parti. Ci salutiamo cordialmente e poi riprendiamo l'auto e andiamo verso Hollywood. Parcheggiamo sotto il grande e lussuoso Mall di Hollywood Boulevard dove al teatro Kodak assegnano gli Oscar e poi usciamo sul famoso marciapiede sul quale sono inseriti i nomi degli attori famosi indicati da una stella. . C'è molta folla e passeggiamo passando davanti al Grauman's Chinese Theatre ed ai vari negozi con gadget per turisti. Andiamo poi all'Hard rock cafè  per acquistare le magliette per i ragazzi.

Cerchiamo invano la scritta Hollywood sulla collina e per trovarla riprendiamo l'auto e giriamo in Sunset Boulevard, con giardini e palme sugli ampi marciapiedi sui quali si affacciano i prati verdi  di bellissime ville e le boutiques dei grandi stilisti. La passiamo in auto e saliamo sulle colline intorno costellate di ville immerse nel verde con ai piedi tutta la città fino all'oceano. Alla fine rinunciamo a trovare la scritta ed in mezzo al traffico  riprendiamo la Fwy verso l'Hotel. Guardando poi la guida scopriamo che la scritta era alle nostre spalle coperta dall'edificio del Mall. Torniamo in Hotel, ci riposiamo e poi usciamo ancora a piedi ed andiamo come la sera prima a Beverly Hills drive ma invece di entrare nella pizzeria, scegliamo un bel locale americano con grill. E' molto affollato e dopo un po' di attesa, siamo accompagnati ad  un bel tavolo dove ceniamo in un ambiente lussuoso con bella gente elegante. Al tavolo vicino una numerosa famiglia festeggia il compleanno del patriarca mettendo una candelina su di una piccola brioche.  Poi rifacciamo la passeggiatina di ritorno nella notte e tutti a nanna.
Mercoledì 14
La mattina solita colazione con the e frutta e poi dopo aver fatto il check out express direttamente in camera via TV,  riprendiamo l'auto, facciamo caricare le valige e prendiamo l' Highway trafficata per andare a Down Town, il centro finanziario pieno di grattacieli. Parcheggiamo vicino alla nuovissima cattedrale e la visitiamo. E' un'opera imponente e mentre la navata centrale ha un look quasi tradizionale, nei corridoi laterali esterni si aprono spazi regolari alcuni utilizzati come cappelle con le statue dei santi ed altri invece per mostre o per servizio alla comunità. Un lato si apre con una vetrata su di un chiostro pieno di fiori e su di una parete all'entrata è posizionato uno stupendo altare barocco portato dalla Spagna.

Riprendiamo l'auto e dopo poche centinaia di metri riparcheggiamo sotto la Disney Concert Hall. Paghiamo 20$ di parcheggio e ci spiegano che se visitiamo il palazzo  e ci facciamo apporre sul biglietto il timbro ci restituiranno 11$. Progettato da Frank Gehry, lo stesso del museo di Bilbao, ne ricalca le forme sinuose con il suo rivestimento d'alluminio luccicante. Ma lo spettacolo è all'interno con varie sale e servizi che si snodano su più piani fino al giardino pensile sul tetto che ospita luoghi di relax, un anfiteatro all'aperto nella cornice della down town di L.A..

Un'opera modernissima, bella e funzionale e si visita gratis. Finita la visita andiamo a piedi verso il MOCA Museum of Contemporary Art che però è chiuso.  Nella piazza vediamo il ristorante dell'Omni Hotel frequentato da funzionari e impiegate delle vicine banche. Ci serviamo al fornito buffet e ci godiamo un  bicchiere di buon vino Merlot della Napa Valley. Facciamo un giro tra i grattacieli di California street, torniamo alla macchina e prendiamo l'Highway per San Diego. L'uscita da Los Angeles è lunga ed attraversiamo la periferia più desolata, poi l'autostrada va sulla costa ed appaiono quartieri eleganti e centri commerciali molto lussuosi. Man mano scendiamo a sud la costa è sempre più bella e sulle colline a sinistra appaiono sterminati quartieri di case immerse nel verde di fronte all'oceano e sulla destra spiagge con centri balneari e palme lussureggianti.
Arriviamo a San Diego dopo un paio d'ore e qualche coda in uscita da L.A. viaggiando nelle corsie riservate ad auto con 2 o più persone a bordo (car sharing -a chi non rispetta la regola 1001$ di multa).

