giovedì 22 settembre 2011

Giorgio ha completato il cammino di Santiago!

Questa è la risposta di Giorgio alla mia e-mail per avere notizie!
(.... è partito il 21 agosto ed ha camminato per 27 giorni percorrendo circa 756 Km)

Caro Fausto, io sto' bene perchè sono finalmente a casa. Sono arrivato questa mattina da Milano dopo due giorni di viaggio in quanto domenica sera sono andato in autobus sino a Fatima e ritornato lunedì giusto per prendere l'aereo per Bergamo. A Santiago sono arrivato sabato 17 alle 15 del pomeriggio assieme a Franco con cui ho camminato da Puente de Fitero sino alla Fine.

Esperienza meravigliosa e gratificante nonostante le bolle ai piedi e ad alcuni inconvenienti lungo il cammino (cimici).-

Salutami tutti e di a Daniele che ho ricevuto le foto e che appena possibile gli scrivo.

Ciao, un abbraccio cordiale
Giorgio

lunedì 5 settembre 2011

La via di Roncisvalle 20-27 agosto 2011

Questa è la cronistoria del Camino di Santiago da Saint Jean Pied de Port passando per Roncisvalle, Larrasoana, Pamplona, Puente la Reina fino ad  Estella. Oltre 120 Km molto duri percorsi a piedi e con gli zaini sulle spalle da Daniele Fausto e Fermo in cinque lunghe giornate avventurose. 

Sabato 20   
Ore 13,30 arrivo in aereoporto a Bergamo dopo aver pesato i bagagli: i tre zaini sono OK (6-7 kg) mentre il borsone in comune  è poco oltre oltre il limite dei 15 kg imposto da Ryan Air. In aereoporto passiamo comunque indenni mentre il volo parte con più di un’ora di ritardo. Arriviamo a Tarbes alle 17,00 – aereoporto vuoto, afa pesantissima e ritiriamo alla Hertz la Ford Focus quattro porte che abbiamo prenotato. Dopo pochi metri ci rendiamo conto di un rumore poco rassicurante sull’asse anteriore e ritorniamo immediatamente chiedendo di sostituirla. La gentilissima signora ci spiega che è sabato  e non ha a disposizione altre auto, salvo che ci accontentiamo di una Opel Corsa a due porte con la promessa di sostituirla lunedì. Ci adattiamo e partiamo per Lourdes che dista  10 Km dall’aereoporto. Cerchiamo l’hotel Paradis in Avenue Paradis che troviamo per caso dopo un giro vizioso attorno al castello. Mi accorgo di aver lasciato sulla Focus tutti i documenti stampati delle prenotazioni hotel e i biglietti di ritorno. Andiamo lo stesso alla reception dove un cortesissimo portiere ci assegna comunque le camere prenotate e ci fa parcheggiare l’auto. Belle camere e buon hotel. Usciamo e Fermo va alla grotta per la messa. La cittadina è piena di pellegrini, e mentre la miriade di negozietti che vendono di tutto, rosari, madonnine e ogni altro genere di souvenirs mi sembra normale, resto colpito dalla imponenza del parco sacro che mi ricorda anche nella tipologia di costruzioni una grande Disneyland.

Visitiamo la grotta senza emozione particolare e facciamo la prova dell’acqua che asciuga subito: siamo due a uno. Per me e Daniele è acqua normalissima che asciuga in tempi normali in relazione all’umidità, al vento  ed alle temperature del giorno, mentre per Fermo è miracolosamente asciugata prima. Giriamo per il parco e accendiamo un cero per le intenzioni di chi ci si è raccomandato prima di partire. Verso le nove parte l’imponente processione con le candele accese con in testa una madonnina illuminata portata a braccia e dietro prima tutti i malati in carrozzella e poi i gruppi  di fedeli con le bandiere e gli stendardi divisi per nazione e per associazione. Vediamo divise di tutti i colori, con baschi blu, rossi, bianchi, con un tripudio di spille e medagliette della Madonna appuntate sul petto come decorazioni militari. Dopo il giro nel parco la folla si ammassa davanti alla porta della basilica dove cantano le litanie, mentre dagli altoparlanti viene recitato il rosario in diverse lingue.