Andiamo diritti all' Hotel Marriott Marina, due imponenti grattacieli luccicanti sul porto turistico. Efficienza americana: malgrado il grande andirivieni e la folla, in pochi minuti facciamo il check in: in pratica ci viene chiesto il cognome, viene  registrata la carta di credito, ci vengono consegnate le chiavi della camera, e  assegnato il valletto che ci accompagna con le valige al 38 piano del  South Building. La camera è grande con una vetrata che spazia sull'isola antistante il porto e  sull'oceano.  Sistemati i bagagli scendiamo  e chiediamo all'addetto una cartina dove ci facciamo indicare i ristoranti migliori per la cena. Il centro turistico di San Diego è molto piccolo e corrisponde al gas lamp district che comprende un rettangolo compreso tra la seconda e la sesta strada fino a little Italy. Passeggiamo per le vie indicate, molto animate, piene di negozi e di ristoranti, con cucine di ogni parte del mondo ma soprattutto italiane. Molto piacevole girare tra la folla la sera. Infine scegliamo il Tabule, ristorante libanese con cucina italiana dove ceniamo leggero mangiando due ottime capresi. Passeggiamo per il quartiere e poi, dopo aver atteso venti minuti  il passaggio di un treno merci lungo 2 miglia,  rientriamo in Hotel e andiamo a dormire sereni.
Giovedì 15
Sveglia e tranquilla prima colazione con the, toast  e frutta. Poi passando dalle piscine dell'hotel usciamo da un piccolo cancello sulla pista pedonale che costeggia il porto. Il cielo è livido e c'è un po' di vento, ma la passeggiata è bella e improvvisamente appare il sole. Arriviamo dopo 20 minuti al museo della marina dove ci aspetta la grande portaerei Midway, che vogliamo visitare. Perfetta organizzazione all'americana: acquistiamo i biglietti e saliamo a bordo dove veniamo accolti dai veterani che fanno da  guide. Seguiamo il percorso della visita segnato da cartelli numerati ai quali corrispondono dettagliate descrizioni attraverso gli auricolari. Appassionante! Dall'hangar sotto la pista dove sono parcheggiati aerei di varie epoche con la storia fotografica delle prime portaerei,  passiamo a visitare gli alloggi dei marinai, degli ufficiali, le cucine, i servizi e poi andiamo sul ponte di atterraggio dove sono posizionati aerei recenti compresi i famosi aerei radar AWACS e alcuni elicotteri.

Visitiamo poi the isle cioè la torre di controllo dove su lavagne di vetro sono ancora segnate le ultime missioni di bombardamento compiute nella prima guerra del Golfo. Ci hanno colpito le camerate strettissime dei marinai, con letti a castello e gli spazi ridottissimi. Ma neppure i guardiamarina stavano larghi, solo gli ufficali superiori e l'ammiraglio comandante avevano spazi vivibili. Come potessero passare mesi in navigazione in quelle condizioni è un mistero. Salutata la Midway abbiamo passato in rassegna le altre navi del museo all'aperto,un  brigantino ottocentesco ed un grosso sottomarino russo, ma non siamo saliti a bordo. Siamo poi andati a pranzo a little Italy alla Filippi's pizza grotto, dove abbiamo mangiato ottimamente in un ambiente italo-americano molto caratteristico, con drogheria e  salumeria all'entrata ed un grande ristorante all'interno con tovaglie a quadretti rossi e bianchi ed il vetro di centinaia di  fiaschi vuoti appesi al soffitto. Era pieno di gente ma abbiamo mangiato bene serviti con rapidità.

 Dopo pranzo siamo tornati verso il Marriott e Mariella è andata dal parrucchiere (30$ shampoo e asciugatura) . Più tardi passeggiamo intorno al monumentale Centro Congressi con frotte di medici dell' American Academy  of Dermatology riuniti per il  loro meeting annuale. Tutti con il badge appeso al collo: senza badge qui non sei nessuno.
Passiamo  davanti all'Hilton Marina e poi all'imponente  stadio di baseball dei Padres, la squadra di San Diego. Bighelloniamo sulla sesta strada che non avevamo ancora visto dove ci attira in particolare un negozio di abiti ed accessori anni cinquanta ispirato a Betty Page, la prima Pin Up. Visitiamo una galleria d'arte con dipinti molto grandi e coloratissimi e sculture divertenti ma con prezzi molto elevati.
Infine decidiamo di andare a cena al ristorante Asti dove passiamo una bella serata. Poi dopo la passeggiata tra la folla della notte sbirciando i pubs ed i locali di musica live andiamo a dormire.
Venerdì 16
Il mattino dopo, colazione, check out express, carichiamo le valige e partiamo per Las Vegas a 325 miglia. All'uscita della città faccio benzina (gasoline) e dopo un primo errore nell'interpretare le indicazione del navigatore mi immetto correttamente sulla interstate 15 North. L'auto è comodissima e  viaggiamo tranquilli rispettando i limiti di velocità che sono tra le 55miglia e le 70 miglia. La strada è ampia e bella e superati i lavori in corso presso Barstow che rallentano un poco, viaggiamo veloci e fluidi tra paesaggi che variano, pianure e vallate fino ai passi che ci portano verso il deserto del Mojave.
Verso l'una ci fermiamo a fare benzina e a mangiare un boccone in un buon ristorante vicino alla stazione di servizio: fish & chips come sempre ottimi. Ripartiamo tranquilli e facciamo le ultime 150 miglia nel deserto, incontriamo anche piccoli insediamenti polverosi  e ci chiediamo come si possa sopravvivere in questi  luoghi. Qualche miglio prima della città passiamo davanti ad un grande building il Bufalo Bill Resort e Casino che promette vincite per milioni di dollari. Non ci facciamo distrarre e finalmente arriviamo a Las Vegas, percorriamo per la prima volta la famosa Strip, la via dove sono concentrate tutte le più grandi attrazioni ed arriviamo direttamente al Trump Hotel.

Un bel grattacielo dorato ci accoglie con la massima efficienza: macchina al Valet, valige sul porter e chiavi della camera in 2 minuti. Siamo al 12mo piano e dal corridoio  dove si apre una porta  entriamo in una prima anticamera privata in comune a due stanze e poi entriamo nella nostra camera...... o meglio nel nostro appartamento, molto grande,  con la cucina a parete, il bagno con jacuzzi,  doccia e doppi lavandini. Ci divertiamo ad esplorarla (c'è perfino un televisore incorporato nello specchio del bagno ed una grande cabina armadio ) e ci sistemiamo. Poi scendiamo nella hall e prendiamo lo shuttle dell'Hotel che ogni quarto d'ora porta gratuitamente  i clienti al Caesar Palace sulla Strip.  Saliamo con la scala mobile in un ambiente dell'antica Roma imperiale, con statue a grandezza naturale e una strada romana perfettamente ricostruita sulla quale si aprono sfavillanti negozi e ristoranti. Il cielo è dipinto in azzurro con nuvole ed è talmente realistico da sembrare vero. Ci incamminiamo sbalorditi fino ad arrivare alla piazza con al centro una fontana romana in grandezza naturale circondata da palazzi che ricordano le piazze di Roma ed i suoi monumenti. Dalla piazza si dipartono strade a raggiera sullo stesso tema che invitano al passeggio. Fantastico! Talmente kitch da diventare sublime. Passiamo poi dal casinò dove migliaia di giocatori a tutte le ore si affannano dietro le slot machines, le roulettes e una miriade di tavoli da gioco per il poker, i dadi. Più avanti una sala scommesse gigantesca con migliaia di persone davanti ai computer e sui maxi schermi le partite di basket sulle quali puntare.

Poi usciamo e scopriamo che per passare da un lato all'altro delle strade sono a disposizione alti ponti raggiungibili con scale mobili.

Così passiamo dal Caesar Palace al Bellagio che ha davanti un pezzo del lago di Como sul quale a sera si possono vedere giochi d'acqua a suon di musica. Solito mall lussuoso con tutte le grandi firme, i locali e le enormi sale del casinò. Usciamo sulla Strip che attraversiamo e scopriamo sull'altro lato una versione più popolare e rumorosa della folla che cammina sui marciapiedi. Girano gruppi di ragazzi e ragazze con improbabili parrucche colorate e magliette verdi come quelle dei leghisti nostri. Poi scopriamo che domani è la festa di San Patrizio patrono d'Irlanda e tutti si sentono irlandesi, anche gruppi di ragazzi di colore passeggiano in maglietta verde con in mano i tipici bicchieroni di birra lunghi fino a terra.
Cerchiamo l'Hard rock cafè ovviamente verso nord mentre domani sapremo che è a sud, tentiamo anche di entrare in un ristorante francese sotto la  tour Eiffel, (troppa gente e troppo da aspettare) e poi ritorniamo al Caesar Palace. Finalmente a fianco della fontana di Trevi troviamo un tavolo libero nel  tipico ristorante romano sulla piazza. Dopo una breve attesa finalmente ceniamo tranquilli. Poi scendiamo a riprendere la navetta che ci riporta al Trump.
Sabato 17
Sveglia e colazione in hotel,  verifichiamo su internet l'indirizzo dell'Hard Rock cafè,  andiamo sulla strip con la navetta e poi scendiamo a piedi verso sud fino alla nostra meta. Facciamo gli acquisti e poi visitiamo al Planet Hollywood sia il casinò che il mall dove le strade sono sempre con il cielo azzurro con le nuvolette dipinte, mentre le imponenti scenografie arabeggianti,  i castelli crociati sulle colline e l'aria da bazar arabo svelano il precedente nome: Aladdin. Grandi ristoranti aperti da cuochi famosi lavorano accanto a svelti  fast food. Vediamo anche le piscine esterne che richiamano gli stabilimenti balneari con cabine di legno e tetti azzurri.