Alle nove e mezzo lasciamo la cerimonia  per andare a cena e giriamo per le strade alla ricerca impossibile di un ristorante decente. Finiamo nella brasserie di un Hotel dove prendiamo un piatto di paella ciascuno e una specie di pizza , la croque monsieur, come antipasto. Cena pessima per riempire lo stomaco. Poi andiamo a dormire non prima di aver ristampato con l’aiuto del portiere i biglietti aerei per il ritorno: benedetta informatica!

Domenica 21

Colazione alle 7,00 e partenza per Saint Jean Pied de Port circa 70 km di autostrada verso Bayonne e poi 59 Km di strada attraverso i paesi fino alla bella cittadina medioevale all’inizio del cammino dove arrivamo intorno alle 10,30. Scopriamo la lingua basca, cartelli e nomi bilingui. Pieni di 'r' e di 'x' molto difficili da capire e da ricordare.
Andiamo alla casa dei pellegrini per farci mettere il sello di partenza e scopriamo che i km da fare per arrivare a Roncisvalle sono 28 ( e non i 20 indicati dalla guida ) per oltre 8 ore di cammino e 1200 metri di dislivello.  Acquistiamo delle baguettes  imbottite di prosciutto e formaggio, due bottiglie ciascuno  di acqua fresca,  alleggeriamo gli zaini e iniziamo il cammino. Ci rendiamo conto che così arriveremo con il buio. Scopriamo però che a 8 km. è presente un rifugio l’Orisson raggiungibile in auto in cui le guide consigliano di fare la prima tappa prima di affrontare il passo.
Ritorniamo alla macchina e facciamo in mezz’ora il pezzo della route Napoleon fino al rifugio su di una strada asfaltata molto impegnativa che ci sarebbe costata più di due ore a piedi. C’è un bel sole ed un forte vento che sale dal fondovalle. Parcheggiamo al rifugio e dopo esserci rifocillati finalmente  partiamo salendo con grande fatica lungo la strada.


 Dopo un paio d’ore arriviamo alla spianata piena di auto dove ogni anno i pastori con le famiglie festeggiano la loro protettrice: la vierge de l’Orisson. Saliamo in silenzio passo dopo passo, mentre il forte vento da un lato ostacola la marcia, ma dall’altro porge sollievo dal sole. Le gambe prendono il loro ritmo e lascio Fermo e Daniele indietro.La salita è faticosissima e senza fine, incontro un anziano pastore che si qualifica come basco e francese e mi racconta della sua vita di mungitore mentre vedo altri pellegrini che in gruppi sparsi fanno la medesima strada. Verso le due, dopo aver iniziato un sentiero sterrato,  mi fermo all’ombra, mangio la buonissima baguette e bevo tutta l’acqua disponibile, e poi proseguo sempre in salita. Quando sento la sete farsi pericolosa, arrivo per miracolo alla fonte di Rolando: acqua freschissima che mi permette di riempire le bottiglie ormai vuote e che mi rinfresca…. questa sì  asciugando immediatamente.

Un cippo antico mi avverte che sono a 765 km.  da Santiago e subito dopo un'altro mi  segnala che sto entrando in Navarra. Proseguo in salita sul duro sentiero costellato da pali di ferro numerati che permettono al soccorso alpino in caso di bisogno di individuare esattamente dove il pellegrino stremato si sia accasciato per soccorrerlo o  eventualmente seppellirlo. Finalmente si scollina nuovamente fino a sbucare su di un piano dove inizia una lunga e ripidissima discesa nel bosco.
Un gruppo di pellegrine è steso nell’ombra del bosco a riposare. Buen camino! Ma il sentiero è perfidamente ripido e piedi e gambe già stanche soffrono. Finalmente alle 4,00 sento il rintocco della campana dell’abbazia che mi si presenta all’uscita dal bosco in tutta la sua imponenza.