Verso l'una ritentiamo al ristorante Mon Ami Gabi sotto la tour Eiffel e pranziamo ottimamente con piatti della cucina francese rivisitati in quantità e condimenti secondo il gusto americano (80$).
Poi andiamo a visitare il Venice e restiamo senza parole. Fuori il campanile di San Marco in grandezza naturale, la facciata del palazzo ducale con un tipico canale veneziano. Dentro una hall grandiosa con pavimenti bellissimi ed un Tiziano che tiene tutto il soffitto. Saliamo sulle scale mobili ed entriamo in una calle veneziana con il ponte dei sospiri sopra la testa ed .... un  vero canale veneziano. All'imbarcadero  i gondolieri in divisa portano a spasso i turisti su gondole elettriche. Il canale è costeggiato da calli con negozi e ristoranti. Il solito cielo dipinto sul soffitto sembra più vero di quello vero. ponti e ponticelli portano la folla da una riva all'altra.

 Infine  una piazza San Marco stupefacente con i tavolini dei locali affollatissimi. Una Venezia da sogno!
Passiamo camminando all'interno al building del contiguo hotel Palazzo dove una cascata che deriva dal canale soprastante alimenta una scenografica fontana a piano terra. Una  coppia di sposi si fa fotografare con gli invitati in abito da cerimonia. Il mall è lussuoso ma poche persone si aggirano nei grandi corridoi dove scopriamo tra le altre una boutique del Billionaire con giacche da uomo luccicanti di lustrini.
Usciamo,  riprendiamo la navetta e ritorniamo in Hotel anche perchè inizia a piovere e tira un bel vento.
Cosa dire: la grandiosità degli ambienti, la cura dei particolari e la gente che affolla negozi e ristoranti danno la sensazione al visitatore di un mondo decisamente reale. E' un kitch talmente grandioso e vissuto da diventare autentico.
Ci riposiamo un'oretta e poi decidiamo di uscire per vedere lo spettacolo dell'eruzione vulcanica al Mirage. Invece di prendere la navetta, entriamo nel Fashion Mall di fronte al Trump e dopo una bella camminata all'interno tra negozi e ristoranti ci ritroviamo sulla strip. Piove e dopo aver visitato il Casinò  usciamo e ci uniamo alla piccola folla davanti al lago in attesa dello spettacolo. Dopo venti minuti di attesa ce ne andiamo, infatti dopo un tentativo di avvio il vulcano si spegne. Nel ritorno passiamo davanti ai galeoni dell' Isola del tesoro e poi andiamo a cena da Maggiano's un locale pieno di gente dove aspettiamo una buona mezz'ora prima di sederci al tavolo. Cucina italiana intepretata all'americana (spaghetti con polpette annegate in un mare di pomodoro).  Due attempati musicisti con fisarmonica e violino eseguono su mia richiesta Malafemmena che dedico a Mariella. Finita la cena (55$) ritorniamo all'hotel passando per il Fashion mall, dove i negozi sono tutti chiusi e usciamo dal parcheggio di fronte al Trump. Bella serata e andiamo a dormire.
Domenica 18
Facciamo colazione a buffet (30$), il check out espress dal televisore della camera e carichiamo le valige in macchina. Appena fuori Las Vegas facciamo gasoline (50$)e poi imbocchiamo la NV 160 fino a Pahrump dove imbocchiamo la CA 190 fino a Furnace Creek (120 miglia totali). Ci fermiamo all'inizio del parco dove c'è un totem per i biglietti vicino all'immancabile rest-room. Incontriamo tre ragazzi di Brescia anche loro alla scoperta della California. Insieme non veniamo a capo del pagamento automatico  per cui decidiamo di andare a pagare direttamente alla stazione dei Rangers al Visitors Center.

Il paesaggio è incredibile, colline di borace bianco, montagne nere di lava e rocce colorate, il fondo bianco di sale del lago prosciugato, il deserto con i cespugli secchi. Sulla scorta delle indicazioni della Lonely planet  vero manuale delle giovani marmotte, Mariella mi guida verso Dante's view, 20 miglia asfaltate  e tortuose che ci portano a oltre 1600 metri sulla cresta che si affaccia sulla bianca depressione della Death Valley. Qualche pazzo arriva in bicicletta distrutto dalla salita. Lo spettacolo del letto del lago asciutto con la Sierra Nevada sullo sfondo è impressionante.
Poi ritorniamo e ci infiliamo nel Twenty Mule Team Canyon un percorso ad anello su strada bianca tipo ottovolante in mezzo alle colline di borace. Ritorniamo sulla 190 ed andiamo a Furnace visitor center passando davanti al nostro hotel. Visitiamo il museo del borace ed acquistiamo un poster con la Dance of Mules , andiamo alla sede del parco nazionale e paghiamo l'entrata (20$) ai rangers, che ci danno un contrassegno giallo valido 7 giorni da mettere sul cruscotto. Il paesino è costituito da poche casette polverose, dal Ranch con bungalows e piscina, dal parco con le palme, da un distributore di benzina e da un enorme parcheggio al di là della strada  occupato da un centinaio di mastodontici  campers con attaccati dei Suv.
Torniamo all'hotel il Furnace Creek Inn che è sopra una collina ed in cui si entra da un tunnel che parte dal parcheggio a livello strada e porta con un ascensore fino alla hall. Ci viene assegnata una spartana camera con camino. Davanti abbiamo la grande terrazza che sovrasta i quattro campi da tennis, la piscina ed il piccolo palmeto oltre il quale inizia il deserto.

In lontananza il Visitor center e qualche miglia più avanti  il villaggio degli indiani Shoshone. Sistemati i bagagli usciamo in auto  a visitare Zabriskie Point, poi Badwater a 84,6 mt. sotto il livello del mare, il Devil's golf course, il Devil's corn field, le dune di sabbia di Mesquite flat e poi  dopo oltre 20 miglia di strada in mezzo al nulla il Mosaic Canyon dopo Stovepipe Wells, un altro paesino sperduto con una stazione di servizio, un General Store , un hotel con bungalows ed un saloon con il ristorante.  Più il solito parcheggio per i bus-campers. In queste immensità ogni cosa si perde e diviene piccolissima, anche le persone.
Ormai sono le sei e con l'imbrunire si alza un vento freddo, per cui andiamo al saloon e dopo una breve attesa ci sediamo per la cena. L'ambiente è autenticamente rustico, alle pareti sono attaccati i manifesti di tutti i films che hanno per protagonista la Death Valley, il cibo è ottimo (60$) ed il servizio molto solerte.
Usciamo ed è buio pesto, solo la stazione di servizio e l'ingresso del General Store sono illuminati. Le 20 miglia di ritorno a Furnace Creek sono nel nero assoluto interrotto da qualche faro delle pochissime auto che incrociamo. Il cielo è stellato e in camera dormiamo come sassi.
LUNEDI 19
La mattina, colazione alle otto (25$) , check out veloce visto che ci aspettano più di 500 miglia.  Facciamo benzina (50$) e poi ci arrampichiamo per tre passi tutti oltre i 4000 piedi (1300 metri) tra paesaggi surreali e continuamente variati, montagne vulcaniche, altopiani desertici con gli strani Joshua trees, pianure bianche di sale.
Poi costeggiamo il lake Isabella e ci addentriamo nel tortuoso canyon del Kern River ai margini del Sequoia Park fino a Bakersfield dove riprendiamo la  FWY  CA 5 verso nord. Dopo oltre 60 miglia (la superstrada passa in mezzo ad un allevamento di bovini (decine di migliaia che fanno una puzza orribile per chilometri) senza vedere una stazione di servizio e con l'ago della benzina sulla riserva (Ma perchè non l'ho fatta a Bakersfield??) comincio a preoccuparmi poi improvvisamente si vedono i cartelli che indicano punti di rifornimento e di ristoro alle uscite. Ci fermiamo, faccio benzina e poi entriamo in un Subway dove ci facciamo preparare un buon panino all'italiana (prosciutto, sottiletta e pomodoro senza salse) e ci beviamo una coca cola.
Ripartiamo notando il contrasto tra vaste estensioni di terra desolatamente arse ed altre con prati verdissimi, vigne  e frutteti. Poi ai lati dei campi riarsi leggiamo i cartelli di protesta degli agricoltori verso il congresso e la speaker Peluso per una nuova  legge che asseta i territori.
Malgrado le tante miglia non siamo stanchi, la varietà dei paesaggi, le belle strade e la comoda vettura ci rilassano. Arrivati a Oakland il traffico si infittisce, paghiamo il pedaggio (6$)  sul Bay Bridge che attraversa tutta la baia fino a San Francisco ed usciamo a Freemont Avenue, dove il navigatore impazzisce: ad ogni incrocio dichiara il ricalcolo del percorso per cui lo spengo perchè mi crea confusione. Per fortuna siamo nel Financial District e proseguendo ad intuito incrociamo la California Street dove al 500 ci aspetta l'Omni Hotel. Check-in rapidissimo, la nostra camera è al terzo piano del grattacielo, sono le 18,30, e tutto va bene.

Fuori passano i cable cars (i tipici tram trainati da funi) e dall'altra parte della via svettano i più alti grattacieli della città. Ci sistemiamo nella camera, non grandissima ma comoda ed appartata. Dopo esserci rilassati decidiamo di cenare in Hotel e andiamo al ristorante al piano terra. C'è abbastanza gente e ci viene dato un tavolo vicino alla vetrata che guarda sulla via piena di gente indaffarata. Facciamo poi quattro passi in salita ed arriviamo a Chinatown, ma fa frescolino e tira vento, i negozi sono in chiusura e non c'è nessuno in giro per cui ritorniamo in albergo.
MARTEDI' 20
Dopo colazione acquistiamo in albergo il 'visitor passport' (18$) che per tre giorni ci da il libero utilizzo della rete di trasporto Municipale (Muni) e decidiamo di fare l'itinerario a piedi proposto dalla Lonely planet. Prendiamo per due fermate la cable car (la funicolare) che ci porta alla Dragon Gate, poi a piedi attraversiamo l'indaffarata  Chinatown e ci inoltriamo nei luoghi mitici di San Francisco, la zona culturale con le famose librerie, il vicolo di Kairouac, i caffè letterari come il Trieste, le scalinate in mezzo ai fiori per arrivare alla  Coit Tower con la sua fantastica vista sulla città e sulla baia, ci sediamo sulle panchine di Washington square, passiamo i locali italiani di Columbus Avenue (con i cartelli stradali che la indicano anche come Corso Cristoforo Colombo) ed il piccolo parco di Russian Hill con le panchine dei poeti alla fine di una faticosa scalinata con una stupenda vista dall'alto.