C’è un piccolo stagno di acqua limpida con un ponticello che lo attraversa dove una pellegrina molto avvenente e discinta si bagna allegramente. Dopo tanta fatica, un sogno! Sono assetato e bagnato di sudore. Seguo le indicazioni per l’albergue per chiedere aiuto ma passando sotto la torre scopro l’entrata dell’Hotel Roncesvalles dove abbiamo prenotato.  Lussuoso, supercondizionato vado alla reception dove la signora Bertha, gentilissima, prima di ogni cosa mi consegna le chiavi della camera consigliandomi una bella doccia immediata. Stanza bellissima (non condizionata) nel sottotetto e doccia imperiale. Rinfrescato e ripulito, in ciabatte scendo a regolarizzare i documenti e vado al bar a bere un litro di acqua minerale mixata con acqua tonica gelata. La signora Bertha mi sembra Hetty, di NCIS Los Angeles, mentre la sua giovane e simpatica collega Orreaga (nome basco di Roncisvalle) mi versa da bere con un sorriso.
Poi esco e vado ad aspettare i miei compagni dall’alto delle mura dell’Abbazia. Chiamo al telefono sia Fermo che Daniele, ma mi rispondono solo le segreterie telefoniche. Poi alle 5 arriva la chiamata di Daniele che è arrivato con Fermo al ponticello. Li guido dall’alto fino al bar dell’hotel dove si dissetano e si accasciano per poi sparire a turno in camera per la doccia. Io vado all’albergue dove i pellegrini ‘poveri’ alloggiano per farmi mettere il Sello. Molto bello e razionale, con un prato su cui tutti stendono i panni lavati. Alle 18,00 arriva il taxi (senza tassametro) che mi riporta in Francia a recuperare l’auto al rifugio l’Orisson: 38 km a 50 euro! Al ritorno arrivo alle 19,30 e raggiungo Fermo a Daniele alla messa nella chiesa dell’abbazia. Il sabato e la domenica inizia alle 19,00 mentre il manuale segnala la funzione per le 20,00 come negli altri giorni della settimana.  Arrivo alla benedizione finale.
A cena ci mettiamo sui tavolini all’aperto della posada vicina e finalmente facciamo un’ottima cena con insalata mixta e bistecca! Poi tutti a letto tra scrosci di pioggia e aria bella fresca. 

Lunedì 22

Bella colazione con provvista di baguette per il cammino. Io e Daniele proponiamo di fermare le camere anche per la sera, ma Fermo è irremovibile: l’hotel non è condizionato e l’odore del legno lo disturba.
La tappa  inizia in discesa attraverso il bosco delle streghe, così chiamato per i sabba diabolici e dove per questo motivo nove povere donne salirono sul rogo. Poi il sentiero diventa molto più faticoso con saliscendi piuttosto ripidi nel bosco.  Fa molto caldo ed il sole è feroce. Per fortuna passiamo troviamo un piccolo guado che ci rinfresca tutti!
Su una pendenza assassina, vediamo alcune cicliste attempate di Verona che neppure a piedi riescono a salire e devono essere aiutate spingendo le loro biciclette portate a mano.
Verso l’una ci fermiamo a mangiare le baguettes deliziosamente riscaldate nello zaino e poi proseguiamo fino ad arrivare verso le tre al paesino di Zubiri dopo 23 Km. Incontriamo la coppia spagnola quarantenne con il marito un po’  arrabbiato che porta anche lo zaino della moglie stremata.

Ci fermiamo ad un  bar sulla statale dove beviamo a sazietà e dove il gentile barman ci chiama il taxi che ci riporta a Roncisvalle all’auto. Andiamo in auto fino a Pamplona ma non ci decidiamo per l’hotel con il risultato di ritornare verso Roncisvalle fermandoci lungo la valle a chiedere in tutti gli hotel e le posadas rural che vediamo, ma sono tutte al completo. Per miracolo sono libere due camere all’hotel Roncisvalle che prendiamo al volo!
Cena in posada, aria fresca e buon sonno.