Abbiamo camminato per tutta la mattina salendo in solitaria lungo le scalinate circondati da belle case, poi in vicoli stretti ed affollati  respirando l'atmosfera della città lungo i saliscendi delle colline.
Verso l'una scegliamo un locale italiano Mona Lisa con la tipica cucina italo-americana (60$) a cui siamo ormai abituati e conosciamo il proprietario,  calabrese verace che ci racconta orgoglioso un po' della sua esperienza tra i due mondi. Nel pomeriggio andiamo a piedi alla vicina Union Square, il centro dello shopping con un piccolo giardino in mezzo pieno di muretti per sedersi e  di caffè all'aperto.
Poi andiamo all'imbarcadero e prendiamo il tram che ci porta lungo la costa fino al Pier 39
la famosa trappola per turisti  con negozi e ristoranti di tutti i tipi e dove vive la colonia di leoni marini
che ne occupano alcuni pontoni per la gioia dei bimbi. Compriamo poster, visitiamo un negozio che vende memorabilia, una lettera autografa di George Washington,  foto di attori famosi firmate,  palloni di basket con le firme dei giocatori vincitori di un NBA e perfino un collage di foto dell'assassinio di Kennedy. Il tutto a prezzi che vanno da 2.500 a 50.000 dollari. Visitiamo il negozio tutto cioccolato della catena Ghirardelli, a cui è intitolata anche una piazza della città.
Riprendiamo il tram e con stupore siamo su di un tram originale di Milano degli anni 50, con i sedili in legno e le scritte in italiano. Scopriamo così che a San Francisco fanno collezione dei tram originali di tutto il mondo che vengono mantenuti in servizio su questa linea: fantastico!
Torniamo in hotel su di un cable car seduti all'esterno, con Mariella molto preoccupata di non scivolare fuori. Ci rimettiamo in ordine ed usciamo per andare a pochi passi al ristorante di Michel Mina, locale affollato da bella gente elegante e dove apprezziamo l'eccellente cucina e la grande cura per il cliente. Alta cucina ad un prezzo giusto (128$). Facciamo una riflessione sui prezzi dei nostri ristoranti stellati dove quello che qui abbiamo speso in due non basterebbe neppure per il coperto. Felici e contenti ci ritiriamo nel nostro letto.
MERCOLEDI' 21
Facciamo prenotare al Concierge la visita ad Alcatraz nel tour che parte alle 12,00 e poi andiamo con calma alla fermata del tram che ci porta fino al Pier 39  dove passeggiamo e poi ritorniamo a piedi alla partenza del traghetto per Alcatraz al Pier 33 e ci imbarchiamo. La visita è ben organizzata, un auricolare in italiano guida attraverso i corridoi della prigione e racconta la vita del carcere vista con gli occhi di quattro guardie e quattro carcerati. Rievoca gli episodi della sanguinosa rivolta, dell'unica fuga forse riuscita, della vita delle famiglie dei direttori sull'isola. Poi visitiamo gli uffici ed i giardini fuori dalla prigione. Un impatto emotivo molto forte.

Scappiamo dall'isola e riapprodiamo al Pier 33, ritorniamo a piedi fino al 39 ed andiamo a mangiare quando sono le 4 p.m. allo Swiss San Louis (52$) in un tavolo con vetrata su tutta la baia e vediamo la nebbia salire sotto il Golden Gate fino a coprirlo tutto.  Poi passeggiamo verso Ghirardelli square e risaliamo per il la Jefferson street tra ristoranti, pub, locali e negozi. C'è anche uno dei fornai che fanno il famoso Sordough bread (pane con lievito madre)  fino a ritornare alla fermata del tram che ci riporta in centro. Mariella va dal parrucchiere  Diva International in One Market plz. (50$)
La sera andiamo verso l'imbarcadero per cenare, ma tutti i locali del mall sono chiusi, per cui in alternativa scegliamo il grande ed affollato ristorante Osha Thai sulla piazza . Bel locale, bella gente e dopo aver ordinato un brodo di pollo molto piccante scegliamo due piatti al buio, ma siamo fortunati buona cena per 82$. Passeggiata tranquilla fino a casa.
GIOVEDI' 22
Colazione in compagnia dei partecipanti allo Hewlett Packard Social Forum, arrivati  da ogni parte del mondo, e decidiamo di andare al Golden Gate Bridge. Dopo un attento studio su internet prendiamo l'autobus n. 1 che parte dall'angolo dietro l'albergo e chiediamo conferma all'autista della nostra destinazione. Ci rassicura e infatti dopo 6 miglia ed un infinità di fermate ci fa scendere all'incrocio con Park Presidium Boulevard e ci indica di continuare prendendo il bus n. 28 con il quale infatti dopo mezz'ora raggiungiamo il mitico ponte. C'è il sole ma anche un forte vento ed il mare è molto agitato. Camminare sul Golden Gate Bridge è emozionante. Il forte ed umido vento fa desistere Mariella che ritorna indietro mentre io proseguo intrepido fino al primo gigantesco pilone.

Scatto belle fotografie e poi ritorno anch'io indietro. Insieme scendiamo sotto il ponte passando per il sentiero del parco  e arriviamo fino a Fort Point, il forte che con i suoi cannoni proteggeva l'entrata alla città. Risaliamo e riprendiamo il bus 28 che però dopo un giro vizioso ci riporta dove eravamo partiti per poi fermarsi al capolinea subito dopo. Stop Stop Stop! L'autista ci fa scendere e ci indica di prendere il successivo bus - sempre n. 28- in attesa più avanti. Un po' disorientati saliamo, chiediamo conferma al nuovo autista della direzione verso il Golden Gate Park che laconicamente ci conferma e ci indica di sedere fiduciosi.  Infatti il bus, diversamente dal precedente,  imbocca il tunnel e rientra in città facendoci scendere esattamente all'entrata del parco. Entriamo da un sentiero tra gli alberi e ci troviamo nel giardino delle rose,  poi arriviamo al grande edificio del De Joung  Museum che visitiamo (10$). Modernissimo e fantastico contiene  raccolte di arte africana, Maya, pellerossa , delle isole del Pacifico e quadrerie dell'ottocento americano. Poi saliamo sull'alta torre e ci godiamo la vista del parco e della città intorno. Scendiamo al ristorante del museo e pranziamo (47$) guardando dalle vetrate i giardini esterni che iniziano a fiorire.

 Poi andiamo al California Academy of Sciences di Renzo Piano (48$ l'entrata per due) dove nel planetario seguiamo lo spettacolo della nascita della vita sulla terra. Successivamente visitiamo la foresta pluviale dove le farfalle tropicali volano libere. L'aria è soffocante e dopo pochi minuti devo uscire di corsa. Scendiamo  poi a vedere il grande acquario, i diorami con pinguini e gli animali della fauna americana. Visitiamo il famoso tetto ecologico e usciamo per andare ai giardini giapponesi del the - Hagiwara tea garden- , dove  per avere lo sconto senior (65 anni compiuti)  Mariella mostra la carta d'identità mentre io dichiaro di non avere la mia e mando la cassiera in confusione totale sparando numeri a caso invece della mia data di nascita.  Alla fine si arrende e fa entrare tutte e due con i  5$ a testa della tariffa senior.
Molto belli i giardini con i laghetti zen e le piccole pagode sparse nel boschetto, incrociamo anche una coppia di sposi con i fotografi ufficiali che li ritraggono tra i fiori.
Riprendiamo ancora il bus n. 1 e ritorniamo in albergo notando che la maggioranza dei passeggeri dei mezzi pubblici è asiatica. Mi colpisce però una signora bianca, elegantissima che mi si siede di fronte con la sua magnifica borsetta in perfetta posa da signora  bene.
La sera andiamo al Tadich grill, tipico locale americano, dove dopo quasi tre quarti d'ora di attesa al bar ci assegnano un bel tavolo ed un esperto cameriere. Quando Mariella ordina un branzino, le spiega che quel pesce ha occhi, testa, lische,  pinne e squame e non lo ritiene adatto per lei, mentre le suggerisce un filetto altrettanto buono e facile da mangiare. Mariella un po' stupita si convince e resta soddisfatta del cambio. Nonostante la lunga attesa, che gli avventori passano al bar bevendo martini come nei films, la cena è ottima e l'ambiente vivace (92$). Passeggiatina nella fresca serata e tutti a nanna.
VENERDI' 23
Colazione, check-out express e seguendo le indicazioni del navigatore puntiamo verso sud, ci aspettano 350 miglia fino a Santa Barbara. Nei pressi dell'aereoporto c'è un rallentamento facciamo quasi un'ora a passo d'uomo. Passiamo da Palo Alto e poi più avanti  facciamo benzina vicino a Santa Cruz  e proseguiamo spediti fino a Monterey bay.
Qui parcheggiamo vicino al pier dove  andiamo a mangiare da Isabella's guardando i turisti che si imbarcano per andare ad ammirare le balene al largo.
Riprendiamo la strada e invece di fare la costiera ci ritroviamo sulla 101 che è più veloce anche se meno spettacolare.