Martedì 23

Colazione con provvista di baguette per il viaggio e discesa in auto fino a Zubiri dove per evitare le polveri della fabbrica di magnesio arriviamo fino a Larrasoana 4 km.più a valle. Incontriamo una coppia di pellegrini coreani molto simpatici, coperti dalla testa ai piedi e lui anche il viso da un passamontagna per proteggersi dal sole. Passiamo il ponte medioevale e iniziamo la discesa verso Pamplona. Incontriamo Giorgio, un vicentino 65 enne che sta facendo il pellegrinaggio per penitenza e per elaborare il lutto del divorzio dopo oltre  40 anni di matrimonio e due figli grandi.
Arrivati all’area di sosta di  Arga Ibaya, invece di seguire le frecce che indicano il cammino a piedi salendo sulla montagna, seguiamo furbescamente quello in pianura sulla strada per i ciclisti: risultato allunghiamo il percorso di parecchi Km. attraversando il centro di Huarte e passando e ripassando su vari ponti  che attraversano i numerosi meandri del fiume.  E’ una lezione di vita, mai deviare dal cammino pensando di fare meno fatica!
Lungo il fiume seguiamo il percorso ciclopedonale immerso nel verde e finalmente arriviamo a Pamplona dopo 24 Km. di marcia entrando dal Puente de la Magdalena. Lasciamo Giorgio all’ostello tedesco Paderborn dove un pittoresco gestore barbuto ci mette il sello e proseguiamo entrando dentro le mura dal Portal de Francia.

Altra ripida salita ed entriamo nelle strade del centro storico. Daniele e Fermo assetati e stanchi entrano in una vera Taberna Basca davanti alla quale stazionano dei giovani tatuati e con delle bottiglie di birra in mano. Al momento passo oltre, più che altro perché voglio una birra alla spina gelata, e non in bottiglia  ma poi torno sui miei passi ed entro nella semioscurità del locale molto caratteristico dove Fermo e Daniele si sono già accomodati al banco e stanno bevendo rispettivamente una limonata e una birra alla spina, che ordino subito anch’io: gelata come sognavo da un paio d’ore. 

 All’uscita chiediamo al barista, un hotel. Gentilissimo a dispetto del look metallaro,  ce ne indica uno a cinquanta metri . E’ un bel quattro stelle ma non ha le tre camere singole che vogliamo. Riprendiamo il cammino e in centro troviamo il chiosco delle informazioni turistiche. Chiediamo ad una bella e sveglia ragazza gli hotel vicini e ci indica Los tres reyes, un quattro stelle lusso a 87 euro per notte. Le cedo il telefonino con il quale ci prenota direttamente le tre camere e ci fornisce la cartina in italiano con le indicazioni per raggiungerlo. Tutta calle Mayor e poi a sinistra. Lo raggiungiamo in pochi minuti ed entriamo nella hall sfarzosa con zaino, scarponi e tutti sudati. Il concierge non fa una piega e dopo un bel po’ ci consegna le chiavi elettroniche in cambio dei documenti. Nel frattempo chiacchieriamo con il portiere in divisa, è portoghese di Braganza ed ha un cognato italiano. Scherziamo un po’ e scopriamo che anche il concierge è portoghese di Valenza del Mino, dove siamo passati l’anno scorso.

La mia camera è spaziale, al quarto piano con due finestrone sui lati che danno sulle cupole della città vecchia. Doccia e poi fuori con Daniele alla visita della città mentre Fermo rimane a dormire in camera. Arriviamo in centro alle 5 quando i negozi incominciano ad aprire dopo la siesta, ci facciamo un cono gelato gigante e passeggiamo fino alla piazza del castillo, dove entriamo nel  bar Iruna, quello di Hemingway.


L’interno è ottocentesco liberty, pieno di specchi e ferro battuto. Ci facciamo una birra e due piccoli fritos con jamon e queso. Poi aspettiamo Fermo che arriva verso le sei e  passeggiando Daniele entra in un negozietto ed acquista un bel basco nero con cui si pavoneggerà spesso nelle prossime sere. Ritorniamo in piazza e ci risediamo all’esterno del bar Iruna (nome basco di Pamplona) in mezzo alla gente che prende l’aperitivo e fa movida. Al centro della piazza c’è un chiosco sopraelevato dove arrivano dei suonatori in costume e con strumenti tipici tamburi, cornamuse e flauti dei pastori e cominciano a suonare musiche basche tra il rumore della folla, i bambini che corrono e le ragazze che passeggiano a gruppi.

Facciamo un altro giro nelle calli ed alla fine verso le nove ritorniamo al bar Iruna e entriamo nel ristorante per la cena. Insalata mista, entrecote gigantesca, vino e caffé. Poi ritorniamo in Hotel e dormiamo splendidamente.

Mercoledì 24

La mattina alle sette e mezza siamo pronti a riprendere il cammino che inizia fuori dall’hotel. Ci sono molti gruppi di pellegrini e ritroviamo Laura, Cristina e la loro amica americana e riconosciamo altri dei giorni precedenti. Dopo una ripida salita arriviamo a Cizur Menor e dopo aver atteso invano di essere serviti nel primo bar sulla piazza, assaltato dai pellegrini, Daniele scopre dietro l’angolo un secondo bar dove non c’è nessuno: una gentile signora ci fa la colazione e ci prepara tre bocadillos con jamon e queso (tre baguettes da un metro) per la giornata. Ringraziamo e poi riprendiamo il cammino: dobbiamo passare l’alto del perdon a oltre 700 metri di quota e non è una passeggiata.

La giornata fortunatamente è nuvolosa ed in alto molto ventosa e ci arriviamo all’una dopo un notevole sforzo. Tutta la cresta è occupata da pale eoliche in movimento:  ci sediamo davanti al monumento in  ferro che rappresenta i pellegrini in marcia e ci rifocilliamo. Poi riprendiamo la marcia scendendo verso Puente la Reina, in totale 23 km.. Arriviamo verso le quattro e mezza dopo una discesa più impegnativa della salita precedente, entriamo nel primo hotel che ci si presenta: lo Jakue che è collegato all’Albergue (ostello) e prendiamo tre camere. E’ un tre stelle decoroso, e ci precipitiamo a fare la doccia ed a cambiarci. Poi con Daniele, chiediamo gli orari del bus per rientrare a Pamplona. E’ alle cinque e trentacinque! Ci precipitiamo in paese alla fermata, ovviamente passa alle 18,00 saliamo e paghiamo il biglietto. Comodamente in aria condizionata arriviamo alla stazione dei bus di Pamplona. Purtroppo l’ultimo bus per Roncisvalle è partiro alle 18,00 per cui prendiamo un taxi che velocemente ci porta a Larrasoana dove abbiamo lasciato la macchina. Ripassiamo da Pamplona e torniamo a Puente de la Reina. Ceniamo con Giorgio che si è concesso una notte in hotel con noi invece che in Albergue. E’ tutto a buffet, spettacolare con piatti caldi e freddi dall’insalata al dolce, con vino e bevande incluse per 10,65 euro.  Poi passeggiamo nello splendido borgo medioevale e ci prendiamo un bel caffè al bar in centro.

Giovedì 25

Sveglia alle 7,00, colazione a buffet a 6,75 euro a testa, comprensiva di due baguettes farcite e due bottigliette di acqua minerale per la giornata.
Si riparte sotto un sole cocente ed un saliscendi interminabile tra campi su tratturi polverosi con qualche sollievo quando si attraversa il fiume. Ogni tanto appaiono oasi dove tutti si fermano a riposare e dove si si ritrova con gli altri pellegrini e se ne conoscono di nuovi.