 Alle 18,00 arriviamo al nostro Hotel, davanti al pier di Santa Barbara. Ci sistemiamo in una tranquilla camera con balcone. Faccio la doccia e siamo pronti per andare a cena.
Consultiamo la guida che ci consiglia entusiasta il Brophy Bros Clam bar and Restaurant sul porto.
Mentre l'oscurità arriva camminiamo lungo il Cabrillo boulevard deserto verso il lontano yacht club. Il locale è al primo piano di un casotto di legno sul molo, il lungo il bancone del bar è pieno di gente con il bicchiere in mano che pilucca piatti di cozze e gamberi . La cucina è a vista ed i tavoli   sia all'interno che sulla terrazza sono tutti occupati.
Ci danno il cercapersone  e nell'attesa facciamo un giro per il porto. Dopo mezz'ora ritorniamo all'entrata e chiacchieriamo piacevomente con un gruppetto di ragazzi del luogo anch'essi in attesa sulle scale che ci consigliano di provare il piatto di sea bass. Poi saliamo e finalmente ci danno un tavolo. Le cameriere sono tutte ragazze giovani e svelte, e devo dire che il filettone di pesce cotto sulla piastra che mi viene portato è eccellente. Dopo cena rifacciamo la passeggiata verso l'albergo in una notte piena di stelle lungo l'oceano.
SABATO 24
Ultimo giorno: ci svegliamo di buon'ora e facciamo colazione.  Andiamo a visitare il pier di Santa Barbara sotto un cielo plumbeo, e poi entriamo nella cittadina e visitiamo la Missione Francescana mentre il cielo si apre e appare un sole sempre più convinto.

E' un tipico convento spagnolo del ' 600 che i frati hanno restaurato, con una bella chiesa ed un piccolo ma interessante museo della vita monastica coloniale. Poi andiamo in centro e visitiamo il palazzo del tribunale, costruito nel 1920 con architettura ispirata ai palazzi spagnoli. Dalla torre con l'orologio appare tutta la cittadina con i tetti rossi e le belle case bianchissime circondate da giardini lussureggianti che dalla collina scendono fino all'oceano. Facciamo benzina (30$) e poi andiamo verso Los Angeles arrivando puntualmente per pranzo a Santa Monica. C'è molto traffico e vicinissimo al famoso Pier troviamo parcheggio sotto il ristorante Lobster. Pranziamo in una sala affollata con vetrate che dominano la grande spiaggia. Facendo onore la nome del locale, ai tavoli vicini vengono  servite soprattutto enormi aragoste. Io mi faccio un monumentale piatto di linguine al nero di seppia in zuppetta di frutti di mare e Mariella che non si fida, e fa male, si prende un enorme petto di pollo innaffiato da un ottimo bicchiere di merlot della Napa valley.  (totale 101$) .
Poi andiamo a smaltire facendo un giro sul mitico pier , dove c'è una grande folla, i bimbi sulle giostre,  i ragazzi sulle montagne russe e gli adulti sulla ruota panoramica. Scopriamo che su questo antico molo finisce la famosa Route 66 che parte da Chicago.

Poi andiamo alla 3a strada promenade, chiusa al traffico e piena di negozi come via Montenapoleone. Alla fine riprendiamo l'auto e ci facciamo guidare dal navigatore fino alla Dollar dove riconsegnamo l'auto. Mi fanno notare un piccolo botto sul paraurti posteriore, che deve essere stato fatto da qualche Valet in garage, ma abbiamo sottoscritto l'assicurazione total damage protection e non abbiamo alcun problema. Poi ci accompagnano in aereoporto dove senza fare code lasciamo le valige al Lufthansa drop point molto efficiente. Passiamo rapidamente i controlli in uscita e con molto anticipo aspettiamo l'imbarco nel gate ancora deserto. Il decollo è in perfetto orario e dopo un volo molto confortevole di 10 ore e mezza arriviamo a Monaco. Il trasferimento al gate per l'Italia richiede di attraversare mezzo aereoporto per cui quando ci arriviamo inizia l'imbarco. Con precisione tedesca sono le 20,20 quando siamo a Malpensa, lo shuttle ci porta al jet park dove ritiriamo l'auto e imbocchiamo l'autostrada. Meno di un'ora e arriviamo a casa dove Dylan ci accoglie festante alle 22,30. Andiamo a letto stanchi e malgrado il jet lag riusciamo a dormire tutta la notte. Il mattino dopo siamo ancora sfasati; recuperare 9 ore di fuso da ovest ad est richiederà alcuni giorni.

Che dire, la California vista da vicino è ancora più appassionante di quanto lo fosse nell'immaginario, per cui continuo a ..... sognare California.