 Verso mezzogiorno inizia la salita verso Lorca, passando per un ponte medioevale sul fiume e poi pezzi di sentiero in cemento su pendenze veramente faticose. Lascio i miei compagni che vanno a passo più lento e arrivo al paesino. Nella piccola piazza c’è una bella fontana con acqua freschissima. Bevo, mi lavo, riempio le bottigliette vuote e poi mi metto su una panchina all’ombra. E’ acqua di fonte non sterilizzata, ma buonissima. Mangio le due baguette con una bella signora di Groningen, che è andata in pensione da poco e ha lasciato casa e famiglia per questa avventura tanto desiderata. E’ venuta spesso anche in Toscana e adora il nostro cibo. Arrivano anche alla spicciolata i coreani, le ragazze romane ed infine Fermo Daniele e Giorgio con i quali andiamo al bar in fondo alla strada a farci una grande birra alla spina gelata!
 Riprendiamo il cammino verso le tre sotto un sole implacabile passando vari saliscendi in mezzo ai campi di grano fino a che arriviamo ad un cartello blu nuovissimo che indica Estella a 2,4 Km. Passiamo da un ponte sul rio e risaliamo sotto una enorme fabbrica puzzolente, sbuchiamo su una strada asfaltata e arriviamo fino ad una fontana con dei sedili di pietra. Abbiamo camminato ancora più di un’ora sotto il sole, altro che i  23 km previsti! Entriamo in Estella e incontriamo il marito della simpatica coppia di Roma seduto sul prato a guardia degli zaini mentre la moglie è entrata in città alla ricerca di un Hotel. Facciamo anche noi lo stesso, Fermo si accascia sugli zaini ed io e Daniele andiamo alla ricerca di un Hotel che troviamo dopo un giro vizioso nel centro. E’ Hotel Chapitel, un quattro stelle   dove per la camera e colazione ci accordiamo (come pellegrini) per 70 euro. Giorgio ci saluta e va all’albergue mentre noi ci facciamo una fantastica doccia e relax. Verso le sei vado alla stazione dei bus per tornare a Puente la Reina a prendere l’auto ma prima delle 20,00 non ci sono mezzi, per cui salgo su un taxi che mi accompagna a riprendere l’auto.

L’aria è fresca e al ritorno usciamo e andiamo in Plaza de los fueros a sederci sui tavolini e guardare la gente che passa bevendo birra. Arriva la coppia di Roma ed andiamo insieme ad una taberna dove ceniamo. Il conto è astronomico: 33 euro a testa! Misteri del turismo. Ritorniamo in hotel e decidiamo all’unanimità per il giorno dopo di appendere gli zaini al chiodo e fare i turisti.


Venerdì 26
Ci svegliamo e facciamo colazione con calma, oggi non si cammina più! Prendiamo l’auto e facciamo la strada che porta al passo di Somport, facendo a ritroso l’altro ramo del cammino francese. Passiamo per Sanguesa e  salutiamo la Navarra. Il paesaggio è molto ondulato con grandi campi di grano e colline boscose. Entriamo in Aragona, e poi risaliamo il grande lago artificiale (embaise de Jesa) formato dal fiume Aragon in una valle aspra e boscosa fino ai piedi dei Pirenei. Prima di arrivare a Jaca seguiamo le indicazioni per il monastero di San Juan de la Pena, che raggiungiamo dopo sette chilometri di strada tra le montagne salendo a oltre i 1500 metri.

La costruzione del monastero nuevo è imponente ed è stata ristrutturata completamente. La parte che visitiamo è un enorme  corridoio con il pavimento, le pareti ed il soffitto in parquet di legno che gira intorno ad un giardino quadrato chiuso da vetrate.

Alle pareti una mostra di quadri moderni. La sensazione è di essere in un grattacielo americano ad una mostra di arte pop.  Usciamo e non ci fermiamo neppure all'antico monastero scavato nella roccia. Più avanti ci fermiamo ad ammirare il volo di uno stormo di avvoltoi dei Pirenei, fantastici veleggiatori. Infine arriviamo a Jaca, una bella cittadina turistica.

Visitiamo la bella chiesa, e poi passeggiando per il centro tra piovaschi e schiarite, entriamo in un modesto restaurante e pranziamo a modico prezzo. Il gestore è un appassionato della corrida e ha appeso al muro vecchi autografi di Dominguin e di altri famosi toreri.
Ripartiamo e invece di salire al passo di Somport, da dove inizia il camino, facciamo il lunghissimo tunnel che ci porta in Francia. Arriviamo passando per una bella valle Pirenaica a Pau e infine a Lourdes. Nell’albergo Paradis non c’è posto, ma in quello vicino, Les Arcades troviamo tre camere singole.
Sono molto piccole e spartane, ma complete di tutto. I corridoi sembrano una stazione della metropolitana con i numeri di camera enormi scritti in rosso. Usciamo e passeggiamo nel Santuario, visitiamo le due chiese sovrapposte e la tomba di Bernadette. Cerchiamo un posto per mangiare e dopo vari tentativi…. frustrati da Daniele che rifiuta alcuni locali deprimenti, affollati, sporchi etc.,  entriamo all’Hotel Excelsior pensando di trovare un normale ristorante! Ci sediamo ma subito notiamo le  tovaglie di carta sporche come le posate ed i piatti, i vetri sporchi, i piatti che passano striminziti da ospedale e le cameriere sciatte che chiacchierano tra loro senza nessuno che ci porti il menu. Contiamo fino a cinque e poi ci alziamo e ce ne andiamo. Finalmente in centro ci sediamo ai tavoli all’aperto di una brasserie dove un solerte cameriere ci serve velocemente e con buoni piatti. Arrivano anche i volontari in divisa, e si formano tavoli allegri. Poi inizia a piovere e andiamo tutti a nanna!

Sabato 27

Sveglia, prepariamo i bagagli, facciamo una bella e tranquilla colazione e poi andiamo a Tarbes, bella cittadina. Bighelloniamo fino all’ora di pranzo e poi andiamo in una brasserie in un vicolo. Ottima scelta, peccato che io mi faccia ingolosire da un piatto locale l’Andouillette, che è una salsiccia fatta con le interiora di agnello. La faccio provare a Daniele e Fermo che sentenziano: ha un odore di merda! In effetti l’odore è proprio forte, ma il sapore è delicato e me la mangio tutta lo stesso. Paghiamo pochissimo e poi andiamo in aeroporto. Io esco con l’auto alla ricerca di una stazione di servizio per il pieno, che trovo dopo qualche peripezia ad Ossun nei dintorni. Restituisco le chiavi  alla Hertz, abbiamo fatto in tutto 830 km.
Facciamo il check in e poi passiamo il gate con mezz’ora di ritardo, ma l’aereo non c’è ancora. Finalmente atterra sulla pista e attendiamo la discesa dei passeggeri e poi saliamo a bordo velocemente. Decollo con un’ora di ritardo che il pilota recupera durante il volo ed atterriamo con due minuti di ritardo sull’orario previsto. Mariella ci porta a casa e ci salutiamo con un abbraccio.

Considerazioni:
Le giornate del camino sono state veramente dure, specialmente la prima, ma ce l’abbiamo fatta un’altra volta, sono molto soddisfatto.
Lourdes non mi ha dato nessuna emozione, anzi ne sono stato infastidito, non per il commercio che c’è fuori dal recinto sacro, ma per quello che succede all’interno, candele giganti, processioni hollywoodiane, parate di crocerossine in divisa, croci e malati in carrozzina.
Sono molto stupito inoltre dall’insistenza di Fermo, che a mio parere nega ogni evidenza sostenendo la miracolosa acqua che asciuga subito. Anche la grotta è un luogo assurdo, anche se sembra che sia miracolosamente orientata verso Gerusalemme.
La Navarra è una bella regione e Pamplona molto bella. Il basco è una lingua molto difficile che mi ricorda il sardo, pieno di 'r' e di 'x' , i nomi delle località sono bilingui, la versione spagnola si ricorda facilmente mentre il basco non si riesce a memorizzarlo. I baschi francesi e spagnoli riescono a capirsi perchè la base della lingua è la stessa ma parole sono pronunciate in modo diverso nei due territori.
Il cammino mi coinvolge sempre: Santiago è la meta a 760 km e sapevo che questa volta non ci sarei arrivato, ma anche che con il tempo prima o poi riuscirò a completarlo, per quanto lunga e faticosa possa essere la via.

E a proposito dell’acqua che asciuga subito dopo alcune ricerche abbiamo appurato:
Nella grotta di Massabielle si trova la sorgente che la Madonna avrebbe indicato a Bernadette il 25 febbraio 1858, durante la nona apparizione.Le analisi dell'acqua, la prima delle quali eseguita il 7 agosto 1858, hanno dimostrato che si tratta di comune acqua potabile " antisettica  antibiotica"[6] e priva di sostanze che potrebbero conferirle un valore terapeutico, come confermato dagli esami dell'8 ottobre 1964[7]. L'acqua sgorga alla temperatura di 13/14 °C, con un flusso compreso tra 17.000 e 72.000 litri al giorno, a seconda delle stagioni. Viene cambiata due volte al giorno, dunque non dopo ogni singola immersione, nelle piscine dove si immergono i malati, affetti dalle patologie più diverse, anche contagiose, comprese svariate affezioni dermatologiche (circa duemila persone al giorno si immergono nelle vasche).
"Ho sottoposto un campione di acqua di Lourdes, da me raccolto, agli esami dell’Istituto di idrologia dell’università di Pavia. Quest’acqua è la medesima che riempie le vasche miracolose, che viene data da bere agli infermi, che è usata per curare le piaghe, che viene persino iniettata sotto cute ai malati che lo desiderano. Così commenta l’analisi il professor Giannantonio Bocconi, direttore dell’istituto: “L’acqua di Lourdes fu studiata fin dal 1858 dal professor M. Filhol di Tulosa, nel 1915 fu riesaminata dal professor A. Nodon e nel 1938 dal professor Lepape di Parigi. Tutti questi studiosi sono concordi nel ritenere l’acqua di Lourdes una comune acqua potabile dello stesso tipo di moltissime sorgenti... Dalla nostra analisi risulta che quest’acqua è una medio-minerale con prevalenza di bicarbonato di calcio... Si tratta di un’acqua del tutto indifferente, la sua fisionomia chimica induce a pensare che non sia nemmeno di origine molto profonda”. Come commento personale, il professor Bocconi aggiunge: “L’osservazione dell’analisi chimica mi fa pensare a un’acqua molto banale, e direi piuttosto superficiale”. Infine: “Mi troverei veramente imbarazzato se dovessi ricercare in quest’acqua qualche elemento terapeutico”.Comunque ci sono altri che analizzano l’acqua in termini di frequenze omeopatiche facendo raffronti tra i cristalli di ghiaccio :
comunque nessuno scienziato dice che non bagna o asciuga diversamente!”
L’orientamento verso Gerusalemme (Daniele)

Un altro argomento di discussione viene proposto dal Credente riguardo al fatto che la grotta di Lourdes sarebbe orientata verso Gerusalemme, la disputa nasce dal fatto che solo un segmento tracciato in terra e dal quale partisse una retta perpendicolare al segmento stesso che raggiungesse Gerusalemme significherebbe che l’orientamento verso Gerusalemme esiste.
Ora, sempre per quel sano scetticismo e voglia di contrapposizione tra fideisti e laici, si può sostenere che qualsiasi punto del globo sia orientato verso Gerusalemme.
Per ottenere questo risultato è sufficiente trovare l’orientamento da Gerusalemme verso qualsiasi punto o edificio o grotta, tracciare una retta tra i due punti e sul punto di arrivo tracciare in terra un segmento perpendicolare alla retta stessa.
Avremmo ottenuto così , in modo scientifico l’orientamento di congiunzione tra due punti .
Ho fatto una ricerca in internet relativa a questa nuova affermazione ma non ho trovato nulla (Galileo è morto da 500 anni ma sembra che anche la chiesa ora concordi sul fatto che la terra sia una sfera che gira intorno al sole) .
Quindi, niente di miracoloso, l’orientamento verso Gerusalemme esiste per la Grotta di Lourdes, per casa  mia, per la torre di Vertemate , per Canicattì etc.così come si può affermare che la Grotta di Lourdes sia orientata verso qualsiasi altro punto della terra.

 La Chiesa e le apparizioni mariane

In generale, le apparizioni mariane sono considerate dalla Chiesa cattolica come rivelazioni private, nel senso che esse non possono aggiungere nulla di nuovo e di diverso alla fede rivelata che deve essere considerata piena e completa ad opera degli apostoli: i fedeli non hanno obbligo a credere alle rivelazioni private, alle quali tuttavia la Chiesa può dare un riconoscimento formale (che per le apparizioni di Lourdes fu dato nel 1862), a condizione che esse non contengano nulla di contrario, e nemmeno di ambiguo e di dubbio, riguardo alla fede rivelata; anche i fatti che siano stati ritenuti miracolosi, sia prima sia dopo il riconoscimento ecclesiastico formale, non vincolano obbligatoriamente i fedeli, ad eccezione dei miracoli contenuti nel Nuovo Testamento.